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Perugia, “Telefonavo solo per sapere come stava mio figlio”. Viene accusato di stalking

La Procura contesta diverse chiamate con insulti e minacce alla ex e al suo nuovo compagno. Lui replica in aula: "Volevo vedere il bambino"

Un uomo di 35 anni, difeso dall’avvocato Giuseppe De Lio, è finito davanti al giudice del Tribunale penale di Perugia con l’accusa di stalking “perché dopo l’interruzione della relazione affettiva” con la parte offesa “poneva in essere nei confronti della suddetta reiterate condotte persecutorie, consistite in numerose e assillanti telefonate” anche nei confronti del nuovo compagno della donna.

Secondo la Procura di Perugia l’uomo avrebbe usato un “tono aggressivo” nel proferire “minacce e parole ingiuriose”, definendo la donna una “grande put…”, ma anche “tro…” e “sei una mer…” e “sei uno schifo”, minacciandola di “lasciare il bambino sennò ti perseguito tutti i giorni” oppure “portami il bambino a casa o ti spacco la faccia”.

Nel corso dell’udienza di oggi è stato sentito proprio l’imputato che ha riferito di non aver mai minacciato o insultato la donna e che le telefonate erano state fatto solo per sapere come stava il figlio e per chiedere che glielo facesse vedere.

L’accusa contesta all’imputato anche le telefonate minatorie rivolte al nuovo compagno della donna, avvertito che gli avrebbe “spaccato la testa” o “la faccia, ricordando che “io vi distruggo a tutti e due, ti sto avvertendo” e che “vi piglio e vi affogo”, impedendo a entrambi di “svolgere serenamente le proprie attività quotidiane e lavorative”.

La situazione era diventata insopportabile per la donna “ingenerando in lei un perdurante e grave stato di ansia e paura e un fondato timore per l’incolumità propria e dell’attuale compagno”. La donna si è costituita parte civile tramite l’avvocato Franco Libori.

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