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Test rapidi fatti in privato: se positivi ci sarà l'obbligo di fare e pagarsi il tampone molecolare. La rivoluzione della giunta regionale

La delibera di giunta regionale n.1139 del 25 novembre introduce alcune novità sulle modalità di screening. Chi risulta positivo al test sierologico, deve immediatamente sottoporsi a tampone molecolare nella stessa struttura privata, pagando di tasca propria.

Dal 25 novembre 2020, con la delibera di giunta regionale n. 1139, cambiano le "regole del gioco" per coloro che si sottopongono a test rapidi da covid-19 (sierologici o antigenici), con il chiaro obiettivo di abassare il flusso di utenza nelle strutture pubbliche per il tampone molecolare. 

Positivo al sierologico? Ti paghi il tampone in privato

L'atto della giunta Tesei comporta un giro di vite importante nella linea operativa dello screening effettuato nelle strutture private. Fino a pochi giorni fa, infatti, era sufficiente presentarsi in un laboratorio accreditato dalla regione Umbria con una impegnativa del medico di base per poter sottoporsi a test rapido sierologico o antigenico, per poi, qualsiasi fosse il risultato ottenuto, poter tornare a casa e informare il medico di famiglia dell'esito. 

Con l'introduzione dell'atto n.1139, qualora il test rapido risultasse positivo, c'è l'obbligo di sottoporsi contestualmente, nello stesso laboratorio privato, al tampone molecolare e pagarlo di tasca propria, con un esborso di denaro che va dagli 80 a i 90 euro per test. I costi dei tamponi, infatti, non hanno subito mutamenti sensibili non essendo stato introdotto un provvedimento calmierante.

Cosa cambia

Dal punto di vista dell'operatività sanitaria, il percorso non cambia nella sostanza. Infatti, come detto, il medico di base dovrà produrre una ricetta bianca al paziente che potrà sottoporsi così a test rapido, solo ed esclusivamente se non manifesta sintomi riconducibili al coronavirus. Allo stesso modo, non potranno avere accesso, come ovvio, coloro per i quali è stato disposto l'isolamento fiduciario e contumaciale.

Qualora anche il tampone molecolare effetuato nel laboratorio a seguito dell'indicazione positiva del sierologico, rilevi anch'esso la positività del paziente al covid, la struttura dovrà darne notizia all'autorità sanitaria locale (Asl) che produrrà il decreto di isolamento.

Il motivo della revisione del protocollo

Secondo gli orientamenti della giunta regionale, la delibera sarebbe tesa a disincentivare il ricorso massiccio ai test sierologici e antigenici che, ribadiscono da Palazzo Donini, non rappresentano in alcun modo dei test diagnostici attendibili. Tuttavia, in molti si è ingenerata la convinzione che i sierologici possano essere predittivi in alte percentuali rispetto alla positività o negatività di un individuo. Invece, come riportato dalla delibera, esistono livelli di latenza del virus importanti, rilevabili solo da un tampone molecolare.

Tuttavia, l'atto sta generando grandi critiche da parte sia dei laboratori, che vedono disincentivarsi il flusso di richieste di test rapidi, che degli utenti, costretti (in momento tremendamente critico) a sborsare di tasca propria i fondi necessari per sottoporsi, in privato, a tampone molecolare qualora il test rapido desse risultato positivo.

In tal senso, la giunta regionale non sembra per nulla intenzionata a cambiare direzione, respingendo la possibilità di istituire delle convenzioni e compartecipare alla spesa introducendo solo un ticket. Ma c'è di più: il dato di realtà è che persiste, da parte della sanità umbra, l'orientamento a non testare individui asintomatici che hanno avuto contatti con casi positivi.

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