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Umbria, errore in sala operatoria: signora rimane zoppa, medici condannati a risarcire

La Corte dei conti ha accolto la richiesta della Procura contabile riconoscendo la scelta sbagliata di intervento da parte dei due professionisti

La Procura contabile dell’Umbria ha citato in giudizio due medici contestando loro l’errore medico e la responsabilità nel risarcimento di 100mila euro da parte dell’Unità sanitaria locale Umbria 2 a favore della paziente.

Secondo la ricostruzione accusatoria i due medici, difesi dagli avvocati Nicola Pepe, Francesca Mariani, Ernesto Macrì e Alessandro Di Sciascio, avrebbero eseguito un intervento chirurgico, all’ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto, su una paziente che si era fratturata il femore a seguito di una caduta.

L’intervento di osteosintesi non era andato bene e la paziente aveva riportato un handicap permanente che aveva comportato la necessità di deambulare con l’aiuto di “bastoni canadesi con schema del passo a tre punti”, come conseguenza della riduzione dell’arto sinistro operato, rispetto all’altro.

I periti chiamati a valutare gli effetti dell’intervento, avevano evidenziato “l’inopportunità della scelta dell’utilizzo del chiodo endomidollare”, sconsigliato per l’età e il peso della paziente, nonché per le caratteristiche della frattura, scomposta, indicando come soluzione quella di una protesi. Il chiodo, secondo i periti, era destinato al cedimento. Cosa che poi era avvenuta, comportando i danni alla paziente, con risarcimento assicurativo di 100mila euro.

Per la Procura i due medici avrebbero, quindi, procurato un danno all’Azienda sanitaria che aveva dovuto pagare il risarcimento.

I giudici contabili hanno accolto la richiesta della Procura, riconoscendo la scelta sbagliata da parte dei medici in relazione all’intervento da eseguire, ma hanno riqualificato il danno da risarcire nella somma di 30mila euro a favore della Regione Umbria.

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