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“Non studio, non lavoro, non guardo la tivvù…”, nel buco nero dei Neet cade un giovane umbro su cinque

Sono almeno trentacinquemila, l’incremento maggiore nella fascia 15-24 anni: mancano occupazione e formazione, così si mette un’ipoteca sul futuro del Paese. Castellini: tema scomparso dal dibattito pubblico

“Non studio, non lavoro, non guardo la tivvù”. Il provocatorio pugno in faccia dei Cccp, punk band italiana che cantava così in Io sto bene, dall’album Affinità - Divergenze fra il compagno Togliatti e noi del conseguimento della maggiore età, si è trasformato in un drammatico buco nero in cui stanno precipitando migliaia di giovani. In Umbria, addirittura, uno su cinque.

Nel 2020, in base ai recentissimi dati Istat, in Italia tornano infatti a crescere in maniera preoccupante i giovani Neet (dall’inglese Not in education, employment or training) ossia che non studiano, non lavorano e non fanno formazione.

E dopo avere analizzato la situazione a livello nazionale, l’agenzia di stampa Mediacom043, diretta da Giuseppe Castellini, stringe la lente sui dati umbri legati a questo fenomeno.

Nella fascia d’età 15-24 anni, l’Umbria segna nel 2020, rispetto al 2019, un incremento dei giovani Neet del 16,8%, ben oltre la media nazionale del 5% (l’Umbria è al settimo posto tra le 20 regioni per peggior risultato). Nel 2020 i giovani Neet 25-24 anni salgono nella regione a 12mila, circa 2mila in più rispetto al 2019.

Si tratta di una fascia d’età in cui incide molto il fattore ‘istruzione’, mentre in quella 15-34 anni entra maggiormente in gioco il fattore ‘occupazione’, anche se il fattore istruzione continua ad avere una sua importanza.

Dati che portano in Umbria la percentuale dei giovani 15-24 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione al 14,9% nella loro fascia d’età, contro il 12,7% del 2019. La percentuale resta comunque nettamente più bassa della media nazionale (19%) e inferiore a quella del Centro (16,3%), a conferma di una minor abbandono scolastico in Umbria rispetto a molte altre regioni.

“Tuttavia – riflette Castellini - l’aumento così sopra la media registrato nel 2020 deve suonare come un serio campanello d’allarme, perché potrebbe essere la spia di una minore propensione delle famiglie umbre a spendere per l’istruzione dei figli. Cosa che determinerebbe un freno alla crescita socio-economico della regione, che risulterebbe di minore qualità e robustezza con livelli di istruzione più bassi”.

La performance peggiore dell’Umbria è quella che registra nella fascia d’età 15-34, in cui come detto entra maggiormente in gioco il fattore ‘occupazione’. In questa fascia d’età, infatti, l’Umbria registra il peggior andamento nazionale, con +25% di giovani Neet rispetto al 2019, contro la media nazionale del +4,9% e quella del Centro del +6,9%. I giovani che non studiano, non lavorano e non fanno formazione salgono nella regione in un anno da 28mila a 35mila (+7mila) e diminuisce il vantaggio che l’Umbria aveva sia nei confronti della media nazionale, sia verso la media del Centro.

Se nel 2019 in Umbria su 100 giovani in questa fascia d’età erano 16,5 quelli che non studiavano, non lavorano e non facevano formazione, questa percentuale nel 2020 sale al 20,7%. Il vantaggio che l’Umbria avevano sulla media nazionale nel 2019 (la percentuale dei giovani Neet umbri nella fascia d’età 15-34 era inferiore di 7,3 punti rispetto alla media nazionale, che attestava al 23,8% contro il 16,5% dell’Umbria) si riduce a 4,4 punti, mentre il vantaggio sulla media del Centro si riduce da 3,1 a 0,4 punti percentuali (rispettivamente 20,7% e 21,1% di giovani Neet in questa fascia di età).

Insomma, in Umbria nel 2020 in questa fascia d’età non studia, non lavora e non fa formazione una persona su cinque.

Un peggioramento, quello umbro, che tuttavia caratterizza tutto il Centro ad eccezione del Lazio, che invece realizza un miglioramento. La Toscana, che era in una situazione peggiore dell’Umbria, pur peggiorando ora è sopra.

Nella fascia d’età 15-34, in Umbria l’aumento dei Neet tra donne e uomini è praticamente parallelo, e anzi è leggermente più marcato per gli uomini (i Neet tra i maschi salgono tra il 2019 e il 2020 dal 14% al 18,4%) che per le donne (i Neet tra le donne aumentano da 19,2% a 23,2%), così che il divario di genere a sfavore delle donne nel 2020 si riduce leggermente (da 5,2 a 4,9 punti percentuali). Ma resta comunque rilevante, a dimostrazione che, benché le donne in Umbria studino e fanno formazione quanto gli uomini (e fino al 2019 unpo’ più degli uomini), quando si tratta di accedere al mercato del lavoro vengono penalizzate. Un vero e proprio tradimento di impegni e speranze.

“Un fenomeno di forte impatto sociale e che pone una seria ipoteca sullo sviluppo del Paese proprio quando si è aperta una fase nuova, per certi versi rivoluzionaria, dei driver della crescita con la digitalizzazione a fare da traino e che richiede competenze diverse e più larghe rispetto al passato. Un tema che – afferma ancora Castellini - dopo essere stato al centro dell’attenzione negli anni scorsi, sembra quasi scomparso dal dibattito pubblico, nonostante l’impatto che ha sul presente e sul futuro dell’Italia da tanti punti di vista come il ritorno a un percorso di crescita duratura, la qualità di questa crescita e anche le questioni dei divari sociali e territoriali, due elementi che sono poi la faccia della stessa medaglia”.

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