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Fenomeno baby gang, il Pd: “Disattesi i patti per Terni città sicura”

Il gruppo consiliare regionale dopo la pubblicazione dei dati relativi alla criminalità minorile

“Negli ultimi  anni, a fronte di una forte impennata dei reati legati alla sicurezza urbana, dovuti anche all’aumento del disagio sociale, si è registrato un incomprensibile, quanto colpevole, disimpegno da parte della Regione rispetto alla funzione di supporto e prevenzione di questi fenomeni di violenza e microcriminalità”. Lo dichiarano i consiglieri regionali PD, Simona Meloni (Capogruppo), Michele Bettarelli, Tommaso Bori e Fabio Paparelli, dopo la pubblicazione di uno studio nazionale che mette Terni tra le cinque città più attenzionate da questo punto di vista. 

“I ritardi accumulati sul fronte dei patti per la sicurezza urbana, sulla programmazione integrata, sulle misure a sostegno degli enti locali nell’ambito della videosorveglianza e rispetto alle dotazione della polizia locale, così come la mancata concertazione con il mondo associativo sulle politiche educative e di integrazione - sottolineano i consiglieri Dem - stanno vanificando il lavoro messo in piedi negli ultimi decenni, in cui la stessa Regione è stata, insieme all’Università degli studi di Perugia, al fianco e a sostegno delle forze dell’ordine così come prevede la legge regionale 13 del 2008 che, ahinoi, rimane adesso lettera morta. Già da mesi anche il procuratore generale presso la Corte d'appello di Perugia, Sergio Sottani, il procuratore minorile Gianni Rossi ed il Procuratore di Terni Alberto Liguori in sede di audizione dell’Antimafia, hanno segnalato che la situazione della criminalità minorile è espressione di un disagio che investe da tempo la regione. Fenomeni emergenti come quello delle baby gang, infatti, in alcuni centri umbri sembrano essere ormai fuori controllo, senza che le istituzioni regionali abbiano posto la necessaria attenzione in termini di conoscenza del fenomeno e prevenzione in ambito educativo e culturale”.

“Grave - aggiungono - non aver coinvolto il Consiglio regionale in questi mesi su una discussione approfondita del fenomeno, grave non avere un piano per la lotta alla povertà e di contrasto al disagio giovanile, come grave è non aver previsto né una programmazione, né risorse da mettere a disposizione delle forze di polizia e, in sinergia con loro e il terzo settore, provare ad arginare il problema. Ciò che registriamo a più livelli sia sul fronte politico che istituzionale, è che, aldilà della becera propaganda anti immigrati, la destra non è stata capace di assumere il tema della sicurezza e della rottura del tessuto sociale tra le priorità da affrontare”. “La stessa Commissione consiliare d’inchiesta su criminalità e narcotraffico - ricordano - sconta ancora oggi ritardi e mancate iniziative, quando invece dovrebbe essere concentrata, attenta e propositiva rispetto alle politiche da mettere in campo. Seppur richiesta a fine agosto e fissata in prima seduta il 14 settembre scorso - aggiungono - rimaniamo ancora in attesa, ad esempio, che la stessa Commissione dia luogo all’audizione del Questore di Perugia sul degrado di Fontivegge”.

“Per iniziare a dare risposte efficaci – propongono  i consiglieri PD - è necessario un coinvolgimento vero degli enti locali, programmare politiche partecipate di sicurezza, usare la polizia locale anche come polizia di prossimità con nuclei dedicati alla sicurezza urbana, vigili di quartiere e, nei punti più critici, tipo le stazioni, veri e propri presidi integrati. Servono soprattutto politiche di prevenzione sul disagio giovanile e per l’integrazione, ma finché non dispiegheranno i loro effetti, le nostre città non possono diventare veri e propri campi di battaglia”.

“Riteniamo dunque - concludono - non più rinviabile un confronto istituzionale. Lo faremo attraverso una richiesta formale che invieremo nei prossimi giorni affinché si muova proprio dal Consiglio regionale e poi coinvolga tutti i comuni umbri, una discussione approfondita che serva ad aver maggior consapevolezza del problema e delle soluzioni da mettere in campo, prima che il degrado urbano arrivi a mettere in discussione, una volta per tutte, la qualità della vita dei nostri cittadini, fino ad arrivare a cambiare la fisionomia dei nostri centri urbani e dei nostri borghi che rischiano sempre più spesso di trasformarsi in veri e propri far west”.

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