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Camera di commercio, la rivolta degli ex: Brizi punzecchia Nevi

Dopo la proposta di legge annunciata da Forza Italia, il consigliere comunale: ente camerale da difendere ma non con atti anacronistici e non appropriati

In scena va la difesa a spada tratta della Camera di commercio. Salva, per ora, dopo la pronuncia del Consiglio di Stato che ha congelato l’accorpamento di Terni con Perugia. Ma dietro la questione la questione è ancora e sempre di più politica.

La premessa dell’ex forzista Federico Briziche la scorsa settimana ha annunciato il passaggio dal partito azzurro al gruppo misto – è chiara: “L’ennesimo tentativo di scippare alla nostra città un ente importantissimo come la Camera di commercio è momentaneamente fallito grazie alla recente pronuncia del Consiglio di Stato che, almeno per il momento, ha evitato l’accorpamento con Perugia”.

Poi il ragionamento comincia a scaldarsi nel momento in cui Brizi parla dei “nuovi equilibri politici di questa città” che devono saper “tutelare gli interessi di Terni e del suo territorio in modo diverso da quanto fatto finora. Solo aver pensato di unire Terni e Perugia tradisce la storia industriale, la vocazione imprenditoriale della nostra città. Questo genere di tentativi ora con la Camera di commercio, prima con la Asl, prima ancora con altre strutture, devono essere sistematicamente respinti. Terni merita e può ambire a interpretare un ruolo da protagonista nella definizione delle scelte di politica industriale, economica e sociale della nostra Regione per gli anni futuri”.

Ed infine arriva il nocciolo della questione: “In questa ottica – scrive Brizi - ogni proposta legislativa che riconduca solo in capo alla Regione le scelte di riequilibrio territoriale appaiono anacronistiche e non appropriate”.

Il riferimento non è per niente casuale alla proposta di legge presentata lunedì mattina a Palazzo Spada dall’onorevole Raffaele Nevi e dai vertici provinciali di Forza Italia. Proposta di legge “che può essere ancora modificata e migliorata”, ha detto Nevi, prevede però l’annullamento della obbligatorietà degli accorpamenti, tema sul quale dovranno pronunciarsi i territori. E dunque anche le Regioni.

Brizi la vede esattamente al contrario: “Proprio in questi casi, bisognerebbe sapere, che gli enti camerali devono la loro efficacia alla piena autonomia funzionale rispetto agli enti territoriali. Affinché il mio intervento non venga letto come una banale difesa d’ufficio, auspico che l’azione meritoria messa in campo dal comitato cittadino per la difesa della Camera di commercio rappresenti anche una prima scintilla che dia l’avvio a una ridefinizione del ruolo che l’ente deve interpretare, inteso questo non come luogo di adempimenti burocratici, bensì luogo di elaborazione e di proposte di sviluppo”.

A volte è più facile dirsi addio che smettere di pensarsi.

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