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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Cassa di risparmio di Orvieto, lo spettro dei tagli arriva fino in Parlamento

Cinque filiali della banca in provincia di Terni a rischio chiusura, Saltamartini e Caparvi (Lega) interrogano il ministro dell’economia: “I servizi essenziali devono essere mantenuti sul territorio e la sede distaccata di una banca diventa un presidio primario”

La Lega a tutti i livelli si sta impegnando per evitare la chiusura di alcune filiali della Cassa di risparmio di Orvieto, presenti in alcuni piccoli comuni dell’Orvietano e dell’Amerino.
Secondo il nuovo piano strategico ed industriale della Banca popolare di Bari, controllata da Medio credito centrale spa, nell’ottica di una revisione dei costi, sembrerebbe infatti programmata la chiusura di nove filiali della Cassa di risparmio di Orvieto, di cui cinque nella Provincia di Terni tra le quali anche le sedi distaccate di Porano, Alviano, Montecchio e Baschi.
I parlamentari della Lega Umbria, Barbara Saltamartini (prima firmataria) e Virginio Caparvi, hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’economia e delle finanze per sapere quali iniziative, di propria competenza, intenda adottare al fine di scongiurare la chiusura delle filiali “che costituiscono un fondamentale presidio per l’intera comunità locale”.
“La prevista chiusura di tali filiali, presenti da anni sul territorio - sottolineano i due parlamentari del carroccio - danneggerebbe ulteriormente i relativi comuni, già da tempo alle prese con problemi strutturali di carenza di servizi e vittime del conseguente spopolamento”.
“La presenza di succursali della banca sul territorio costituisce un punto di riferimento per cittadini e piccole e medie imprese, e riveste un ruolo di primaria utilità, soprattutto per le persone anziane che non trovano agevole l’utilizzo dei servizi digitali e del cosiddetto home banking. Per loro, la sede fisica della filiale, diventa anche un presidio sociale fondamentale”.
“A Porano, Alviano e negli altri comuni del comprensorio, spesso le frazioni sono dislocate a distanza di chilometri l’una dall’altra, e non di rado è problematico, raggiungere altri centri limitrofi. I servizi essenziali devono essere mantenuti sul territorio e la sede distaccata di una banca, in cui si può ritirare la pensione, pagare le bollette e svolgere tutte le commissioni del caso, diventa un presidio primario”.

“È prioritario - concludono Saltamartini e Caparvi - porre la giusta attenzione al contesto e al tessuto sociale di riferimento, valutando i disagi che una determinata decisione può portare alla collettività. Non possiamo assistere silenti ad un nuovo depauperamento dei servizi essenziali in questi piccoli comuni”.

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