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Venerdì, 19 Aprile 2024
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“Caso” Fattore, il Comune di Terni: segreto di ufficio sulle attività di riscossione del maxi risarcimento

L’ex dirigente è stato condannato dalla Corte dei conti a versare 830mila euro nelle casse di Palazzo Spada. La quarta commissione consiliare chiede lumi sul procedimento di riscossione ma il segretario comunale blocca tutto

“Non vi è dunque alcun motivo giuridicamente rilevante a che la dottoressa De Vincenzi partecipi a questa, o ad altra, seduta della commissione da lei presieduta per essere audita in merito all’attuazione delle citate sentenze”.

Questo è il cuore della lunga lettera che il segretario comunale di Terni, Giampaolo Giunta, ha inviato al presidente della quarta commissione consigliare di Palazzo Spada, Claudio Fiorelli, al presidente del consiglio comunale, Francesco Maria Ferranti, e al sindaco, Leonardo Latini, dopo che la stessa commissione aveva chiesto di ascoltare in audizione la dottoressa Emanuela De Vincenzi, dirigente della direzione affari generali del Comune di Terni, sul tema della “attuazione delle sentenze n. 60/2016 e n. 334/2018 relative al dottor Marco Fattore”, ex dirigente del Comune di Terni, ora a Pesaro.

Un passo indietro. A settembre 2018, la terza sezione centrale di appello della Corte dei conti dell’Umbria ha confermato la sentenza di primo grado che aveva condannato l’allora responsabile del Suap, lo Sportello unico attività produttive, Marco Fattore, a pagare 830.265,85 euro a favore del Comune di Terni, vale a dire l’importo del contributo di costruzione dovuto per la realizzazione della residenza per anziani di Collerolletta che il dirigente avrebbe omesso di far pagare.

La commissione controllo e garanzia aveva chiesto di verificare, tramite audizione della dottoressa De Vincenzi, nella sua veste di responsabile dell’ufficio addetto alla riscossione dei crediti liquidati dalla Corte dei conti, a che punto fosse l’iter.

“Osservo anzitutto che la richiesta di audizione della dirigente non è motivata: non sono cioè indicate le ragioni per cui si richiede la partecipazione da remoto della dottoressa De Vincenzi ai lavori della commissione – spiega nella nota il segretario Giunta - Ciò considerato, occorre chiarire la posizione della dottoressa De Vincenzi, che in ragione del ruolo di dirigente della direzione affari generali e istituzionali è responsabile dell’ufficio per la riscossione dei crediti liquidati da sentenze di condanna della Corte dei conti”.

Spiegando poi che “l’amministrazione comunale, attraverso l’apposito ufficio designato, ha l’obbligo di provvedere alla riscossione dei crediti liquidati dalla Corte dei conti nei confronti dei soggetti ritenuti responsabili per danno erariale”, Giunta rileva che questa attività è sottoposta ad “un regime giuridico di particolare delicatezza dell’attività (…) particolarmente caratterizzata dal rigoroso rispetto del segreto d’ufficio, non solo posto a presidio di beni/interessi penalmente rilevanti ma, in questo caso, anche rafforzato da norme gius-contabili”.

L’attività va insomma sottoposta a segreto d’ufficio e dunque “non vi è alcun motivo giuridicamente rilevante a che la dottoressa De Vincenzi partecipi a questa, o ad altra, seduta della commissione (…) in merito all’attuazione delle citate sentenze n. 60/2016 e n. 334/2018 relative al dottor Marco Fattore”.

Certo, rileva Giunta, “che le sopraesposte considerazioni non intendono – e non potrebbero - rappresentare un limite, un ostacolo o un qualsivoglia impedimento allo svolgimento dei lavori della commissione, poiché i membri della commissione stessa, ove lo ritengano, potranno ben conoscere ed esaminare autonomamente le citate sentenze di cui sono evidentemente già in possesso. Può dunque essere conosciuta la vicenda storica così come ricostruita dal punto di vista processuale e alla luce delle sentenze ma non è possibile anche interpellare in audizione la dottoressa De Vincenzi, o altri dirigenti o funzionari dell’ente, sulle modalità di attuazione di dette sentenze”.

“Infatti – aggiunge il segretario comunale - le sentenze, una volta depositate, sono pubbliche, liberamente consultabili da chiunque, possono dunque essere conosciute ed essere esaminate dai consiglieri sia uti singoli sia in sede di commissione, ma pur sempre – è bene rammentarlo – nel rispetto del dovere di riservatezza di cui all’articolo 40 del vigente regolamento del consiglio comunale, che in questo contesto risulta particolarmente atteggiato”.

Da qui lo stop di Giunta all’audizione della De Vincenzi che, secondo il segretario comunale, è “onerata dal dover rispettare il segreto d’ufficio sulle modalità di attuazione delle sentenze, e quindi esonerata dalla partecipazione all’audizione dinanzi alla commissione consiliare, ma ovviamente anche per lo stesso scrivente segretario generale, che non potrà riferire al riguardo per le stesse ragioni”.

L’iter è dunque sottoposto a vincolo, anche se il segretario “intende comunque rassicurare che l’amministrazione comunale è doverosamente impegnata ad attuare le sentenze sopraindicate”.

Anche se, è l’ultimo passaggio della lettera, il segretario fa notare che, visto il “tema un po’ particolare” come quello in agenda della commissione, sarebbe stato meglio evitare che tra i destinatari della convocazione della commissione ci fosse stato anche l’ufficio stampa del Comune di Terni e, dunque, gli organi di informazione. “C’è da chiedersi, a mio avviso – annota Giunta - come possa conciliarsi il fatto di includere tra i destinatari della convocazione della commissione garanzia e controllo” anche “l’ufficio stampa del Comune”. Silenzio.

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