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Il post-amministrative in Umbria, intervista a Valeria Alessandrini: “La Lega deve tornare a fare la Lega: in mezzo alla gente, ascoltando i territori e militanti”

Crisi del centrodestra, l’analisi della vicepresidente del Carroccio in Umbria: “La mancata sinergia tra le forze politiche del centrodestra in qualche modo ha limitato anche la capacità di attrarre forze provenienti dal mondo civico”

Valeria Alessandrini, senatrice e vicepresidente della Lega Umbria, è tra i più autorevoli esponenti del Carroccio e può vantare un vasto consenso tra gli elettori del movimento tanto da essere state eletta alle Regionali del 2019 per poi conquistare anche un seggio in Senato a seguito delle suppletive di marzo 2020 dopo l’elezione di Donatella Tesei in Regione.

Le ultime elezioni amministrative in Umbria, per quanto riguarda i comuni sopra i 15mila abitanti, hanno disperso l’onda lunga del centrodestra e in particolare della Lega che è stato il partito più votato alle Regionali e alle ultime Europee (con picchi anche del 40 per cento). Cosa non ha funzionato questa volta?

“Una serie di fattori ha influito sull’esito finale delle elezioni e sul risultato ottenuto dalla Lega che rimane il primo partito del centrodestra e che in Umbria ha ottenuto percentuali superiori anche rispetto a quanto accaduto in altre regioni. Il primo fattore è senza dubbio l’astensionismo. In certi casi, più della metà degli aventi diritto non sono andati a votare e questo dato rappresenta forse la principale criticità da risolvere per il centrodestra. Ci assumiamo le nostre responsabilità nel non aver saputo convincere i cittadini della validità della nostra proposta. Probabilmente, nel determinare il non voto è stato anche il fattore relativo alla divisione del centrodestra che, in molti casi, pur condividendo gli stessi obiettivi e gli stessi valori, non ha saputo identificare un candidato a sindaco in grado di fare sintesi”.

Le divisioni sono sotto gli occhi di tutti all’interno del centrodestra. Ma sul risultato della Lega è innegabile che abbiano inciso espulsioni di iscritti poco gestibili o poco allineati, la guerra delle correnti verso il congresso regionale, la caduta della Giunta di Spoleto e la gestione non delle migliori della richiesta di un rimpasto in Giunta (il “caso” Melaecche). Quali strumenti ha intenzione di mettere in campo per rilanciare nei territori la Lega e recuperare coloro che hanno deciso di non votare?

“Ogni scelta presa in seno alla Lega è stata ponderata, condivisa con i vertici del partito e determinata da una serie di motivazioni che le persone coinvolte conoscono benissimo. Nella maggior parte dei casi si tratta di questioni ben più complesse rispetto a quel poco, spesso anche non veritiero, che è emerso dai giornali. Detto questo, è evidente che la Lega debba tornare fare la Lega e dopo un anno e mezzo in cui non è stato possibile, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, debba tornare sui territori, tra la gente, nelle piazze, con i gazebo, con le proposte, con le persone, i militanti e i sostenitori, che rappresentano la vera anima di questo partito, per ascoltare i cittadini, raccogliere le istanze più impellenti e lavorare insieme alla risoluzione delle criticità”.

Le amministrative in Umbria hanno dimostrato che da Assisi, passando per Città di Castello e Spoleto, si vince ampliando la coalizione alle forze civiche. Perché il centrodestra e quindi anche la Lega non sono riusciti ad intercettare movimenti e gruppi (in particolare quelli centristi-cattolici) che operano nelle città?

“La mancata sinergia tra le forze politiche del centrodestra in qualche modo ha limitato anche la capacità di attrarre forze provenienti dal mondo civico, che è tipica di una alleanza più larga. A differenza del Partito Democratico, che allo scopo di accaparrarsi qualche poltrona arriva ad allargare la coalizione anche a realtà che con loro non hanno nulla a che vedere, la nostra porta è aperta solo a chi condivide con noi una visione di futuro, nonché un progetto basato sui valori e i principi del centrodestra e può rappresentare in tal senso un valore aggiunto in termini di esperienze e proposte”.

Tre progetti per l’Umbria e per il suo rilancio che per lei e la Lega sono prioritari?

“Sanità, lavoro e servizi. Dopo la pandemia e la situazione che il Pd ha lasciato in Umbria, è essenziale prevedere una riorganizzazione della rete ospedaliera che si traduca in un potenziamento della sanità e un’implementazione dei servizi al cittadino, oltre all’abbattimento delle liste di attesa aumentate a causa della pandemia. L’Umbria ha bisogno di ripartire e può farlo solo attraverso investimenti mirati sulle politiche attive del lavoro e il sostegno alle piccole e medie imprese, ma non solo. In tal senso i fondi del Pnrr potranno certamente rivelarsi fondamentali nello sviluppo di progetti in grado di ridare vitalità al tessuto economico del territorio e rilanciare produttività e occupazione. Accanto a questo, le politiche economiche messe in campo dalla Regione, insieme al lavoro promosso sul tema del turismo e delle infrastrutture, stanno dando già i loro frutti. La bontà del lavoro della giunta Tesei è dimostrato dai valori stimati del Pil. Al contrario di quanto accadeva in particolare in questi ultimi anni con la sinistra al Governo, non siamo il fanalino di coda del centro Italia, anzi, stiamo registrando risultati importanti sul piano della ripresa economica”.

Guardiamo al futuro: Perugia e Terni sono i due grandi centri dove il centrodestra dovrà provare la riconferma. Che coalizione si immagina per respingere gli assalti di Pd e alleati?

“Gli assalti del Pd e delle forze di sinistra come il Movimento 5 Stelle non ci fanno paura, perché sappiamo che a Terni come a Perugia il centrodestra ha amministrato e sta amministrando bene e questo i cittadini lo riconoscono. In queste città, così come in altre realtà dove governiamo, saranno i fatti a parlare per noi. L’esperienza in certi casi non positiva delle ultime amministrative, ci ha insegnato che il centrodestra deve andare unito e allargare il campo dell’intesa a quelle forze vive della città che si riconoscono nei valori del centrodestra. No alle ammucchiate fatte solo per prendere voti come spesso fa la sinistra, sì a coalizioni che si sviluppano intorno a un progetto condiviso”.

Il rimpasto in giunta regionale resta una priorità o dato il clima è meglio andare avanti puntando, per incidere come partito, più sui progetti?

“Le scelte che riguardano la giunta regionale spettano alla presidente Donatella Tesei. Si è tenuto di recente un vertice con i segretari regionali dei partiti di centrodestra. Abbiamo piena fiducia nell’operato della Tesei, così come abbiamo fiducia nell’azione di governo regionale che sta portando avanti con coraggio e serietà per far uscire l’Umbria dalla fase di crisi e farla tornare nel posto che merita sul panorama nazionale, dopo i disastri collezionati dagli ultimi governi targati Pd in ogni campo, dalla sanità, al turismo, alle infrastrutture, allo sviluppo economico”.

Lei, oltre ad essere la numero due della Lega Umbria, è anche una senatrice: è sempre convinta che è meglio restare nel Governo Daghi invece che uscire e fare opposizione insieme a Fratelli d’Italia? Dalle tasse alla legge 100 fino all’immigrazione sembra che ci sia un clima ostile nei confronti dei punti programmatici di Salvini...

“Sarebbe stato più facile per la Lega restare fuori dal Governo e fare opposizione. Storicamente chi fa opposizione cresce nei sondaggi perché da una posizione esterna ha facilità di azione, può intercettare il malcontento e lanciare proposte senza dover sottostare a determinati vincoli derivanti dal bilancio, ad esempio. Matteo Salvini ha fatto una scelta coraggiosa e l’ha fatta per gli italiani, non per il consenso fine a sé stesso. Ha deciso di far parte di questo Governo e non lasciare campo libero a Pd e Movimento 5 Stelle di distruggere il Paese con la loro incapacità. Nella logica di una coalizione ampia che va dalla destra alla sinistra, qualcosa dobbiamo cedere, molto altro invece stiamo realizzando, come le prime riaperture dopo la pandemia, i finanziamenti messi a bilancio per la riduzione delle bollette, l’attenzione sul tema delle disabilità, la riforma della giustizia”.

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