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Largo, stretto o bello. Ma così il centrosinistra a Terni rischia di perdersi in “via del Campo”

Elezioni amministrative, Pd e Cinquestelle restano distanti: nessuna alleanza in vista del voto di primavera. Anche Azione e Italia viva faranno una corsa solitaria

Via del Campo, ci va un illuso a pregarla di maritare”, cantava il grandissimo Fabrizio De André nell’omonima canzone. Ma nel centrosinistra a Terni non sembra tiri aria né di matrimonio né di campo, che sia largo, stretto o bello.

Se Atene piange, Sparta non ride. Ossia: se il centrodestra vede sempre più distanti il sindaco uscente Leonardo Latini e i suoi (ormai quasi ex) alleati di Lega, Fd’I e Forza Italia, l’altra metà del cielo non ha meno nuvoloni. La scorsa settimana, il Movimento 5 Stelle ha ribadito in assemblea la volontà di una corsa (quasi) solitaria in vista del voto amministrativo di primavera. I pentastellati non stringeranno nessun accordo con il Partito democratico, anche se sembrano propensi a una collaborazione con Rifondazione comunista e il Partito comunista (uno dei tanti…). A meno che – sembra sia questo l’unico spiraglio – dagli avversari non arrivi qualche notizia eclatante, tipo una frattura e quindi – anche da quelle parti – più liste spacchettate.

Il Partito democratico, malgrado la filosofia che spinge alla “ricerca fino all’ultimo istante di una candidatura e una coalizione che siano più larghe e condivise possibili”, non sembra stia trovando sponda fra i 5S. L’unica possibilità di “condivisione” sembra poter essere con Senso civico e l’alleanza Verdi-Sinistra. Candidato solitario anche per il ticket Azione-Italia viva.

Quindi, ognun per sé verso quelle che sembrano essere sempre di più delle primarie di coalizione per pesare e pesarsi, sperando poi di capitalizzare qualcosa nell’eventuale ballottaggio. Anche se i numeri potrebbero nascondere più di qualche insidia.

Il centrodestra unito alle recenti Regionali di Lazio e Lombardia è andato oltre il 50 per cento. Il Pd oscilla attorno al 20 per cento, i Cinquestelle fra il 4 e il 9 per cento, Calenda e Renzi non superano il 5. Certo, Terni non è una regione. E le elezioni regionali non sono le amministrative. Ma questo basta davvero a stare tranquilli? O comunque, a sperare che le chiavi di Palazzo Spada non vengano consegnate al primo turno? Altro dato, le distanze che stanno caratterizzando questa vigilia elettorale – che sono fra i partiti ma anche al loro interno – verranno meno nel caso in cui un pezzo del centrosinistra dovesse vedersela al secondo turno con l’eventuale candidato (o candidata) del centrodestra?

Interrogativi al momento senza risposta, a cui se ne accompagna un altro: l’incognita Bandecchi. Accreditato di una percentuale che oscilla fra il 5 e il 10 per cento dei consensi, quindi molto variabile anche in funzione di alcune questioni che potrebbero influenzare il voto (i risultati della Ternana, l’inchiesta Unicusano) potrebbe rappresentare l’eccezione che conferma la regola e quindi “beffare” almeno uno dei pretendenti in corsa.

Per questo, in mezzo a questo campo largo (o bello che sia) il centrosinistra potrebbe perdersi, confermando il male che lo attanaglia da anni, forse da sempre. Vivere un clima da eterno congresso: una specie di virus che adesso sembra avere contagiato un po’ tutti.

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