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Melasecche-Lega, dal colpo di fulmine al temporale: una storia d’amore senza lieto fine

Le mancate dimissioni dal consiglio regionale e il protagonista dell’assessore: i retroscena dell’espulsione dal carroccio. Il segretario Caparvi: arriva dopo mesi di continui tentativi di far rispettare le regole base della normale convivenza politica. Le conseguenze a Palazzo Donini e il “sogno” proibito della fascia tricolore a Terni

Da conoscitore esperto delle acque agitate della politica, Enrico Melasecche aveva probabilmente intuito che quella convivenza era a rischio e che la crisi sarebbe potuta arrivare ben prima del settimo anno. Per questo, messe in tasca prima le chiavi di Palazzo Cesaroni – come “riservista” - e poi quelle di Palazzo Donini, non ha mai mollato il “jollY”: garantirsi comunque un seggio in consiglio regionale nel caso in cui le cose in giunta si fossero messe male. Ed è forse qui che si è creata la prima crepa nella relazione tra l’assessore regionale e la Lega.

Prima di arrivare però all’espulsione di oggi, qualcos’altro deve essere accaduto. Il messaggio, che circola nelle chat del carroccio e che porta la firma del segretario regionale, onorevole Virginio Caparvi, è questo: “L’espulsione di Melasecche arriva dopo mesi di continui tentativi di far rispettare le regole base della normale convivenza politica. Nonostante abbiamo tentato in tutti i modi di trovare i giusti equilibri che potessero valorizzare il lavoro della Lega Umbria, dei militanti e degli amministratori tutti, questo non è stato possibile. Dunque, da oggi il signor Melasecche, alla luce di tale espulsione, è diffidato dall’agire e dal parlare in nome e per conto del partito. Ovviamente tale decisione è stata preventivamente condivisa con gli organi federali preposti”.

Righe che aggiungono poco alla nota ufficiale del partito ma che, se lette in trasparenza, possono indicare il percorso che questa convivenza ha imboccato, fino ad arrivare alla rottura finale.

Che sarebbe maturata non solo negli ambienti della Lega Umbria. Sembra infatti che il “nodo” del doppio ruolo – consigliere e assessore regionale – sia stato affrontato da Melasecche con il leader leghista, Matteo Salvini, a cui l’assessore avrebbe sempre assicurato che una soluzione sarebbe arrivata, prima o poi. Dalle elezioni regionali del 2019 sono però passati due anni. E la questione è rimasta irrisolta. Perciò, visto che dal Melasecche non arrivava alcuna decisione, a tirare i conti è stato il partito con le conseguenze che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

Al nodo si accompagnerebbe poi anche il “nodino”, quello di Perugia. Per cui, è l’accusa della Lega, Melasecche avrebbe proseguito sulle proprie idee, ignorando le indicazioni del partito. Così come – trapela sempre da ambienti del carroccio – questo si sarebbe ripetuto di fronte ad altre questioni. Per le quali, l’assessore “insubordinato” avrebbe preferito i suoi protagonismi rispetto al lavoro di squadra.

Ora, la crisi che si è aperta porta con sé una serie di inevitabili conseguenze. Le prime ricadono su Palazzo Donini. L’espulsione di Melasecche potrebbe infatti dare il via al valzer del rimpasto in giunta con l’epurato che potrebbe essere “sacrificato” sull’altare dei Fratelli d’Italia che da tempo rivendicano una rappresentanza nell’esecutivo regionale. Questo potrebbe però rappresentare un rischio importante perché, una volta fuori dalla giunta e tornato a sedere fra i banchi del consiglio regionale da uomo svincolato dal partito, Melasecche potrebbe rappresentare una “minaccia” per il centrodestra.

In un orizzonte non proprio ristretto ma comunque non così lungo, Melasecche slegato dalla Lega potrebbe tornare ad inseguire quello che è da sempre il suo sogno proibito: indossare la fascia tricolore come sindaco di Terni. Transitato da Forza Italia, poi per l’Udc, per liste civiche e infine per la Lega, oltre alle preferenze di partito, potrebbe far valere il suo “pacchetto” personale di voti. Tanti o pochi che siano, logorati o meno dalla distanza che separa dal 2023, certo è che Melasecche ha sempre rivendicato il proprio ruolo su ogni opera pubblica che, negli ultimi due o tre anni, ha visto la sua prima pietra in città, prima da assessore comunale e poi da assessore regionale, rimarcando sempre la sua esperienza al fianco di Gianfranco Ciaurro. Un “lupo” nel mare della politica, che potrà anche avere perso il pelo. Ma non il vizio.

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