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IL PUNTO | "Conte bis" agli sgoccioli. Pronte le dimissioni per una crisi dai tanti punti interrogativi

Il governo sta passando una fase estremamente convulsa. L'obiettivo di 5 Stelle e Partito Democratico è pilotare una crisi "lampo" per arrivare a un Conte Ter. Ma mancano i numeri

Si apre una settimana cruciale per il governo Conte e per tutto il paese. Già domani, martedì 26 gennaio, il presidente del consiglio si recherà al Colle per rassegnare le sue dimissioni nelle mani del capo dello Stato. Nel cuore della coalizione che sostiene il governo, c'è la speranza possa essere solamente una breve crisi pilotata per assesstare le forze in parlamento e ricostruire una maggioranza adeguata per il prosieguo dell'azione di governo. 

Tuttavia, i conti in parlamento, in particolare al Senato, non tornano davvero. Gli ormai celebri "responsabili" non si sono fatti avanti e, con questi numeri, non potrà passare agevolmente il relazione del ministro Alfonso Bonafede sull'amministrazione della giustizia. Presentarsi mercoledì, giorno nel quale è stato calendarizzato l'atto di fronte al parlamento, potrebbe essere per il governo un suicidio politico a reti unificate. 

La strategia

Secondo fonti vicine al governo, aprire una crisi pilotata in questo momento significherebbe rimandare di qualche giorno la discussione in parlamento della relazione del guardasigilli, a detta delle minoranze "invotabile" perché sostanzialmente incompleta.

L'obiettivo dell'asse Pd e 5S è quello di ricostruire una maggioranza robusta, attraverso il benestare del presidente Mattarella, per ritrovare i numeri giusti per governare. Tuttavia, l'apertura formale della crisi e gli intenti già dichiarati dal Zingaretti (Pd) e Crimi (5Stelle), non riparano il governo da un possibile fallimento che, come già paventato dal ministro Di Maio, porterebbe dritti alle urne. 

L'aut aut del centro destra e il ruolo di Renzi

Per la minoranza si è pronunciato il redivivo Silvio Berlusconi che ha minacciato, in modo piuttosto netto, un aut aut per un eventuale nuovo governo: o si ipotizza un esecutivo di unità nazionale, quindi trasversale e che preveda fra i banchi del governo esponenti anche del centro destra, oppure si andrà a elezioni anticipate.

Strada sbarrata da parte dell'Udc, stagno di pesca di eventuali "responsabili", che ha chiuso a ogni possibile traghettamento verso Conte.

E Renzi? A rispondere è il ministro Patuanelli (5S) che fa intendere chiaramente che chi si è reso responsabile della crisi di governo non potrà certo essere il protagonista della soluzione.

Tuttavia, dal Pd, arrivano segnali di apertura per l'ex presidente del consiglio. A parlare è Goffredo Bettini del Pd che a Omnibus su La 7 rilancia la sfida: "Se è un Renzi che ha rotto direi di no, se si mette nell'ottica di una responsabilità nazionale senza ricatti e senza prepotenze, si può guardare a una fase nuova". In ogni caso, per Bettini, "Conte è imprescindibile, non c'è nessun motivo per toglierlo. Ha garantito il Paese, ha rimesso il Paese sui binari dell'Europa. Ha diviso il populismo fra quello mite e quello estremista".

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