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Impronte digitali contro i furbetti del cartellino, il consiglio regionale dice “no”

La proposta di Squarta (Fd’I) incassa 7 voti a favore e 11 astensioni. Ecco come è andato il dibattito a Palazzo Cesaroni

Il consiglio regionale ha respinto la mozione presentata da Marco Squarta (Fd’I) che proponeva alla giunta regionale di “adottare iniziative per l’introduzione presso gli enti pubblici della Regione di un sistema di lettura di dati biometrici mediante parziale identificazione dell’impronta digitale per la rilevazione delle presenze dei dipendenti in servizio”.

Squarta ha citato le esperienze simili già operative “presso l’azienda ospedaliero-universitaria ‘San Giovanni di Dio’ e ‘Ruggì d’Aragona’ di Salerno. Purtroppo l’Umbria non è immune da episodi analoghi a quelli verificatisi in altre Regioni” ricordando che l’introduzione di questo sistema “garantirebbe la sicurezza degli accessi e la prevenzione dall’uso fraudolento dei tesserini
magnetici e contrasterebbe il fenomeno dell’assenteismo, consentendo di riscontrare con certezza la prestazione lavorativa del dipendente ed evitando che il dipendente infedele vada a marcare al posto di un insieme di colleghi collusi, in realtà assenti sul lavoro.
Il portavoce del centrodestra ha ricordato che su questo sistema “l’Autorità per la privacy ha dato il via libera, dato che  non memorizza in alcun modo il dato biometrico presente sul badge e letto solo al momento della timbratura: il dipendente dovrebbe apporre sia il badge che il dito sul marcatempo che confronta le informazioni lette, trasmettendo al sistema centrale le sole informazioni di timbratura (matricola, data e ora, causale). Il sistema inoltre assicura la ‘volatilità del dato’ (non c'è memorizzazione del dato bìometrico in alcun database, né sotto forma di codifica numerica né tanto meno, sotto forma di immagine). Non vi sarebbe inoltre trasmissione in rete del dato biometrico il quale verrebbe ad essere residente in forma numerica crittografata sul badge in possesso e ad uso esclusivo del dipendente. Si tratta di una modalità di verifica che non penalizza i dipendenti corretti ed ha superato il vaglio del garante”.

Rassicurazioni che però non hanno convinto l’aula di Palazzo Cesaroni. L’atto ha ricevuto 7 “sì” (Fd’I, Lega, FI, misto ‘Fiorini per l’Umbria’, misto ‘Umbria next’) e 11 astensioni (Pd, Ser, misto Mdp, misto Rp Ic).

Il dibattito

Claudio RICCI (misto Rp Ic): “Mi asterrò su questo atto perché le risorse umane sono strumenti preziosi della Pubblica amministrazione e bisognerebbe lavorare per introdurre elementi di valorizzazione e fiducia reciproca. Tecniche di questo tipo non determinerebbero fiducia tra istituzioni e lavoratori. Riconosco agli uffici ed a tutto il personale della Giunta e dell’Assemblea una grande capacità e professionalità. Ci sono i poi i singoli casi, che possono generare una immagine negativa ma che non vanno generalizzati. Servirebbe forse una maggiore cultura del servizio e quindi un miglioramento della formazione continua per i dipendenti quanto dei pubblici
amministratori”.
Silvano ROMETTI (SeR): “Questa proposta mi lascia perplesso perché vengono proposte metodiche di cui non sono convinto. Si tende a generalizzare un giudizio negativo verso la Pubblica amministrazione, come già avvenuto con la delegittimazione della politica. Dovremmo piuttosto tendere a rendere più efficiente la Pa, privilegiando la formazione e il merito invece di
installare sistemo di vigilanza e controllo. 
Andrea LIBERATI (M5S): “Anche a livello nazionale esistono proposte per attuare sistemi di verifica delle presenze. Esiste a monte il tema della verifica dei sistemi di accesso alle pubbliche amministrazioni. Le polemiche relative al controllo delle presenze devono tenere conto che il controllo delle presenze non danneggia chi lavora correttamente, che anzi trarrà vantaggio da una migliore efficienza della Pa. La tecnologia non consentirà di memorizzare i dati, peraltro criptati, ma servirà solo per verificare le effettive presenze”.
Maria Grazia CARBONARI (M5S): “Nella mia esperienza ho verificato che moltissimi dipendenti pubblici svolgono il proprio lavoro con correttezza. Proprio a tutela di queste persone è necessario verificare che non ci siano assenteisti o persone che non svolgono le proprie funzioni. Chi prende soldi pubblici, anche come dipendente, deve fare il proprio lavoro ed essere presente nel proprio ufficio”. 
Roberto MORRONI (FI): “Voterò anche io a favore della mozione, anche perché il merito dell’atto prescinde dalle valutazioni che sono state fatte in Aula. Le nuove modalità tecnologiche permettono di controllare le presenze senza violare la privacy. Esistono l’etica del lavoro e della
responsabilità, che andrebbero rimesse a lucido. Condivido l’accentuazione sulla necessità di modificare le modalità del lavoro e di valorizzare principi meritocratici”.

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