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Elezioni a Terni, Paolo Angeletti: “Un suicidio politico la mancata convergenza sul candidato unico”

Il capogruppo di Terni immagina racconta la sua esperienza a palazzo Spada: “Ho avuto l’opportunità di conoscere persone di valore soprattutto tra i colleghi dell’opposizione”

Una nuova pagina politica da scrivere per Paolo Angeletti, capogruppo uscente di Terni immagina. L’ex candidato a sindaco infatti ha aderito alla lista civica Terni Conta che supporta il Polo alternativo, completato dal Movimento cinque stelle e Bella ciao. A tal proposito, nel corso della settimana, si è tenuta a palazzo Spada la presentazione del progetto politico che sostiene Claudio Fiorelli.

Alla nostra redazione di www.ternitoday.it Paolo Angeletti ricorda i passi compiuti di avvicinamento alla politica locale: “Sono sempre stato simpatizzante della sinistra. Tuttavia, tengo a precisare, mai tesserato nel Partito democratico. Probabilmente il primo passo compiuto è stato quello di ricoprire il ruolo di presidente dell’Ater, tra il 1991 e 2001. Successivamente mi sono candidato a consigliere regionale, ai tempi di Bracalente, sfiorando l’elezione. C’è stata una prima esperienza a palazzo Spada durata davvero poco. Infine ho accettato di candidarmi a primo cittadino, la scorsa consiliatura, più che altro sospinto e motivato da altri. Uscendo da una situazione difficilissima l’unica speranza era quella di raggiungere il ballottaggio. Ricordo un piccolo malinteso con Thomas De Luca, poi chiarito. Da quell’episodio si è istaurato un bel rapporto di reciproca stima”.

Il percorso professionale di Paolo Angeletti: “Il campo della sismica è stato centrale, fin dal 1976. Ricerche, approfondimenti, viaggi in tutto il mondo. Ho rivestito il ruolo di professore a contratto, interfacciandomi con i più importanti professionisti del settore”. Dopo le elezioni del 2018 la possibilità di entrare nel mono gruppo di Terni immagina: “Raccoglieva varie anime di Pd, socialisti e società civile”. Esperienza tramontata definitivamente?: “La sede – precisa – esiste ancora”.

Cinque anni in Consiglio comunale: “Una esperienza caratterizzata dalla conoscenza di persone di valore. Un riferimento soprattutto ai colleghi di opposizione anche se, è oggettivo sottolinearlo, ho conosciuto persone della maggioranza che detengono alcuni valori. Sono sicuro che il rapporto creatosi poi resterà anche nel tempo. Ho provato un pizzico di delusione poiché si è discusso di problemi di poca valenza, risonanza rispetto alle criticità vere avvertite dalla città. Ricordo ad esempio un mio intervento, successivo a quello del sindaco Leonardo Latini, dove rimarcai la mancanza di proposte per la Terni del domani. Una visione di futuro completamente assente, poiché a problemi evidenti mancano soluzioni adeguate”.

A proposito di Leonardo Latini, una mancata ricandidatura che ha lasciato strascichi: “Ha vinto la ragione di stato – il parere di Paolo Angeletti – poiché Fratelli d’Italia ha fatto valere il proprio peso specifico, in termini di consensi raggiunti. Ho spesso ricordato all’opposizione di guardare al centrodestra per la sua unità, anche se poi è stata smentita dalla parziale rottura all’interno della loro coalizione. A mio avviso il sindaco uscente si è comportato in modo corretto e sono sicuro che tutto ciò avrà delle ripercussioni sulle consultazioni in arrivo. Diversi esponenti della Lega hanno cambiato strada anche se non so, per alcuni, quale direzione abbiano preso, al momento. Probabilmente molti elettori del Carroccio stenteranno a votare Masselli. Poi il giudizio dell’urna è quello unico ed incontrovertibile”.

Lo scenario per il cosiddetto ‘campo largo’: “La mancata convergenza sul candidato unico è stato un suicidio politico”. Possibili conseguenze?: “Forse qualcuno ha sicuramente avvertito questa occasione sciupata anche se, è oggettivo rimarcarlo, non sono i problemi principali dei cittadini”. La scelta del Polo alternativo: “Ho accettato di buon grado la proposta perché ambiente, sanità, lavoro sono i capisaldi del programma. Altro aspetto fondamentale il valore umano di ogni singola persona candidata. A livello locale conta soprattutto questo”.

Infine lo ‘spettro’ dell’alta percentuale di astensionismo: “Il rischio è che, alla fine, decidano in pochi. Chi vince poi si ritroverà a governare con una maggioranza relativa dei consensi. Purtroppo la mancanza di credibilità da parte della politica del fare, del risolvere i problemi reali poi incide sul recarsi, o meno, alle urne”. 

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