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Acciaierie, Liberati (M5S): delocalizzare a Nera Montoro entro dieci anni

La proposta del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle: dobbiamo pensare al futuro di Terni, superando la monocultura industriale

Delocalizzare le acciaierie a Nera Montoro, nel Narnese, cominciando seriamente a pensare al futuro di Terni e “superando la monocultura industriale”. Il punto di partenza del ragionamento di Andrea Liberati, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, è l’Ast. Dentro ad un quadro più articolato visto che “è finalmente venuto il tempo di riappropriarsi e riscoprire la città storica, liberandone la memoria e la forza, superando la monocultura industriale fordista ancor prima che lo faccia la deindustrializzazione stessa, affrancandoci da un giogo opprimente guidato da non pochi parassiti politici e sindacalisti, andando oltre vieti recinti ideologici e affaristici che tuttora ostacolano concrete alternative a questo grigiore”.

La partita ambientale

La miccia è stata accesa dalla comunicazione di viale Brin relativamente all’aggiudicazione del bando per il recupero delle scorie. Che, dice Liberati, “senza il pungolo del M5S non sarebbe mai stato promulgato”. Nonostante l’assegnazione, però, “oggi c’è poco o nulla da festeggiare: anzitutto la tempistica con cui la multinazionale tedesca interviene, cioè con anni di ritardo sul piano 2014, nonché nell’imminenza della vendita del loro sito umbro, e dunque con la solita pianificazione propagandistica”. Un “pezza” che, insomma, arriverebbe in ritardo.  Complice quella “politica” che ha lasciato “seppellire dentro le viscere di Terni almeno dieci milioni di tonnellate di scorie siderurgiche solo negli ultimi 30 anni” oltre alle “emissioni vere e proprie, quelle che hanno reso la città tra le più inquinate non d’Italia, ma d’Europa, per cromo e nichel, salvo altro”.

Quale futuro?

“La localizzazione attuale delle Acciaierie non ha più alcun senso logico e i danni ambientali e sanitari, uniti alla povertà culturale di una larga élite-tappetino delle multinazionali, oltre a chiudere l’orizzonte collettivo, contribuiscono pure alla distruzione senza fine del valore immobiliare della città, uno tra i più bassi d’Italia, poco sopra i numeri dei capoluoghi della Calabria”. E allora, suggerisce Liberati, “è necessario lavorare affinché, nel corso dei prossimi dieci anni, si possano intanto delocalizzare le Acciaierie a Nera Montoro, cioè a dieci minuti di treno da Terni. L'area ex Enichem e quelle contigue sarebbero il posto giusto per condurre queste attività, essendo un’area ben più aperta della Conca e scarsamente antropizzata, mentre tra Terni, Narni e dintorni vivono almeno 150.000 persone”. Ma il trasferimento dovrebbe essere soltanto un primo passo per “ripensare la città di Terni”. Una città “senza università, senza teatri, senza un ospedale decente, deprivata pure di centri di potere, ma anche di semplici piazze, parchi e luoghi di aggregazione” che “replica sempre lo stesso modello, fino all’autodistruzione”. Una città, insiste Liberati, “abbandonata a se stessa e per decenni dalla Regione Umbria, ente totalmente autoreferenziale grazie a tantissimi politici ternani che hanno preferito la carriera al parlar chiaro. È ora di cambiare, dando almeno spazio a un’economia attrattiva e multipolare, viva e frizzante”.

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