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Le pagelle ai partiti umbri dopo le amministrative: ecco chi ha vinto, chi ha perso e chi non pervenuto

L’INDISCRETO di Maurizio Ronconi | Socialisti sugli scudi mentre Lega, Fd’I e Forza Italia vanno a fondo. Male, anzi malissimo, i Cinquestelle mentre il Pd prova a risollevarsi

Secondo appuntamento con le analisi politiche dell’ex onorevole Maurizio Ronconi. Buona lettura.

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Tra lo scherzoso e il serio (di più) diamo i voti ai partiti, pochi ne sono rimasti, e ai movimenti che si sono presentati in Umbria alle elezioni amministrative. Tralasciamo quello che è successo nei piccoli comuni perché le liste civiche presentate spesso non sono riconducibili a schieramenti politici ma a riferimenti locali. Dunque si tratta dei risultati delle tre città superiori ai 15.000 abitanti: Assisi, Città di Castello e Spoleto.

Partito Democratico = 7

Dopo lo tsunami delle elezioni regionali e dopo aver perso tutti i comuni più grandi della regione, l’ex partito padrone dell’Umbria ha incominciato e ritessere faticosamente le fila di una presenza articolata sul territorio. Il voto di ampia sufficienza è dato da questo sforzo non certo da una proposta politica e da una strategia complessiva che ancora latitano. Per altro la decapitazione dello storico, troppo storico, gruppo dirigente ha provocato un disorientamento della base elettorale del Pd ed oggi ricostruirla, a condizione assai diverse rispetto al passato, è complicato. Comunque non mancano né la buona volontà e neppure le buone intuizioni.

M5S = 4

A livello nazionale, perché addossare ai poveri stellati locali qualche responsabilità sarebbe ingeneroso, sono riusciti ad illudere e a disilludere, a far evaporare un consenso straordinario in meno di una legislatura politica. L’improvvisazione è l’ingrediente della loro ricetta politica. Tra qualche anno probabilmente si ritroveranno solo sulle cronache, non sui libri di storia contemporanea.

Moderati = Senza Voto

Chi l’ha visti? Questi eredi della Democrazia Cristiana che pure in Umbria non erano pochi e che per trenta anni non solo hanno dato filo da torcere al PCI ma in Umbria hanno pure governato Università, Camere di Commercio, banche, scomparsi, anzi, peggio, acquattati tremebondi alla corte di qualche movimento di centro sinistra o di centro destra.

Fratelli d’Italia = 5

Sembrava dovessero finalmente conquistare l’Umbria che da rossa, poi verde, nella scala dei colori divenisse nera (si fa per dire). Nulla di tutto ciò. Una sconfitta storica a Spoleto dove non è stato sufficiente neppure adottare un candidato di centro con trascorsi anche di centro sinistra e di sicuro radicamento, un sovranista de noantri, per evitare una sconfitta ancora più tragica al pensiero che gli stessi ineffabili sfiduciarono un sindaco di centro destra per far vincere a Spoleto un sindaco espresso da una sinistra che questa destra ha largamente contribuito a far risorgere. Il voto sarebbe 3 se non fosse mitigato dal sacrificio personale e assai generoso di Lignani Marchesani a Città di Castello che si è (o fatto!) immolare sventolando la bandiera del suo partito.

Lega = 4

Dopo i trionfi delle regionali, in soli due anni pur con il potere in mano, come il più dissipatore dei figli, sono riusciti sperperare un patrimonio elettorale straordinario. Nel modo più semplice: coniugando incapacità, presunzioni, litigiosità. Il fiore all’occhiello? In concorso di colpa con Fratelli d’Italia, la presunzione di due liste concorrenti a Città di Castello con il risultato della emarginazione politica. L’orizzonte, per loro, almeno in Umbria non è roseo, anzi piuttosto turbolento…

Forza Italia = 3

Un partito che fu vicinissimo al governo dell’Umbria è praticamente scomparso. Non ha eletto, non dico un sindaco, Amelia è storia a parte perché comune piccolo, lista civica, sindaco uscente riconfermato, ma nelle città più grandi neppure lo straccio di un consigliere comunale. FI scompare dai consigli comunali di Assisi, Città di Castello, Spoleto. Eppure erano città in cui tradizionalmente Forza Italia era ben radicata e perfino con passati di governo. Peggio, ad oggi di questo rovescio drammatico non una parola, solo un opprimente silenzio che assomiglia molto a quello della morte. D’altra parte un partito che vorrebbe essere moderato, centrista e liberale o manifesta questi riferimenti ideali oppure, come ha fatto, si confonde con i populisti e i sovranisti. Così i loro elettori li hanno abbandonati scegliendo il non voto oppure, là dove si è presentato con candidati moderati, il centro sinistra. Addio.

Socialisti = 8

Sarà perché ricordano un po’ il tempo che fu, perché con coraggio è rimasto l’unico partito della prima repubblica, perché lottano contro il tempo ed anche contro la politica di oggi, sia pure con tutte le peculiarità del caso, dei personaggi che colà li rappresentato e li richiamano, a Città di Castello, solo lì, raggiungono una percentuale ragguardevole. Bravi per il coraggio ed anche per la impertinenza. Il voto assegnato è per questo non certo per l’eventualità di una nuova rinascita almeno a livello regionale. Almeno non per ora.

Liste civiche = Senza voto

Non giudicabili perché politicamente ininfluenti non presentandosi alle politiche, perché spesso rappresentano uno strumento utile solo ai candidati sindaci che con i loro simboli tentano di accreditarsi anche verso l’elettorato disilluso che però ormai ha annusato la furbizia e sceglie l’astensione, perché raccolgono una truppa di candidati che comunque sono ben riconoscibili nelle loro appartenenze politiche siano di destra, di sinistra o di centro. Un fenomeno ormai smascherato che non ha futuro. Inutile e perfino dannoso ai fini della ricostruzione di una presenza partitica organizzata.

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