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Paziente Covid da Castello a Terni per un femore rotto, polemica in Regione: "Così si paralizza la sanità"

L’intervento di Paparelli (Pd): fatto singolare che svela la volontà di favorire le cliniche private a discapito del servizio pubblico, necessario individuare una struttura dedicata alla gestione del Coronavirus

“L’assessore regionale alla sanità, Luca Coletto, spieghi pubblicamente i motivi per i quali, nel primo pomeriggio di ieri, si è proceduto al trasferimento di un paziente Covid positivo, da Città di Castello all’ospedale di Terni, al fine di effettuare un banale intervento ortopedico con relativo ricovero. Per un femore rotto il malcapitato ha dovuto attraversare addirittura l’intera regione”. Lo chiede il consigliere regionale Pd, Fabio Paparelli.

“Un fatto così singolare - sottolinea il consigliere di minoranza - svela chiaramente un disegno più ampio che i cittadini umbri e ternani devono conoscere. A tal proposito giova ricordare che non è un caso che l’azienda ospedaliera ternana, che anche nel 2019 ha portato 25 milioni di euro di mobilità attiva, non sia ancora tornata alla normalità accumulando lunghissime liste di attesa anche in ambito oncologico. Ma come si fa a impegnare una sala operatoria per un femore rotto quando ci sono pazienti oncologici, gravi, che attendono di essere operati in un ospedale di eccellenza come quello di Terni? A questa domanda vogliamo che il governo regionale fornisca risposte pubbliche. Ricordo che con l’insorgere della pandemia sono state sospese gran parte delle attività dell’azienda ospedaliera, a seguito delle volontà scellerate della Regione che hanno comportato la mancanza di protocolli, procedure e soprattutto di una netta separazione dei percorsi negli ospedali misti Covid di Terni e Perugia”.

Fabio Paparelli rimarca che “per troppo tempo l’attività ordinaria è stata bloccata dalla giunta regionale, che ha scelto di continuare a distribuire nei vari ospedali umbri i pazienti Covid positivi, impedendo, di fatto, a quelle strutture di tornare progressivamente alla normalità e riprendere a pieno ritmo lo svolgimento delle prestazioni sanitarie. Assistiamo ad annunci continui in cui si parla di un imminente ritorno alla normale attività degli ospedali, forse dettati anche dalle notizie di indagini contabili in corso. I fatti di ieri dimostrano evidentemente il contrario, svelando un disegno politico preciso: cogliere questa occasione per iniziare a smantellare la sanità pubblica, impedendo di fatto, una piena ripresa delle attività a vantaggio della sanità privata, così da dare compimento al tristemente famoso modello lombardo che ha, progressivamente, svuotato gli ospedali pubblici arricchendo le cliniche private”.

“Ad oggi - spiega Paparelli - con meno di 10 nuovi pazienti Covid ricoverati stiamo tenendo in ostaggio i servizi sanitari e le prestazioni mediche di ben tre ospedali (Perugia, Terni e Pantalla) quando bastava dedicare un sola struttura regionale impegnata su questo fronte, per i pochi casi residuati e dichiarare tutti gli altri ospedali Covid free in modo tale da far ripartire le normali attività. Ciò che è ancor più preoccupante è che per il futuro prossimo non vi è alcun disegno strutturale per cambiare strada. Non si stanno individuando e predisponendo strutture utili allo scopo, come l’ex milizia a Terni, ne preparando scelte tali da non riproporre la situazione attuale tra qualche mese. L’assessore Coletto, invece, in attesa che si materializzi la bufala dell’ospedale da campo, continua a tenere bloccata tutta la sanità umbra nei fatti, al di là degli annunci quotidiani e a penalizzare l’ospedale di Terni”.

“Per questo motivo - conclude Paparelli - ritengo doveroso censurare tale atteggiamento e chiamare i cittadini di Terni e dell’Umbria e gli operatori della sanità, ad una mobilitazione attiva, perché sia restituito l’ospedale nella sua piena funzionalità e per riappropriarsi del sacrosanto diritto alla salute in difesa di quella sanità pubblica e universalistica che questo assessore venuto dal Veneto e questa Giunta leghista vorrebbero mettere in discussione. È giunto davvero il momento di dire basta e denunciare questo scempio”.

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