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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Pillola abortiva, scoppia la rivolta: così si complica ancora di più la vita delle donne

Le consigliere di parità di Terni e dell’Umbria contro la delibera della Regione: ora sarà obbligatorio il ricovero ospedaliero. Rifondazione: scelta ideologica, retrograda e strumentale

Non si placa la polemica sulla decisione della giunta regionale dell’Umbria che prevede la possibilità di utilizzare la pillola abortiva Ru486 solo in ospedale.

A prendere posizione in queste ore sono le consigliere di parità della Provincia di Terni (Maria Teresa Di Lernia e Ivana Bouché) e della Regione Umbria (Monica Paparelli) che in una nota congiunta esprimono “un giudizio negativo sull’abrogazione della delibera che regola l’interruzione volontaria della gravidanza farmacologica”.

“Nel 2018, con molti anni di ritardo rispetto alle evidenze scientifiche e a diversi Paesi europei, con qualche resistenza - sostengono - la giunta Marini approvò l’aborto farmacologico in regime di day hospital, evitando così alle donne il ricovero, consentendo di scegliere un metodo meno invasivo, e più adattabile alle loro necessità. Ora sarà obbligatorio il ricovero ospedaliero per tre giorni con il rischio di non trovare posto, poiché già adesso l’Ivg chirurgica ha liste d’attesa lunghe e sappiamo che in questi casi il tempo è determinante, aggravato ulteriormente dalla conversione di alcuni ospedali per il Covid e tra l’altro, i ricoveri ospedalieri aumentano il rischio di contagio”.

“Riteniamo – affermano le consigliere - che la nuova situazione che si determinerà, complicherà ulteriormente la vita delle donne. Si rischia di obbligarle al ricorso all’Ivg chirurgico poiché continuerà ad essere effettuato in regime di day hospital pur necessitando di anestesia. Le donne subiscono già numerose discriminazioni sui luoghi di lavoro per la disparità salariale – ricordano - Le pari opportunità sono ancora ben lontane dall’essere realizzate nella nostra regione come nel Paese. Il nostro auspicio come consigliere di parità è che la giunta regionale, guidata da una donna, ascolti di più le loro ragioni nel prendere decisioni che le riguardano, avendo come obiettivo comune la parità di diritti e di opportunità”. 

“La giunta regionale umbra, guidata dalla leghista Tesei – rileva la federazione di Terni del partito della Rifondazione comunista - sul tema della interruzione volontaria della gravidanza, decide di far arretrare l’Umbria di decenni con una scelta ideologica retrograda e strumentale. Viene infatti cancellato il passo in avanti compiuto a fine 2018, a seguito di un decennio di lotte delle associazioni delle donne, quando la recalcitrante amministrazione regionale di centrosinistra aveva finalmente dato indicazione agli ospedali umbri di organizzare, in regime di day-hospital, il servizio di interruzione della gravidanza farmacologica”. “Marcia indietro – scrive Rifondazione - La giunta destrorsa umbra decide oggi l’obbligo del ricovero in ospedale per almeno tre giorni, rendendo sempre più difficile il percorso per ottenere l’opzione farmacologica. Un provvedimento grave e vessatorio per le donne che dovranno ricorrere ad un ricovero in strutture che, specialmente in periodo di Covid, andrebbero, al contrario, alleggerite e destinate a ben altri interventi. Un provvedimento che comporta anche un insensato aggravio di spesa per la collettività”.

“È solo di qualche mese fa la raccomandazione della Società dei ginecologi ed ostetrici italiani di eliminare i ricoveri in regime ordinario e prevedere un unico passaggio nell’ambulatorio ospedaliero o presso consultorio in aggiunta alla somministrazione a domicilio. Una procedura semplice già in uso nella maggior parte dei Paesi europei. Ma la Tesei ha da saldare i crediti che vantano i suoi elettori conservatori e questo tema è uno scalpo molto ambito nei settori integralisti. E se poi le donne decidessero di percorrere strade alternative alle strutture pubbliche, ricorrendo alle cliniche private (o all’aborto clandestino per chi non può permettersele), per il duo Tesei-Coletto non ci sarebbe problema alcuno. Significherebbe, anzi, marciare spediti nella realizzazione del programma annunciato in campagna elettorale circa un anno fa: la sanità pubblica umbra deve ridimensionarsi a favore dei privati, seguendo il modello leghista lombardo-veneto. Rifondazione comunista rilancia l’importanza dei consultori, della prevenzione, dell’informazione, specie per le donne più giovani e per le straniere. Per una sessualità e per una scelta di maternità consapevole”.

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