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La riflessione

Stadio-clinica, il “veto” è l’ultimo dei problemi: quel Pd dice cose anche più gravi

Il “riequilibrio” dei posti letto convenzionati e le “compensazioni commerciali”, il documento dei circoli dem perugini tira in ballo questioni delicatissime. E continua a mettere in contrapposizione Terni e Perugia

Lasciamo stare il “testosterone” elettorale. Che ormai in questo Paese, in questa regione e in questa città fa da condimento a ogni riflessione politica tra quelli di prima e quelli di adesso. E guardiamo ai fatti. Detti e – soprattutto – scritti. Perché oltre al “veto”, nel documento che porta la firma del circolo Pd Settevalli di Perugia, ma sembra abbia raccolto consensi anche tra una quarantina di iscritti dem perugini, c’è qualcosa di più. E su cui forse vale la pena riflettere, per capire non tanto che fine farà la vicenda stadio-clinica, ma quali sono i punti critici di un sistema che continua a farsi la guerra dentro un territorio che piccolo, isolato e diviso, rischia di non avere alcuna possibilità di sviluppo.

Il documento mette le mani avanti e spiega che l’intenzione non è quella di “mettere Perugia contro Terni” ma di “allargare il più possibile la partecipazione e la discussione, nei territori e tra le persone, contribuendo a rafforzare la centralità e l’azione politica del Partito democratico”.

Sulla carta, non fa una piega. Ma se così davvero fosse, allora un passaggio di questo “famigerato” documento non sarebbe mai dovuto esistere. Questo: “Terni ha la grande opportunità di essere tra le prime città a sfruttare le nuove opportunità di questa legge che consente compensazioni commerciali (e non anche immobiliari) per rientrare dei costi di realizzazione dei nuovi impianti”.

I “compagni” di Perugia dimenticano che, proprio sulla questione degli spazi commerciali, i dem di Terni hanno posto più di un problema. Sarebbe bastata una telefonata per evitare questo corto circuito. Ma evidentemente la “collegialità” esiste solo a senso unico.

Il passaggio che però avrebbe dovuto far saltare tutti sulla sedia, è un altro. Ed è quello in cui si dice che la questione stadio-clinica “riguarda anche Perugia, dove importanti servizi potrebbero essere tagliati per ‘riequilibrare’ i nuovi posti letto privati ternani”. Il circolo dem fa una scelta consapevole quando infila il termine riequilibrare tra virgolette. E parla di servizi importanti che potrebbero essere “tagliati”.

La settimana prossima il Pd si riunirà proprio per parlare di questo, ossia dei 35 milioni di euro l’anno – su un bilancio totale del comparto prossimo a 1,6 miliardi – che vanno dalle casse della Regione alla sanità privata. Il tema di fondo è questo, anche se detto con parole diverse rispetto ai toni del comunicato. Ossia: non un centesimo di più alla sanità privata. Ancora: se la clinica privata di Bandecchi dovrà essere, non dovrà pesare ulteriormente sulle casse pubbliche. Ancora: non tagliamo servizi importanti su Perugia.

Dimenticando però che il tema del riequilibrio, senza virgolette, è diffuso e generalizzato. E riguarda non solo fetta cospicua dei soldi pubblici che finiscono in sanità. E che, per inciso, i ternani sostengono per le cinque cliniche private accreditate nel Perugino senza averne nessuna in casa. Ma interessano tutta la spesa pubblica regionale e che su Terni ha – sempre e da sempre – un impatto piuttosto scarso.

Il fatto non è dunque che un partito, nella sua legittima autonomia, abbia espresso un dubbio. Ma che lo abbia fatto andando a toccare dei tasti delicati e che aspettano di essere risolti.

Fuori dai microfoni e dal bailamme che è seguito alla diffusione di quella nota, tutti gli esponenti del partito dicono che quella nota – appunto – è stata una “cavolata” e che “io non l’avrei fatto”. Il problema è ora capire se la questione riguarda solo una “quarantina” di iscritti dem o se questi “ammutinati” hanno semplicemente reso pubblico un pensiero che è molto più diffuso e – soprattutto – trasversale.      

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