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Rimpasto “indigesto”, la linea del sindaco Latini non piace ai partiti: campanelli d’allarme in maggioranza

Vertice a Palazzo Spada per la sostituzione dell’ex Bordoni. Il primo cittadino propone Cini e Salvati come vice: Fratelli d’Italia mugugna e i civici minacciano strappi

Le chat degli scontenti sono incandescenti. E quella avanzata dal sindaco Leonardo Latini in relazione alla sostituzione dell’ex assessore Leonardo Bordoni viene bollata come una “proposta ridicola” che va “rimandata completamente e assolutamente al mittente”.

La linea del primo cittadino di Terni è questa, ossia sostituire un assessore della Lega con un altro della Lega. E dunque, il nome da piazzare nella casella di Bordoni sarebbe quello di Federico Cini, attuale presidente di prima commissione che si occupa proprio di urbanistica, la delega più pesante in capo all’assessorato da assegnare. Altro tassello che Latini vorrebbe modificare nel suo esecutivo è quello del vicesindaco. Oggi il ruolo tocca ad Andrea Giuli, domani potrebbe finire nelle mani di Benedetta Salvati. Una “prova di forza” che secondo alcuni sposterebbe in maniera eccessiva l’ago di Palazzo Spada dalle parti del carroccio, andando a creare un caso – sempre secondo qualcuno – più unico che raro: sindaco e vice che sono espressione dello stesso partito.

In realtà, l’occasione del rimpasto di giunta poteva fornire l’opportunità che, soprattutto dalle parti di Fratelli d’Italia, viene invocata da più tempo: mettere mano a pesi e misure dentro l’esecutivo, dando più spazio ai meloniani che nei sondaggi tallonano la Lega e che, soprattutto, aspettano da un bel po’ di vedere realizzate alcune promesse – o speranze? – di un ruolo maggiore a Palazzo Spada.

Scontenti sono anche i civici: anche loro sono in cerca di spazio che al contrario, almeno se questo è lo schema, rischiano di dover restare col cerino in mano.

Scorrendo l’elenco dei presenti al summit si capisce però che questo puzzle non si comporrà soltanto con “pezzi” ternani. Dal senatore Franco Zaffini (Fdi) al sindaco di Perugia, Andrea Romizi (FI) compreso il presidente del consiglio comunale del capoluogo regionale, Nilo Arcudi (Perugia civica) e il parlamentare azzurro Raffaele Nevi (FI) i maggiorenti dei partiti hanno voluto presenziare al vertice col sindaco probabilmente proprio a significare che la partita si gioca su un campo più ampio rispetto alla conca. Da interpretare l’assenza di esponenti leghisti. E ognuno, oggi, la legge a modo suo.

Fatto sta che dal vertice di ieri, una decisione non è uscita. Come compito a casa ognuno dovrà verificare come meglio aggiustare la situazione. Magari trattando sulle deleghe da ridistribuire, su eventuali presidenze di commissione e qualche altro strapuntino. Sperando che, nel frattempo, non si strappi.

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