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Servizio idrico integrato con l’acqua alla gola, la delibera: “I Comuni paghino 16 milioni”

“Squilibrio finanziario non più rinviabile”, chiesti contributi ai soci, il Comune di Terni dovrebbe versare circa 3 milioni. Altolà del Movimento 5 Stelle: così la svendita ad Acea pare imminente

Sotto la cenere della quarantena, le micce della “guerra dell’acqua” hanno continuato ad ardere. E così, dopo i fuochi d’artificio di fine anno con il mancato “blitz” che avrebbe dovuto portare il Comune di Terni ad avallare la vendita di una quota consistente di azioni del Servizio idrico integrato di Terni ad Umbriadue – controllata di Acea – oggi quella partita sembra riaprirsi.

“Non è più rinviabile la risoluzione dello squilibrio finanziario della Sii, riconducibile a cause esogene alla gestione societaria”, si legge in una nota inviata dal Servizio idrico integrato ai comuni soci del gestore. Il documento prosegue spiegando che “il disequilibrio economico finanziario è venuto a determinarsi per maggiori costi sostenuti senza copertura tariffaria, che i lodi arbitrali del 2006 e del 2010 hanno accertato essere riconducibili all’errore di pianificazione del piano d’ambito”.

“In entrambi i contenziosi, i collegi hanno acclarato il diritto della Sii a vedersi riconosciuto da parte dell’ente di governo d’ambito (Aato Umbria 2 prima e Ati4 poi) i minori ricavi ‘tariffati’ non conseguiti, dovuti a previsioni di volumi di vendita che non hanno trovato riscontro nella realtà di gestione, e i maggiori costi ‘tariffati’ sopportati rispetto alle previsioni contenute nel piano d’ambito, dovuti principalmente al maggior costo di energia elettrica a tutt’oggi costo passante”.

Di fatto, i conti sono andati in tilt per previsioni sballate, mandando in subbuglio la gestione finanziaria del Servizio idrico per circa 27 milioni di euro. “Costi che, peraltro, anziché incidere sulla tariffa – dice il documento - avrebbero dovuto gravare direttamente sul bilancio delle amministrazioni che partecipano all’ente di governo d’ambito e cioè degli stessi Comuni secondo quanto stabilito dal Tar Umbria, con la sentenza pubblicata il 5 maggio 2011”.

I conti nel frattempo sono cambiati, fino alla situazione attuale: al 27 marzo viene rappresentato “un fabbisogno pari a 14.265.853,57 euro, al netto dei crediti soci per canoni e mutui pregressi non oggetto di alcun piano di rientro sostenibile ed esigibile. La situazione – rincara il Sii - risulta ulteriormente aggravata dalla emergenza sanitaria in atto e dai suoi riflessi sul sistema produttivo e sul volume degli incassi in flessione, come rappresentato nel Cda del 27 marzo con debite simulazioni a tre mesi”. L’emergenza Coronavirus potrebbe produrre altre ondate di crisi che rischiano di sommergere ancora di più la partecipata.

Ciliegina sulla amara torta la mancata “operazione di riequilibrio tramite consolidamento della Sii nel bilancio di Acea e approvvigionamento della provvista per ristoro soci e sostegno investimenti”, ossia la partita che è rimasta in sospeso a fine 2019 sulla cessione delle quote Asm.

Alla fine dei conti, e stando a quanto prevede lo Statuto aziendale, “i soci sono tenuti al versamento di contributi in denaro per la copertura delle spese di gestione e degli oneri assunti dalla società per la realizzazione delle iniziative necessarie al conseguimento dello scopo sociale. Questi contributi saranno di volta in volta stabiliti dal consiglio di amministrazione, in proporzione (…) alla partecipazione di capitale sociale”.

Spetta dunque ai soci – ossia i comuni del Ternano – mettere mano al portafogli e versare nelle casse del Sii 16 milioni di euro. Qualche dettaglio. Il Comune di Terni dovrebbe contribuire per poco più di 3 milioni di euro, ad Orvieto spetterebbe un esborso appena sotto il milione, mentre per Narni i conto sarebbe da 800mila euro e per Amelia di quasi mezzo milione.

Nell'elenco dei potenziali contribuenti non mancano nemmeno Asm e Umbriadue. Alla multiservizi del Comune di Terni viene chiesto un contributo pari a 2,8 milioni (più o meno il valore delle azioni che sarebbero passate ad Acea via Umbriadue) mentre alla scarl viene chiesto l'esborso più consistente: 4 milioni.

“La Sii è in squilibrio finanziario, la svendita ad Umbriadue controllata di Acea pare imminente”. Questa la lettura che il Movimento 5 Stelle dà dell’operazione, parlando di “una sorta di ultimatum che arriva proprio mentre i cittadini ed i presìdi democratici locali unitamente ai consigli comunali e le commissioni di controllo, sono messi in quarantena. Una richiesta di contributi cospicui rivolta ai Comuni chiamati a sanare lo squilibrio di bilancio della partecipata, qualora non si realizzassero progetti di razionalizzazione e riequilibrio. Di progetti ce ne viene in mente solo uno, molto controverso che prevede l’alienazione della maggioranza delle quote di Asm ad Umbriadue. Progetto boicottato dalla stessa maggioranza che fece mancare il numero legale al sindaco di Terni. Progetto rispedito al mittente da alcuni comuni come quello di Parrano con deliberazioni del consiglio comunale. Progetto non voluto dalla maggioranza dei ternani e degli umbri coinvolti in questa operazione”.

La nota, firmata dai gruppi consigliari M5S di Terni, Narni ed Amelia, ricorda ancora che “il Movimento 5 Stelle, unitamente alle minoranze di Palazzo Spada, aveva richiesto oltre 5 mesi fa di avviare una commissione d’indagine per capire come fosse stato possibile creare questa mole di debiti, gestendo un asset che quasi ovunque riesce a garantire cospicui guadagni. Il sindaco di Terni da sempre sponsor di questa operazione ovviamente ha preferito mettere in naftalina tale richiesta, perché probabilmente più che compiere azioni verso i presunti responsabili di questa situazione ha preferito, come nel caso del dissesto, far pagare i cittadini. Non consentiremo che con il favore di questa situazione tragica che vede limitate le libertà personali di tanti cittadini che responsabilmente rispettano il regime di quarantena, qualcuno pensi di mettere mano su quello che, da esito referendario, rappresenta un bene pubblico. Meglio che la Sii affondi in quelle che ha considerato  proprie acque in barba al volere popolare e si riparta da zero”.

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