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Comune, il retroscena: le promesse della Lega per calmare Forza Italia

Azzurri inquieti in Consiglio, il via libera al Carroccio per le due presidenze delle commissioni consiliari apre un "credito" per la guida delle partecipate

Superato - almeno sulla carta - lo scoglio delle presunte incompatibilità, la nave della nuova consiliatura targata Latini ha definitivamente mollato gli ormeggi. Ma l'equipaggio non ha lasciato in porto tensioni e inquitetudini che continuano invece a serpeggiare nella maggioranza. Nell'ultimo consiglio comunale il centrodestra ha rischiato l'ennesimo scivolone sui presidenti delle tre commissioni consiliari visto che ancora fino all'inizio dell'assemblea non c'era un accordo sullo schema delle due presidenze alla Lega e una a FdI. Disegno che il Carroccio ha sempre voluto e che alla fine è riuscito comunque a imporre.

I consiglieri di FI, in un primo momento, erano addirittura intenzionati a marcare la propria insoddisfazione votando scheda bianca per le commissioni. Lega e Fratelli d'Italia avrebbero avuto comunque i numeri per eleggere i loro nomi ma nel quarto d'ora di sospensione della seduta, chiesto dal capogruppo di FI Federighi, sarebbero invece intercorse telefonate tra esponenti del Lega e i vertici azzurri per evitare forzature ma soprattutto che i maldipancia dei berlusconiani venissero allo scoperto facendo fare una nuova figuraccia alla maggioranza già nell'occhio del ciclone per il caso "morosi". Un appello a FI al senso di responsabilità, che lo stesso sindaco Latini aveva provato a fare in questi giorni, che di fatto si sarebbe tramutato in un'apertura di credito per gli azzurri per le prossime partite che potrebbero aprirsi, prima fra tutte quelle delle nomine alle aziende partecipate. Benché recentemente incaricati, infatti, secondo il nuovo regolamento per le partecipate il mandato degli amministratori è vincolato al mandato politico della consiliatura. In base all'articolo 9, quindi, i vertici di Asm, Terni Reti e FarmaciaTerni sarebbero di fatto tutti da cambiare o comunque da confermare.

A oggi la poltrona più traballante, anche dopo il polemico botta e risposta a distanza con l'assessore al Bilancio Dominici, sembra essere quella dell'amministratore unico delle farmacie comunali Sciamanna, e proprio su quella casella - secondo i rumors - si potrebbe giocare il riequilbrio con Forza Italia. Tra gli azzurri non si riesce ancora a nascondere lo scontento per come sia stata gestita la partita della Giunta e poi quella delle commissioni, malumore che si è riversato nei confronti del deputato Raffaele Nevi recentemente investito della carica di vice coordinatore regionale vicario per gestire anche le vicende del partito ternano. Proprio a lui peraltro c’e chi imputa anche un atteggiamento troppo morbido nei confronti del sindaco. 

Non mancano i problemi anche dentro la Lega e non è passato inosservato il fatto che il consigliere comunale/regionale Emanuele Fiorini - tra quelli "morosi" - non abbia partecipato al voto della presa d'atto dell'istruttoria del segretario generale Aronica sulla vicenda. Da quanto trapela Fiorini non sarebbe stato favorevole a portare la discussione a palazzo Spada come invece voluto dal presidente Ferranti e caldeggiato dal capogruppo del Carroccio Ceccotti. Mossa che qualcuno ha interpretato come uno "sgambetto" da inquadrare già nell'ambito della prossima corsa alle Regionali 2020 dove Fiorini - il più votato alle ultime Comunali - si gioca la riconferma ma dove la potenza di fuoco elettorale di cui ora può godere la Lega fa gola a molti esponenti "rampanti" del Carroccio.

Stritolato in tutte queste dinamiche il consigliere di Terni civica, Michele Rossi, che è rimasto fuori da ogni gioco. Una parte della Lega aveva imposto un veto sul suo nome ma il "colpo di grazia" in realtà se lo è dato da solo rimanendo coinvolto nel caso dei "morosi" e risultando uno dei più esposti. Così per lui non ci è scappata nemmeno la vicepresidenza della commissione controllo e garanzia. Al netto delle scuse a mezzo stampa dell'azzurro Brizile giustificazioni del pentastellato Simonetti e quelle delle assessore Alessandrini e Proietti, Rossi è stato l'unico consigliere coinvolto nella vicenda delle presunte incompatibilità che è intervenuto nel consiglio comunale di venerdì cercando - invano - di spostare l'attenzione sul tema della pesante pressione fiscale sulle imprese che sarebbe stata all'origine delle sue pendenze con l'amministrazione. "Pendenze sanate non per mantenere la poltrona ma giustamente per il rispetto del ruolo e della fiducia che hanno riposto in noi i cittadini e che ci hanno voluto qui a rappresentarli. Sanando la posizione debitoria abbiamo cancellato l'incompatibilità senza neanche poter chiedere, come nel mio caso essendo alcune cartelle vecchie di più di 15 anni, una verifica delle rispettive notifiche perché in questo caso si sarebbe aperto un contenzioso che avrebbe mantenuto l'incompatibilità. E' evidente che io abbia avuto difficoltà economiche quale allora giovanissimo imprenditore - ha detto - ma oggi, in una situazione diversa, ho immediatamente onorato quanto dovevo il giorno dopo che ne sono venuto a conoscenza. Quando si tratta di oggettive situazioni di impossibilità queste non meritano alcuna discussione sulla onorabilità della persona da parte di nessuno. Le situazioni meritano rispetto.
La mia passata situazione non è poi tanto diversa da quella di tanti altri nostri concittadini. Noi nei giorni scorsi abbiamo pagato il dovuto. Invece c'è chi ha fatto ricadere i propri errori e le proprie incapacità amministrative su tutti i cittadini. Perchè saranno i cittadini a pagare per i prossimi anni l'enorme debito frutto degli errori di amministratori incapaci. Un debito di decine di milioni di euro che costoro hanno scaricato invece su tutta la città".

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