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La giunta degli ex, via otto assessori in tre anni: così è cambiato l’esecutivo di Palazzo Spada

Da Dominici a Giuli fra polemiche e rimpasti. Solo Salvati e Fatale hanno resistito al “tritacarne” che ha modificato il volto dell’esecutivo guidato da Leonardo Latini

Fabrizio Dominici è stato il primo. E l’unico. Perché – almeno ufficiosamente – i motivi che hanno spinto il sindaco di Terni, Leonardo Latini, a dimissionare il primo assessore al bilancio dell’esecutivo che nel 2018 ha salito i gradini di Palazzo Spada sono noti. Vendita farmacie, acqua pubblica e Palasport sono i nodi venuti al pettine che hanno incrinato i rapporti tra il primo cittadino e il commercialista. Che, fa notare qualcuno, “è stato cercato proprio dal sindaco”. Ma tant’è.

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Fatto sta che però questi tre anni di amministrazione Latini sono stati piuttosto movimentati. Perché ad oggi, volendo tirare una riga immaginaria, fra assessori in carica e assessori sostituiti, il sindaco sarebbe in grado di mettere in piedi due giunte. O quasi. Visto che nove sono i componenti dell’attuale esecutivo e otto gli assessori defenestrati in questi trentasei mesi.

Chi resta e chi va

Rispetto alla giunta originaria varata nel luglio 2018, a parte il sindaco Latini, gli unici che restano sono Benedetta Salvati, che ha scalato l’amministrazione fino a ricoprire l’incarico di vicesindaco, e Stefano Fatale, assessore al commercio che con l’addio di Andrea Giuli incassa anche la delega per le iniziative del Natale. Per il resto, il volto della giunta – e i suoi equilibri politici – sono completamente cambiati.

Le “porte girevoli”

Dopo Dominici, la “lotteria” degli assessori ha toccato – in ordine sparso – Sonia Bertocco e Marco Cecconi (fu il primo vero rimpasto) poi ancora Valeria Alessandrini ed Enrico Melasecche, promossi in Regione dalle elezioni dell’ottobre 2019, e ancora Sara Francescangeli (nominata ad agosto 2020 e “cancellata” ad ottobre), Leonardo Bordoni, dimissionario, e Andrea Giuli, le cui deleghe sono state ritirate dal sindaco poco più di quarantotto ore fa. Una giunta nella giunta, insomma. Perché con gli assessori dimissionari e le loro deleghe, si potrebbe assemblare senza problemi una giunta di ex.

Il Consiglio non è da meno

Se la giunta “piange”, il consiglio comunale non ride. Girando il pallottoliere, rischiano di uscire numeri a casaccio. E però, sempre dal 2018 ad oggi, sono diversi i consiglieri che hanno cambiato casacca, schieramento, sponda. A volte, anche “emisfero” politico, scivolando da destra sinistra con l’appoggio del cuscinetto del gruppo misto. E comunque: c’è chi dice che i passaggi siano stati una ventina, chi dice una decina. Fato sta che, a sovrapporre il consiglio comunale di Terni di oggi con quello di tre anni fa, qualche stonatura viene fuori.

Calma apparente

A leggere i comunicati diffusi in queste ore dalle forze di maggioranza, sembrerebbe che le scelte mettano tutti d’accordo. Un po’ come succede all’indomani di ogni elezione: nessuno ha perso. Grattando però via i brillantini dai comunicati stampa, qualche indigestione viene fuori. Come ad esempio il sindaco e il vice di uno stesso colore politico o le deleghe riassegnate agli assessori. Insomma, non è tutto oro quel che luccica. Ma soprattutto, c’è chi incomincia a contare i giorni che separano dal voto e a far di conto.
“Sì – commenta qualcuno che mastica di politica da un bel po’ – ma i sondaggi oggi dicono una cosa e domani chissà…”.

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