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Il "pasticcio" del Piano Periferie, Grimani si discolpa: "Il testo non era chiaro"

Il senatore umbro del Pd replica alle accuse di aver votato l'emendamento che ha mandato in fumo 13 milioni di euro di progetti per Terni: "Abbiamo votato contro il decreto Milleproroghe"

I senatori umbri - di maggioranza e opposizione - sono finiti sulla graticola negli ultimi giorni per il "pasticcio" sul Piano Periferie. Accusati di aver votato a favore di un emendamento, proposto dal Governo, che alla fine della fiera ha mandato in fumo circa 13 milioni di euro di progetti che interessavano la città di Terni. Ma il senatore del Pd e sindaco di San Gemini, Leonardo Grimani, non ci sta e prova a fare chiarezza.

"L'emendamento e' stato votato - dice - ma la chiarezza che c'era sull'ulteriore stanziamento di 140 milioni per sbloccare gli avanzi non era altrettanto presente sul capoverso riguardante il differimento dei Piani Periferie. Però sia chiaro: il provvedimento lo ha prodotto la maggioranza. E noi alla fine abbiamo votato contro tutto il provvedimento (il decreto Milleproroghe, ndr). Ora siamo pronti a fare tutto il possibile per cambiarlo. Penso che tutte le forze politiche hanno a cuore questi progetti a partire dai partito che governano la città di Terni  e Perugia".

Insomma secondo il senatore è stata una questione di interpretazione. “Il Pd ha votato in aula un pacchetto di emendamenti concordati in commissione - spiega - attraverso i quali si libera liquidità per gli enti locali. È all’interno di questo pacchetto che è contenuto il passaggio, scritto in maniera involuta, riguardante il bando periferie. Sul provvedimento nel suo complesso e sull’articolo di conversione i senatori Pd hanno espresso voto contrario e adesso lo scontro è sull’interpretazione della norma. Quella restrittiva, che avevano accettato i democratici in commissione, era solo la conseguenza di una sentenza della Consulta che impone di non traferire nell’immediato finanziamenti ai Comuni che non hanno messo in campo progetti operativi. Il problema sta nell’interpretazione estensiva che il Governo vorrebbe applicare all’articolo sul bando periferie, spostando le risorse al 2020 anche per i Comuni che hanno presentato gli esecutivi. Come Pd, evidentemente, contestiamo con forza questa interpretazione e daremo battaglia alla Camera per cambiare il testo in modo che non ci sia margine perché il Governo possa giocare sulla pelle degli enti locali".

"Il piano periferie - prosegue Grimani - è uno degli obiettivi più importanti della stagione di Governo del Pd, ha messo in campo quasi 4 miliardi per dare nuova vita e nuove prospettive a zone disagiate, ed è singolare che chi ha passato il tempo a demolire quella esperienza riscopra ora l'impegno che ci fu a sostegno della riqualificazione delle periferie delle nostre città. Ricordo, infine, che l'emendamento porta la firma del capogruppo della Lega (Romeo) e di Daisy Pirovano (sindaco leghista) ed è stato blindato dalla maggioranza di Governo.  Se veramente la Lega e il Moviemento 5 stelle hanno a cuore il piano periferie questo provvedimento può essere cambiato a settembre in pochi minuti”.

Ferranti (FI): no allo scaricabarile

Non è comunque il momento delle polemiche per il presidente del consiglio comunale, Francesco Ferranti, invitando "tutte le forze politiche ad uscire dallo scarica barile dell'attribuzione di responsabilità e a lavorare congiuntamente in maniera propositiva, con una logica che miri all'interesse pubblico". "Per questo - afferma - nell'interesse esclusivo della città, intendo sollecitare tutti i nostri parlamentari umbri a far sì, con appositi emendamenti, che vi siano le opportune modifiche al decreto milleproroghe e che per un capoluogo in crisi come Terni vi siano dunque risorse immediate da poter utilizzare" 

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