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“Evitare che Ast si riduca ad un’officina di trasformazione da poche centinaia di unità lavorative”

Via libera del consiglio regionale dell’Umbria per la convocazione di una conferenza dell’economia e del lavoro a Terni. Sotto la lente la vendita delle acciaierie: garantire la credibilità dell’acquirente e volumi produttivi ottimali

“Il mantenimento dell’intero sito produttivo è condizione propedeutica ed essenziale, per evitare ridimensionamenti fatali non solo per l’occupazione dell’intera regione ma anche per il futuro della manifattura nel Paese”.

È questo uno dei passaggi della mozione urgente che il consiglio regionale dell’Umbria – su proposta della minoranza e poi condivisa dalla maggioranza – ha approvato all’unanimità con cui si impegna la giunta regionale “richiedere, in considerazione della strategicità del sito Acciai speciali Terni e delle sue produzioni, la immediata convocazione delle parti sociali e delle istituzioni locali alla presidenza del consiglio dei ministri, al fine di assicurare ai massimi livelli che il piano industriale che verrà e la credibilità dell’acquirente garantiscano il mantenimento dell’integrità del gruppo compresa la parte commerciale, i volumi produttivi ottimali dell’azienda, il funzionamento dei due forni di fusione e lo sviluppo del sito in base alle effettive potenzialità sotto ogni punto di vista, verificando così anche il rispetto dei termini dell’accordo ponte e le prospettive di investimenti in campo ambientale e tecnologico”.

Il futuro di Ast sarà poi al centro di una conferenza regionale su economia e lavoro che con la mozione si chiede al presidente dell’assemblea di Palazzo Cesaroni di convocare “entro i primi dieci giorni di ottobre” durante la quale si affronterà il più articolato discorso sullo “sviluppo industriale ed occupazionale della conca ternana, alla presenza di consiglieri regionali, giunta regionale e un rappresentante per ogni forza sociale più rappresentativa, nel rispetto della normativa Covid”.

Se le previsioni del ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti dovessero essere rispettate, la conferenza potrebbe rappresentare il “benvenuto” al nuovo proprietario di viale Brin, visto che il delegato del Mise ha recentemente ribadito che “entro settembre” la vendita delle Acciaierie dovrebbe essere perfezionate.

Quali che siano i tempi della trattativa, resta la centralità di Ast, non solo per il Ternano ma per l’intero tessuto economico regionale e nazionale.

“Acciai speciali Terni – si legge nell’atto - rappresenta attualmente da sola un quinto del fatturato industriale dell’intera Umbria e dà lavoro, tra addetti diretti, indiretti e indotto, a oltre 4mila persone, costituendo il più importante e qualificato produttore italiano di acciai inossidabili e speciali nonché uno dei maggiori d’Europa. Il reparto delle Fucine, parte integrante del gruppo, è una delle tre maggiori fucine al mondo unitamente alla Japan Steel e alla coreana Posco”.

Da qui la riflessione sulla necessità del “mantenimento dell’intero sito produttivo” che rappresenta la condizione “propedeutica ed essenziale, per evitare ridimensionamenti fatali non solo per l’occupazione dell’intera regione ma anche per il futuro della manifattura nel Paese. Il volume produttivo ottimale dell’azienda, che assicuri il funzionamento dei due forni di fusione, senza le quali l’Ast si riduce a un’officina di trasformazione da poche centinaia di unità lavorative, non può che essere superiore al milione di tonnellate annue, data la potenziale capacità produttiva pari a circa 1,5 milioni di tonnellate annue”.

La mozione ricorda inoltre che il consiglio regionale, lo scorso 9 febbraio 2021, ha approvato all’unanimità una ulteriore mozione che “impegnava la presidente della giunta regionale, in sintonia con la comunità ternana e umbra, ad interloquire con il Mise per assicurare che l’acquirente fosse un player industriale in grado di assicurare la continuità della capacità competitiva globale di Ast sia in termini di investimenti tecnologici e ambientali che di proiezione commerciale globale. Il 31 marzo 2021 è scaduto l’accordo di programma tra la Regione Umbria, i Comuni di Terni e Narni e il Mise relativo allo strumento dell’area di crisi complessa, per il quale era stato dato mandato dal consiglio regionale, con una mozione approvata all’unanimità, all’assessore allo sviluppo economico di avviare le interlocuzioni con il Mise per la stesura di un nuovo accordo di programma che desse continuità al rilancio e alla riqualificazione industriale dei comparti siderurgico e chimico in particolare”.

“È necessario – si legge in conclusione - per dare impulso allo sviluppo e all’occupazione di Terni e dell’Umbria del sud, addivenire al più presto alla stipula di un nuovo accordo di programma relativo all’area di crisi complessa, che dia concretezza al completamento delle infrastrutture necessarie per potenziare i fattori localizzativi e in tale contesto diventa fondamentale il piano industriale del futuro acquirente del comparto siderurgico di Ast, per assicurare un futuro non solo alle famiglie ed ai lavoratori, ma anche alla manifattura umbra ed italiana, di cui l’acciaio è componente essenziale”.

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