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Voto ai sedicenni, ci ha provato anche l’Umbria: “Così raddrizziamo i giovani”

La proposta di legge alle Camere era stata presentata dagli ex consiglieri regionali Buconi e Carpinelli: estendere la partecipazione per non parlare solo di bullismo e motorini truccati

Forse le argomentazioni non erano delle più solide: “Gli argomenti che si affrontano circa i giovani sono solo quelli del bullismo a scuola, del motorino truccato o dei ragazzi difficili”. Allo stesso modo, l’Umbria aveva in qualche modo anticipato la riflessione che in questi giorni sta occupando parte del dibattito politico: estendere la possibilità di voto ai sedicenni.

A gennaio 2014 gli ex consiglieri regionali Massimo Buconi e Roberto Carpinelli presentarono una “proposta di legge alle Camere” che prevedeva di introdurre “Modifiche al testo unico di cui al decreto del presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223, in materia di attribuzione del diritto di elettorato attivo nelle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali ai cittadini che hanno compiuto il sedicesimo anno di età”.

“In Italia, dopo cinquanta anni di grandi democrazie basate sul suffragio universale – scrivevano nel documento i rappresentanti del gruppo consigliere Socialisti riformisti per l’Umbria - oggi siamo alla crisi dello strumento partecipativo, quale è il voto. Molti giovani potrebbero partecipare attivamente alla vita politica anche al di sotto della soglia della maggiore età. In Europa, infatti, vi è un orientamento favorevole in merito”.

La scelta non era motivata solo dalla necessità di provare a contrastare l’astensionismo. “Rispetto a trent'anni fa, un ragazzo di sedici anni, oggi, ha maggiori possibilità di essere informato, è più consapevole e partecipe dei problemi della vita ed è molto più propositivo. Trenta anni fa non c’era tanta consapevolezza del mondo”.

Giovani, insomma, ma mica sprovveduti. “Naturalmente – ricordavano però Buconi e Carpinelli - questo non esclude che i sedicenni possano essere anche dei ragazzi da raddrizzare, ma se li responsabilizziamo, magari, lo saranno più difficilmente”. Ecco.

Quindi, “l’abbassamento dell’età a sedici anni per le elezioni regionali e amministrative” avrebbe dovuto rappresentare uno strumento “per avvicinare i giovani alla politica e responsabilizzarli attraverso la concessione del diritto di voto per l’elezione dei candidati a loro più vicini, anche in risposta alla generale disaffezione alla politica che è stata registrata negli ultimi anni”.

La Regione Umbria si sarebbe dovuta insomma fare promotrice di un intervento in Parlamento per introdurre una estensione del diritto di voto così da “raddrizzare” e “responsabilizzare” i giovani.

Il risultato? L’atto è “decaduto per termine della legislatura” e nessuno se ne è più occupato. Almeno fino ad oggi.  

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