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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute

Tristi e col cuore capriccioso, a Terni è record di consumo di farmaci contro ipertensione e depressione

Il dossier redatto da Aifa e Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali: più si abbassa la condizione sociale e meno si interviene sulle malattie

C’è un dato che dovrebbe far riflettere: se per la cura dell’ipertensione, la condizione sociale è discriminante (più si è poveri, meno ci si cura) per la depressione accade l’esatto contrario. A indice di “deprivazione” più alto, corrisponde un maggiore consumo di farmaci.

Ma l’elemento più rilevante scorrendo le pagine dell’Atlante delle disuguaglianze sociali nell'uso dei farmaci per la cura delle principali malattie croniche redatto da Aifa, Agenzia italiana del farmaco, e Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali è che Terni e il Ternano sono tra le zone in Italia in cui il consumo di farmaci per la cura di queste patologie è più elevato.

Il dossier aggancia anche la condizione di “deprivazione” con l’idea di “provare a fornire una chiave di lettura socioeconomica delle forti differenze territoriali relativamente all’uso dei farmaci in Italia. L’obiettivo ambizioso – spiega il volume - è quello di voler fornire una fotografia sia del contesto nazionale sia del dettaglio territoriale dell’uso dei farmaci per gruppi di popolazione con differenti livelli di deprivazione socioeconomica”. In particolare, si è tenuto conto di aspetti socioeconomici quali l’istruzione, l’occupazione, la composizione del nucleo familiare, la densità e la condizione abitativa della popolazione in studio.  

“Non è l’uso del farmaco ciò che discrimina lo stato socioeconomico – spiega nella sua prefazione Nicola Magrini, direttore di Aifa - quanto piuttosto la condizione di salute associata al proprio status. In altri termini, la posizione socioeconomica non preclude l’accesso alle cure ma è, al contrario, fortemente correlata con l’uso dei farmaci: il consumo dei farmaci è più elevato tra i soggetti residenti nelle aree più svantaggiate, probabilmente a causa del peggior stato di salute di questi soggetti, che potrebbe essere associato a uno stile di vita non corretto”.

Accade ad esempio che nei comuni meno deprivati dell'Umbria ci sia un tasso di consumo per gli uomini di 227,78 per quanto riguarda i farmaci contro l'ipertensione e di 210,61 nei comuni più deprivati (media regionale 214,75) e una forbice tra 169,61 e 186,94 per le donne a fronte di una media regionale di 173,56. Per gli antidepressivi la situazione è ribaltata: nei comuni più deprivati i consumi sono più alti sia per gli uomini (14,25) che per le donne (27,97) mentre nei comuni meno deprivati gli stessi consumi si abbassano a 12,66 per gli uomini e 26,79 per le donne. 

Restando all’ipertensione, il tasso di consumo a Terni è di oltre 177,9 dosi giornaliere pro capite per gli uomini mentre per le donne è di oltre 147,6 ddd. Numeri tra i più alti d’Italia dove il tasso di consumo di farmaci antipertensivi è comunque più elevato negli uomini rispetto alle donne (170,8 vs 141,8 ddd pro capite) con differenze tra regioni di una certa rilevanza, ma senza un preciso gradiente geografico negli uomini. Nelle donne, con l’eccezione dell’Umbria, i tassi più elevati si concentrano nelle regioni meridionali. I tassi variano da un valore minimo di 140,7 in Valle d’Aosta ad un massimo di 214,7 in Umbria per gli uomini e di 112,6 in Liguria e 173,6 in Umbria per le donne.

Elevato, anche se con picchi meno elevati rispetto ai farmaci contro l’ipertensione, l’utilizzo di medicinali antidepressivi. In questo caso, a livello regionale, la provincia di Perugia raggiunge livelli più alti di quella di Terni: per gli uomini, la media oscilla tra 11,2 e 12,7 ddd pro capite. Per le donne, la situazione si riequilibra e l’Umbria torna fra le regioni in cui il consumo è più alto con una media di 24,6 dosi giornaliere pro capite sia a Terni che a Perugia.

A livello nazionale, il tasso di consumo di antidepressivi risulta pari a 10,9 ddd pro capite tra gli uomini e 21,2 ddd pro capite tra le donne, in linea con la nota differenza di genere della patologia. Si osserva una notevole variabilità tra regioni, con una distribuzione geografica del tasso di consumo standardizzato per età che evidenzia valori tendenzialmente più alti per il Centro-Nord rispetto al Sud, per entrambi i generi, ad eccezione della Sardegna che presenta, tra le regioni del Sud, il valore del tasso di consumo più alto nelle donne (26,1). Più nel dettaglio, per le donne il tasso di consumo varia da un minimo di circa 17,2 ddd pro capite in Campania a un massimo di 31,1 ddd pro capite in Toscana, mentre per gli uomini il tasso oscilla da un minimo di 8,3 ddd pro capite in Friuli-Venezia Giulia a un massimo di circa 15,4 ddd pro capite in Toscana.

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