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Virus e dad, le “ferite” degli studenti umbri: peggiorano in italiano, inglese e matematica

Rapporto Mediacom 043, analisi sui risultati delle prove Invalsi 2021: così la pandemia ha peggiorato l’apprendimento dei ragazzi a scuola. Castellini: “Effetti che, se non recuperati, avranno conseguenze negative sulla vita sociale e professionale di questi giovani”

Nel 2021 il 9,5% degli studenti italiani, con un netto incremento rispetto al 7% del 2019 (nel 2020 le prove Invalsi non sono state svolte a causa della pandemia) ha terminato la scuola secondaria di secondo grado (scuole superiori) con competenze di base fortemente inadeguate. La difficoltà del sistema scolastico nel garantire a tutti e a ciascuno buoni livelli di competenze di base aumenta per gli studenti che provengono da ambienti meno avvantaggiati. In Umbria si rileva un forte incremento degli studenti del quinto superiore che non raggiungono i target minimi previsti in matematica (dal 42,5% del 2019 al 52,4% del 2021) e in italiano (dal 36,2% al 42,6%). In terza media limitato calo in matematica degli studenti umbri (ma miglioramento in italiano), in quinta elementare – sempre nella regione – netto calo nell’inglese listening ma tenuta nell’inglese reading. Da rilevare che in V° superiore, benché in miglioramento, il livello di studenti che raggiungono o superano lo standard minimo in inglese listening è basso (appena il 32,5% degli studenti nel 2021, con il dato che era il 29,7% nel 2019) inferiore a quello pure non certo elevato dell’Italia (36,9%) e del centro (37,1%). Livelli bassi che sono la conseguenza della scarsa presenza di insegnanti madrelingua nelle scuole superiori italiane.

Sono gli elementi principali che emergono dal nuovo rapporto curato da Mediacom043 che analizza i risultati delle prove Invalsi 2021 sottolineando le “ferite” lasciate dalla pandemia di Covid19 e dalla conseguente didattica a distanza sui livelli cognitivi degli studenti.

Mediacom043 è un’agenzia di big data che, di propria iniziativa o su commissione, diffonde Rapporti e approfondimenti di taglio economico e sociale, sia a livello nazionale che regionale. È diretta da Giuseppe Castellini.

“Le prove Invalsi 2021 si sono svolte a conclusione di un anno scolastico molto particolare, ancora profondamente influenzato dalla presenza del Covid19. Si tratta delle prime prove standardizzate rivolte a tutti gli studenti dopo lo scoppio della pandemia. Esse rappresentano – sottolinea Castellini - la prima misurazione su larga scala degli effetti sugli apprendimenti di base conseguiti (italiano, matematica e inglese) dopo lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza a causa dell’elevato numero dei contagi”.

Secondo il rapporto Mediacom, nel 2021 il 23% dei giovani della fascia dì età 18-24 anni o ha abbandonato la scuola o l’ha terminata senza acquisire competenze di base minime. Nel 2019 erano il 22,1%. Peggiora di conseguenza la dispersione scolastica implicita che rappresenta quegli studenti che, pur non essendo dispersi in senso esplicito, finita la scuola non hanno le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro e dell’Università. La difficoltà del sistema nel garantire a tutti e a ciascuno buoni livelli di competenze di base aumenta per gli studenti che provengono da ambienti meno avvantaggiati.

“Bastano questi pochi dati – aggiunge il direttore di Mediacom - per rendersi conto delle ferite inflitte dalla pandemia da Covid19 nel 2020, con le scuole in didattica in distanza (Dad) per lunghi periodi. Effetti che, se non recuperati, avranno conseguenze negative sulla vita sociale e professionale di questi giovani, sia perché buone competenze fondamentali sono prerequisiti per l’accesso all’esercizio dei diritti di cittadinanza, sia perché - come dimostrato anche da un recente studio della Banca d’Italia - c’è in media una correlazione diretta tra la qualità del livello di istruzione e i guadagni economici (e non economici, come migliore qualità della vita) realizzati nel percorso lavorativo”.

La situazione in Umbria

La prima profonda ferita lasciata dal Covid19 (e dalla conseguente Dad) negli esiti delle prove Invalsi 2021 in Umbria è l’arretramento in matematica, più pesante nell’ultimo anno delle scuole superiori che in quello delle scuole medie. La percentuale degli studenti umbri del quinto superiore che raggiungono o superano i livelli di conoscenze minime richiese in matematica scende dal 57,5% al 47,6% (-9,9 punti percentuali o, espresso in variazione percentuale e non in punti percentuali, -17,2%). Di converso, gli studenti umbri del quinto superiore che non raggiungono i target minimi richiesti in Matematica salgono dal 43,3% del 2019 al 52,4%, il che vuol dire che più di uno studente sue due non supera la soglia minima prevista di conoscenze. E l’arretramento umbro in Matematica nel quinto superiore (-17,2%) è più forte sia di quello medio nazionale (-15,8%) che di quello del centro (-14,8%), che pure mostrano cali rimarchevoli. Non solo, ma se nel 2019 la percentuale di studenti umbri del quinto superiore risultati adeguati in matematica (57,5%) era di poco inferiore sia alla media nazionale (58,2%) ma superiore a quella del centro (56,7%), nel 2021 è inferiore a entrambe.

“Non proprio un bel segnale nel momento in cui viene evidenziata la necessità di aumentare le conoscenze nelle materie Stem (science, technology, engineering and mathematics)”.

Sempre per quanto riguarda la Matematica, la situazione umbra arretra anche per quanto concerne l’ultimo anno elle scuole medie, ma in maniera molto più leggera e con un peggioramento molto meno marcato rispetto al dato nazionale e a quello del centro. Nel 2021, infatti, in Umbria risultano adeguati in Matematica il 62,8% degli studenti rispetto al 64,6% del 2019, con un arretramento del 2,8%. In Italia gli studenti di terza media adeguati in Matematica sono scesi dal 61,4% al 54,8% (-10,7%) e nel Centro dal 64,9% al 59,8% (-7,9%).

Profonda, anche se meno di quella della matematica, la ferita lasciata dal Covid19 nei risultati scolastici relativi all’Italiano, anche se questo in Umbria vale per il quinto superiore e non per la terza media, dove invece la regione migliora i risultati delle prove Invalsi, in controtendenza rispetto a quanto avviene per Italia e centro.

Nell’ultimo anno della scuola superiore gli studenti umbri che raggiungono gli standard minimi in italiano scendono del 10%, passando dal 63,8% al 57,4% (di converso, gli studenti non adeguati salgono dal 36,2% al 42,6%). Il dato nazionale segna -14,2% (gli studenti adeguati calano dal 65,4% al 56,1%), quello del centro -13,5% (gli studenti adeguati scendono dal 66% al 57,1%).

Come detto, l’Umbria va invece positivamente in controtendenza nelle prove Invalsi di italiano in terza media, dove gli studenti adeguati crescono del 6,7%, a fronte del -7,3% della media nazionale e del -5,7% del centro

Nel quinto superiore, benché in miglioramento, il livello di studenti che raggiungono o superano lo standard minimo in inglese listening è basso (appena il 32,5% degli studenti nel 2021, con il dato che era il 29,7% nel 2019), inferiore a quelli pure non certo elevato dell’Italia (36,9%) e del centro (37,1%). Livelli bassi che sono la conseguenza della scarsa presenza di insegnanti madrelingua nelle scuole superiori italiane.

Se si guarda all’andamento tea le prove Invalsi 2021 e quelle 2019, l’Umbria tiene e in vari casi avanza sia nel listening che nello speaking, ad eccezione del listening nell’ultimo anno delle scuole elementari, dove il numero degli studenti adeguati accusa una contrazione del 7,4% (scendono dall’88,1% del 2019 all’81,6% del 2021), a fronte del -1,9% dell’Italia e del -2,9% del centro. Ma sia nel quinto superiore che in terza media, l’Umbria marca un aumento degli studenti adeguati sia nel listening (+4,2%) che nel reading (+3%), mentre l’Italia e il Centro marcano un arretramento, più o meno marcato

Quanto pesa il background economico-sociale-culturale
sui risultati degli studenti

Il rapporto fa emergere che in generale c’è una correlazione diretta tra il background economico-sociale-culturale degli studenti e i loro esiti nelle prove Invalsi. In altre parole, fatto 100 il risultato medio degli studenti con Escs alto, i punteggi calano man mano che si scende nella scala economico-sociale. Un fattore da tenere presente da due punti di vista: il successo della scuola come elemento che riduce il divario cognitivo degli studenti provenienti da diversi ambienti economici, sociali e culturali e l’andamento anno dopo anno di questo divario.

L’effetto della pandemia, e della Dad collegata, negli studenti del quinto anno ha allargato (in media di oltre 2 punti percentuali) questo divario, mentre in terza media l’effetto è contrastato (con allargamento, tra il 2021 e il 2019, del divario in inglese reading e in misura minore in inglese listening, mentre in italiano e matematica c’è una sostanziale stabilità del divario). In quinta elementare il divario si allarga leggermente in italiano e matematica, mentre si restringe in inglese listening e, in maniera leggera, in inglese reading.

I genitori: la Dad non deve essere il futuro

La Dad non deve essere il futuro. In strema sintesi, è questa la valutazione complessiva (negativa) da parte dei genitori in base ai risultati del questionario online realizzato dall’Università di Milano-Bicocca per approfondire il pensiero delle mamme e dei papà con figli che frequentano la scuola primaria e secondaria. I dati sono stati raccolti nel periodo di maggio-giugno 2020 attraverso il metodo di rilevazione Cawi – Computer assisted web interview - e il campionamento è di tipo non probabilistico.

Anche se concordano sul fatto che la didattica a distanza è stata un’opportunità per implementare le tecnologie e aumentare le competenze digitali dei propri figli, da parte dei genitori sembrano predominare aggettivi sfavorevoli, che vedono nella Dad un’esperienza spiacevole, demotivante, inutile, inefficace e, in ultima analisi, brutta.

Per le madri e i padri del campione la Dad non è quindi scuola. Riconoscono senza dubbio che ha rappresentato l’unica via percorribile in una situazione di emergenza, ma ritengono importante che i ragazzi e i bambini tornino a relazionarsi con i propri coetanei e a vivere la comunità scolastica quanto prima.

Le emozioni dei figli durante la Dad

Dalle risposte dei genitori al questionario dell’Università di Milano-Bicocca, l’isolamento obbligatorio e il lungo periodo passato tra le mura domestiche hanno sicuramente avuto effetti sulla sfera emotiva e comportamentale dei bambini/ragazzi. Molti genitori hanno messo in luce proprio il forte disagio emotivo provato in quei mesi dai propri figli, con un aumento considerevole di comportamenti quali scarsa concentrazione, noia, cambi d’umore, frustrazione, dipendenza e bisogno d’aiuto, malinconia e senso di solitudine. 

Ai genitori è stato chiesto di fornire un giudizio rispetto alla propria dimensione emotiva rispetto al momento storico che stavano vivendo e i risultati restituiscono un quadro prevalentemente negativo. Dalle risposte emergono per lo più sentimenti di frustrazione, di solitudine e di rabbia generati da una condizione nuova e difficile da gestire. Se si pensa alle continue richieste da parte della Scuola, alla convivenza forzata con i propri figli e allo smart working, le sfide da affrontare per gli adulti sono state parecchie e impegnative; conciliare la vita domestica con quella lavorativa ha reso i mesi del primo lockdown davvero difficili da gestire, rendendo quei momenti di convivenza non sempre sereni.

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