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Donne e sport, la pallavolo nel territorio ternano: “C'è bisogno di un cambio generazionale”

La dottoressa Alessandra Favoriti, dopo aver partecipato ai mondiali di pallavolo con le azzurre, è tornata sul perimetro di gioco:"Lo sport è scuola di vita, ti insegna e dimostra che solo l'impegno ti fa arrivare al risultato"

Sport di squadra che esalta il gruppo, premiando anche le caratteristiche individuali di ogni singolo componente. Il capitano dell’Acqua Azzurra, Alessandra Favoriti, ha partecipato alla fortunata esperienza azzurra nel recente mondiale. Una volta conquistata la medaglia d’argento ricoprendo il ruolo di medico della nazionale, è tornata a calcare i palazzetti dell’Umbria trasmettendo alle ragazze di coach Dionigi tutta la sua esperienza sottorete.

“L'obiettivo della nostra squadra quest'anno era e rimane l'ingresso nei play off e la crescita delle più giovani - esordisce Alessandra - A mio avviso, deve essere prerogativa di tutte le società pallavolistiche del nostro territorio. C'è bisogno di un cambio generazionale per rilanciare la pallavolo e lo si può fare solo in questo modo. Certo, la crisi economica ha colpito forte il nostro settore e spesso nelle società mancano elementi basilari come dirigenti, preparatori atletici assistenza fisioterapica e palestre riscaldate. Lavorare sui settori giovanili, potenziando anche questi aspetti, è necessario, per far crescere atlete le quali possano dire la loro in campionati nazionali che sono quelli che non abbiamo più nel ternano”.

Abbiamo chiesto ad Alessandra di lanciare un messaggio per le ragazze che si vogliono cimentare nell’attività sportiva o che già la stanno praticando. “Alle giovani di oggi dico che fare sport è fantastico, e farlo in una squadra lo è ancora di più - afferma - Ho conosciuto una tra le mie migliori amiche (Erika Campana, ndr) e già questo vale i tanti sacrifici. Lo sport è scuola di vita, ti insegna e dimostra che solo l'impegno ti fa arrivare al risultato. Alle giovani di oggi voglio dire di avere pazienza e umiltà, spirito di sacrificio ma anche grinta e ambizione. E più in generale dico a tutti, compresi i genitori: il tempo passato a fare attività fisica non è tempo perso. Impariamo ai nostri figli che non è tempo tolto allo studio o alla vita sociale, anzi! È tempo dedicato alla nostra salute e alla nostra crescita fisica e mentale. Lo sport è stato la mia valvola di sfogo negli undici anni di studio, prima di medicina e poi nella specializzazione in medicina dello sport e lo è tuttora al termine delle lunghe giornate di lavoro”.

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