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Addio a Pietro Fontana, fu protagonista delle promozione in Serie A della Ternana

Aveva 76 anni, la morte arriva dopo una lunga lotta contro la malattia. L’esordio a L’Aquila e poi la Lazio prima di indossare la maglia rossoverde

L’ex difensore di Ternana, Lazio e Arezzo Pietro Fontana si è spento nella notte all’età di 76 anni dopo aver lottato contro la malattia. Un difensore a dir poco arcigno quello che da adolescente - come ricorda la figlia Marzia, attrice e conduttrice televisiva - lasciò quel piccolo paese per andare a fare il minatore, riuscendo poi a realizzare il sogno di giocare a calcio, spiccando il volo tra i professionisti.

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Prima il contratto con L’Aquila con 60 presenze in due stagioni, quindi il passaggio alla Lazio. Con i biancocelesti di Juan Carlos Lorenzo e Ferruccio Mazzola conquistò la seria A (1968-1969) senza però poter assaporare la massima serie. Fontana riparte da Terni dove trova un aretino, quel Corrado Viciani inventore del ‘gioco corto’. La Ternana è la classe operaia che va in paradiso perché alla fine del campionato 1971-1972 arriva la promozione in A. Per Fontana è il secondo torneo cadetto vinto, ma anche questa volta non debutterà nell’Olimpo calcistico.

Lasciata Terni, ecco la chiamata dell’Arezzo. In amaranto resta dal 1972 al 1974, sempre in B. Qui conosce la sua futura moglie Bruna e qui nasce la figlia Marzia. Intanto però il calcio lo chiama in giro per l’Italia e così dal 1974 al 1976 gioca nel Brindisi, chiudendo la sua carriera a 32 anni.

Inizia quella di allenatore. Cavese, Campobasso, Anconitana, Cosenza, Gioventù Brindisi, Crotone, Massese e Castel di Sangro. Proprio con Crotone e Castel di Sangro ottiene due promozioni prima di sedersi sulla panchina dell’Arezzo nel 1993-1994. Il Cavallino ripartiva dalla serie e dopo l’esonero di Marini toccò a Fontana che proprio sotto la sua gestione fece debuttare Lauro Minghelli.

Ormai da alcuni anni era un abituale frequentatore dei salotti televisivi aretini per parlare dell’Arezzo ma soprattutto di calcio, dal settore giovanile ai professionisti. A volte burbero e deciso nell’esporre le proprie idee, ma sempre pronto al dialogo, un po’ come lo era stato in campo: arcigno ma pronto a stringere la mano alla fine delle ostilità come amava ricordare.

Alla famiglia le più sentite condoglianze da parte della nostra redazione.

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