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Ternana, dalla battaglia legale comune a partenze diverse per le ripescande

Cinque le società partecipanti al torneo di Serie C coinvolte nella vicenda ripescaggi

Un’intera estate a condividere la battaglia legale. Cinque società interessate (Ternana, Pro Vercelli, Siena, Novara e Catania), strategie diverse ed ora l’ultimo appuntamento condiviso del 23 ottobre. L’udienza di merito al TAR Lazio per decidere, finalmente, sui ricorsi presentati in merito a format cadetto e criteri di ripescaggio

La partenza delle società ripescate

Tre club inseriti nel girone A, i restanti rispettivamente in quello B e C. Tra tutte le compagini chiamate in causa è il Siena ad aver iniziato a scartamento ridotto. Tre pareggi in altrettante gare per i bianconeri con appena una rete all’attivo. Poco meglio ha fatto il Novara a quota 4 punti in virtù di un successo, un pari ed una sconfitta. Gli azzurri, dopo aver impattato contro la Juventus Under 23, hanno superato nettamente il Piacenza in trasferta (3-0 il finale ndr). Infine ecco il ko esterno a cospetto della Carrarese attualmente capolista del gruppo A. Con due pareggi ed un’affermazione c’è la Ternana di Luigi De Canio, al terzo posto virtuale nella graduatoria delle ripescande. I rossoverdi si pongono dietro il Catania a quota 7 e la sorpresa Pro Vercelli. I leoni piemontesi hanno vinto tutte e tre le gare di campionato e possono ambire a raggiungere la vetta della generale, dopo aver ultimato tutti i recuperi

Destini che si uniscono

Citando la celebre canzone dei Tiromancino i destini di tutte queste formazioni si uniscono sotto la medesima esigenza. Recuperare le prime tre partite di campionato con impegni infrasettimanali concatenati. Difficoltà logistiche e legate ad una condizione fisica da inseguire rispetto alle avversarie dei rispettivi gironi. Ci sono poi due ulteriori società le quali avranno enormi difficoltà ulteriori. Dovranno attendere il prossimo 23 ottobre Entella e Viterbese. I liguri sono sospesi tra B e C; i laziali tra il girone A e C della Lega Pro. Una situazione paradossale sulla quale il prossimo presidente della FIGC dovrà far fronte comune

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