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“Scegli chi vuoi essere”, l’adozione vista dai ragazzi: rabbia, emozione e successi

Si è svolta ad Amelia la seconda edizione della “Week Ado Lab, settimana residenziale per figli adottivi adolescenti. Margarita Soledad Assettati: le difficoltà possono diventare risorse

Essere figli non è per niente un “mestiere” facile. Essere figli adolescenti è ancora più complicato. Essere figli adolescenti adottivi porta con sé un carico di difficoltà notevole. Eppure, “queste difficoltà possono però diventare delle risorse perché stimolano in loro (i figli adottivi) una forza interiore che li contraddistingue e, se ben incanalata, li può condurre al successo personale”.

Si è conclusa ad Amelia la seconda edizione della Week Ado Lab, settimana residenziale per figli adottivi adolescenti, organizzata da Centro adozione minori e famiglia di Margarita Soledad Assettati, psicologa e figlia adottiva. Ventitre figlie e figli adottivi provenienti da tutta Italia e da otto Paesi di origine, hanno convissuto una settimana ospiti del complesso monasteriale delle monache benedettine di San Magno, per affrontare insieme un percorso finalizzato alla ricerca della propria identità e del senso di appartenenza. “Scegli chi vuoi essere” è stato il motto delle giornate strutturate con momenti di intenso lavoro personale e collettivo e altri rivolti alla costruzione del gruppo come corpo e anima pulsante.

Dalle difficoltà alle risorse

Il lavoro più intenso della settimana si è concentrato sul tema della adolescenza che nei figli adottivi, oltre a tutto il carico emotivo tipico di questa fase evolutiva, porta con sé ulteriori fattori di stress che hanno a che vedere con emozioni e sentimenti che fanno da costante sfondo nella loro vita: fra tutti la rabbia, la tristezza e il dolore. Nei figli adottivi, provenienti da adozione internazionale, si aggiunge inoltre l’accettazione, da parte del gruppo dei pari e della società, delle diversità somatiche, culturali e linguistiche. Condizioni, queste, che rendono profondamente complesso tanto l’innesto familiare che sociale. “Indubbiamente molti problemi sono legati alla difficoltà del processo di integrazione – afferma Margarita Soledad Assettati, psicologa, figlia adottiva e organizzatrice dell’iniziativa – In alcuni casi i problemi si manifestano attraverso alcune forme di dipendenza di natura relazionale proprio perché la relazione primaria è venuta a mancare al principio della vita di molti ragazzi. Quindi c’è il confronto, spesso duro e frustrante, col gruppo dei pari a scuola e nelle attività ricreative, perché evidentemente si sentono diversi anche solo per il colore della pelle o i tratti somatici. Queste stesse difficoltà possono però diventare delle risorse perché stimolano in loro una forza interiore che li contraddistingue e, se ben incanalata, li può condurre al successo personale”.

Appartenenze e dipendenze

I ragazzi hanno dunque partecipato a laboratori, condotti da esperti del settore, che hanno toccato la questione dell’identità e dell’appartenenza a diversi livelli: si è lavorato sulle emozioni, in particolare la rabbia, l’aggressività e la tristezza con alcuni stimoli psicoeducativi. È stato aperto un confronto sul tema delle dipendenze relazionali, quelle da sostanze stupefacenti e sulle “nuove dipendenze” (tecnologie, sesso, gioco). Sono state approfondite alcune questioni legate alle condotte illegali che possono facilmente condurre ad atti illeciti. Sono stati introdotti alcuni momenti finalizzati al contatto col proprio fisico attraverso lo yoga e il rilassamento mentale e corporeo. Attraverso un’equipe di professionisti, si è lavorato in profondità per scorgere quale strada scolastica o professionale potrebbe orientare ciascuno di loro verso la soddisfazione personale, partendo dalle competenze innate e dai talenti naturali.

L’incontro in Comune

Il percorso ha avuto il suo culmine venerdì 3 agosto nella sala consiliare del Comune di Amelia, per parlare di appartenenza a un livello molto più ampio e legato alle comunità sociali che accolgono i ragazzi e che chiedono loro di sentirsi pienamente attivi. Alla presenza del sindaco, Laura Pernazza, e dell’assessore alle politiche sociali, Antonella Sensini, i ragazzi hanno avuto modo di interagire sui temi della democrazia, dell’impegno civico e della partecipazione alla vita della comunità di appartenenza per esercitare pienamente il loro diritto/dovere di cittadini italiani. “Ritengo che il percorso fatto dai ragazzi durante questa settimana di convivenza sia molto costruttivo – afferma Laura Pernazza, sindaco di Amelia - Da parte nostra, come amministrazione comunale, abbiamo affrontato con loro il ruolo delle istituzioni e li abbiamo spronati a essere protagonisti attivi nelle proprie comunità. Siamo assolutamente convinti che trasmettere i valori della cittadinanza e del rapporto diretto e collaborativo con le istituzioni sia determinate per raggiungere l’obiettivo della piena integrazione”.  Proprio il Comune di Amelia ha patrocinato l’iniziativa, che è stata sostenuta e finanziata dai Lions Club della Valnerina, Narni-Amelia e Perugia Host e dall’associazione “Cileni di Sardegna” costituita da figli adottivi sardi provenienti dal Cile.

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