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Martedì, 16 Aprile 2024
Amelia Lugnano in Teverina

Lugnano, un'edicola acquistata da un mese già rischia di chiudere: "Mi avevano detto che era tutto a posto"

La storia di Giovanni, cittadino di Lugnano, che ha rilevato l'edicola dismessa dalla precedente proprietaria il 30 giugno per dare la possibilità alla figlia di avviare un'attività. Ma i tagli alla distribuzione stanno mettendo in crisi l'attività: "Se continua così, fra un mese chiuderemo".

Questa storia ha una data di inizio: 30 giugno 2020. Quel giorno i battenti dell'unica edicola di Lugnano in Teverina chiudono, lasciando a bocca asciutta i tanti cittadini che ogni giorno acquistavano giornali e periodici. Sembra banale dirlo, soprattutto in tempi nei quali la tecnolgia, uno spirito ecologista e la dinamicità dell'informazione stanno mettendo in un angolo l'editoria tradizionale. In realtà, quando un'edicola di un piccolo borgo chiude si perde tutti e tanto.

Un "silenzio stampa" che dura fino ai primi di settembre, quando Giovanni decide di rilevare la licenza per offrire la possibilità alla figlia di poter avviare una attività in proprio e camminare con le sue gambe ipotizzando un futuro a Lugnano.

Un gesto bello da parte di Giovanni, che mette a disposizione il suo tempo da armonizzare con il lavoro e risorse economiche, perché per aprire l'attività ha dovuto sborsare d'un colpo circa 15mila euro. Un gesto che è frutto della speranza di un padre che si augura il meglio per la propria figlia. 

Ma Giovanni non è uno sprovveduto, il suo lavoro lo porta a trovarsi in giro per l'italia e il mondo, quindi sa che prima di fare un passo è necessario assicurarsi che la gamba sia sufficientemente in grado di sostenerlo. Una delle prime domande che pone prima di rilevare la licenza, è se verranno mantenuti tutti gli accordi con l'azienda di distribuzione già concordati con la precedente proprietà. La segreteria di "Umbra Distribuzione", azienda spoletina di proprietà di Gianni Conti e deputata al trasporto di giornali e riviste in tutta la regione, ha dato garanzie dichiarando che sarebbero stati mantenuti tutti gli accordi con la precedente proprietà. 

Pronti, via. Riapre l'edicola e arrivano i primi problemi perché i giornali non arrivano. Giovanni chiama "Umbra Distribuzione" per avere spiegazioni, ma qualcosa non va. "Mi hanno detto - spiega Giovanni - che Lugnano non rientrava più nel circuito di distribuzione perché erano stati fatti dei tagli al trasporto, in quanto l'azienda non poteva più permettersi di fare sosta in modo capillare. Insomma, per loro non c'era convenienza nel rapporto trasporto/ricavi. E allora - prosegue Giovanni - ogni mattina devo recarmi a Porchiano o ad Alviano per farmi dare i pacchi. Questo genera ritardi nell'apertura dell'edicola e rende tutto troppo complicato". Oltre al fatto che questo via vai quotidiano toglie tempo all' attività di Giovanni costretto a svegliarsi all'alba per caricarsi i pacchi di giornali e tornare indietro. "Questo sacrificio lo faccio perché sono abituato a onorare gli impegni e per sostenere mia figlia. Ma non posso andare avanti all'infinito. Mi do tempo due mesi al massimo, se non cambia nulla chiudo. Ma se ci sarà un'ulteriore chiusura, Lugnano rischia di non avere più un'edicola a disposizione, viste le condizioni impossibili dettate dal distributore".

La posizione di "Umbra Distribuzione"

Dal canto suo, l'azienda di distribuzione si è fatta i suoi calcoli che hanno fatto scaturire un risultato: distribuire capillarmente i giornali nei piccoli borghi è una remissione totale. Il timore è che, dopo Lugnano, anche altre piccole realtà circostanti potrebbero entrare in un "silenzio stampa" che metterebbe a rischio il diritto all'informazione. 

Tuttavia, "Umbra Distribuzione" propone un tavolo di concertazione fra editori, amministratori locali e regione Umbria per arrivare a un accordo bilaterale che favorisca le attività di trasporto anche nei piccoli centri. 

Per il momento Giovanni e la figlia continuano ad andare avanti, sostenuti da tutti i cittadini di Lugnano e dall'aministrazione comunale che fanno quadrato attorno a loro. Ma non basta, serve un intervento istituzionale "dall'alto" per scongiurare un silenzio che suona come la dissoluzione di un diritto fondamentale.

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