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Teatro sociale all’asta, trattative in corso con la banca

Amelia, la vendita in programma il 20 settembre, il prezzo parte da 1,1 milioni. Speranze sull’art bonus, caccia aperta al mecenate

La speranza. E i giorni contati. L’asta di vendita del teatro sociale di Amelia è fissata per il prossimo 20 settembre: si parte da un’offerta base di 825mila euro con rilanci minimi di 5mila euro e una base di 1,1 milioni di euro. Prezzi di saldo per un gioiello del ‘700 – è stato costruito nel 1783 dall’architetto Stefano Cansacchi – che si estende su una superficie complessiva di oltre 10.500 metri quadrati e che può contare su un ulteriore spazio all’aperto, ultimato nel 2006, con oltre 200 posti a sedere e un belvedere sulla vallata amerina.

In questi giorni, la Società teatrale avrebbe avviato una serie di contratti e trattative con la banca che detiene l’ipoteca per verificare la possibilità di chiudere il contenzioso ed evitare il passaggio dell’asta. Che, seppure la speranza lascia immaginare che anche questo tentativo – come quelli che vanno avanti dal 2016 – possa andare a vuoto, nasconde sempre una percentuale di rischio.

Il contenzioso tra Società teatrale – proprietaria della struttura – e la Banca nazionale del lavoro risale al 3 dicembre 2004, quando venne stipulato un contratto di mutuo per 750mila euro, da restituire in 30 anni con rate semestrali, a fronte di una ipoteca per 1,5 milioni di euro.

Dal canto suo, il Comune – che detiene alcune quote della società - sta alla finestra. In questi giorni sono stati consegnati i bilanci relativi al 2015 e al 2016, con conti in sostanziale pareggio. E una affilatissima spada di Damocle che pende minacciosa sul futuro prossimo del teatro. Le risorse pubbliche per avventurarsi nell’acquisto del bene non ci sono. E, semmai ci fossero – fanno sapere da palazzo Matteotti – verrebbero destinate verso altre priorità. Tenendo presente anche che, entrare in possesso del teatro, significherebbe poi gestirlo e quindi farsi carico di ulteriori costi, al momento, insostenibili.

Le strade possibili, al momento, sono insomma due. Che Società teatrale e Bnl trovino un accordo prima della vendita o che, in alternativa, all’appuntamento del 20 settembre non si presenti nessuno. Sperando che, magari, nel frattempo si faccia avanti un mecenate che, anche con le agevolazioni fiscali previste dall’arta bonus – che offre uno sconto sulle tasse a chi investe nel recupero del patrimonio artistico e culturale – possa farsi carico del teatro. Un identikit in realtà c’è. Perché in un passato non troppo lontano erano stati sviluppati con Brunello Cucinelli, re del cashmere, che ha già sostenuto iniziative di questo genere, come il recupero dell’arco etrusco a Perugia. Ma che avrebbe poi indirizzato risorse ed interessi verso Norcia e quella parte di Umbria drammaticamente ferita dal terremoto. Qualcun altro, però, può sempre farsi avanti.      

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