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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia

Terni, aziende del territorio a rischio ripartenza dopo la pausa estiva. Il campanello d’allarme proveniente da Acciai Speciali Terni

Lo scenario in vista di un autunno che si preannuncia piuttosto ‘caldo’

Il nuovo ricorso alla cassa integrazione ad Acciai Speciali Terni, tra luglio e agosto, con la fermata degli impianti di oltre un mese, considerando anche due settimane di ferie, è un campanello di allarme per il futuro dello stabilimento ternano. Oltre la contrazione del mercato di riferimento che ha determinato il conseguente calo delle commesse di lavoro, registratosi ormai da qualche tempo e proveniente soprattutto da parte della committenza abituale, pesa la guerra tra Russia e Ucraina, l’invasione di acciaio dai paesi asiatici, i costi energetici. Il rischio è che dopo la fermata estiva, molte aziende resteranno con i cancelli chiusi.

Ad aggravare la situazione il caro bollette elettrica che rischia un ulteriore rincaro del 35% per l’abolizione dell’esenzione degli oneri di trasporto e dispacciamento per i grandi carichi energivori e dell’eliminazione dei crediti d’imposta per le imprese. Attualmente il costo in Italia è di 100 euro a megawattora il rischio di pagarla 120 euro a megawattora, in totale controtendenza rispetto ai competitor. In Francia e Germania, i governi hanno preso misure per le industrie energivore, a sostegno e per consentirle di superare la crisi energetica. Il presidente di Federacciai Antonio Gozzi ha fatto la voce grossa, mettendo sull’avviso il governo della situazione di difficoltà cui versa il settore. Anche imprenditori del calibro di Giovanni Arvedi si sono spinti a sollecitare il Governo a non prendere decisioni che metterebbe nell’angolo la competitività delle aziende, che rischiano di andare fuori mercato sul piano internazionale per l’esplosione dei costi energetici nel nostro Paese. 

Il segretario generale nazionale della Fim Cisl Roberto Benaglia e la Fismic territoriale del segretario Giovacchino Olimpieri chiedono al ministro Urso una convocazione delle parti sociali per valutare come proseguire il sostegno alla competitività delle industrie siderurgiche. Senza decisioni importanti ed immediate le imprese italiane perderanno ulteriormente competitività nei confronti dei concorrenti francesi, tedeschi, spagnoli e finlandesi che pagano l’energia elettrica al massimo 60 euro al kwh e aggrediscono i clienti, anche in Italia, sottraendo commesse e causando dolorose fermate produttive, come nel caso di Acciai Speciali Terni.

Gli impianti elettrici

Negli anni ‘30 del secolo scorso, la Terni società per l’industria e l’elettricità aveva iniziato il programma elettrico con il potenziamento del bacino Nera-Velino con la realizzazione di un canale di 42 chilometri che convogliava le acque del Nera, a valle della centrale di Preci, al lago di Piediluco, attraverso gallerie e viadotti. Il programma prevedeva una diga mobile sul fiume Velino, un canale di collegamento con il bacino di Piediluco e i laghi artificiali del Salto e del Vomano, nel Lazio. Con il bilancio positivo del settore elettrico la Terni riusciva a ripianare il deficit del settore siderurgico. Nel 1963, con la nazionalizzazione dell’energia elettrica, gli impianti furono espropriati dall’Enel, 2008 acquisiti dall’Endesa, ceduti a E.On, passati a Erg e circa due anni fa nuovamente acquisiti da Enel.

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