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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Ast, Burelli "allontana" la vendita di due anni

L'amministratore delegato ha incontrato i sindacati e annunciato l'intenzione di prorogare di 24 mesi l'attuale piano industriale, nuovo confronto a fine mese: si riapre la partita sull'integrativo

Due anni. Questo potrebbe essere il limite temporale entro il quale le acciaierie potrebbero cambiare padrone. Sì, non sono in vendita come hanno detto i rappresentanti di ThyssenKrupp all'ultimo incontro al Mise e come ha ribadito questa mattina nell'incontro a Roma con le segreterie nazionali e territoriali dei sindacati anche l'amministratore delegato Massimiliano Burelli. Ma il numero uno di viale Brin ha anche annunciato l'intenzione di procedere "ad una proroga del piano industriale in scadenza il prossimo 4 dicembre per altri due anni proseguendo nel processo di trasformazione in corso ai fini di migliorare efficienza e produttività", come recita la nota dei sindacati. Insomma, non un nuovo piano industriale - come si attendeva - ma una prosecuzione di quello che comunque ha riportato in utile l'azienda dopo otto anni di pesanti passivi. Burelli del resto ha evidenziato come anche l'anno fiscale chiuso il 30 settembre scorso sia in attivo e che gli investimenti nel quadriennio 2014-2018 abbiano raggiunto i 191 milioni di euro, 21 milioni di euro in più rispetto a quanto sottoscritto nell’accordo sindacale del dicembre 2014.

Due anni. Più o meno come il tempo che si è data ThyssenKrupp per portare a termine lo "spezzatino" tra le varie attività del gruppo che saranno separate finendo in parte nella nuova società Industrials e in parte in quella Materials dove confluiranno anche le acciaierie di Terni. Tra i 12 e i 18 mesi, questo il calendario fissato a Essen dall'amministratore delegato - ora non più a interim - Guido Kerkhoff. Insomma, quando la separazione voluta con forza dagli azionisti - Cevian e fondo Elliott in primis - sarà completata e Ast presumibilmente avrà raggiunto una consolidata stabilità economica si aprirà la porta ai pretendenti che, almeno in Italia, sono già alla porta.

I sindacati, dal canto loro, hanno ribadito la preoccupazione sui futuri impegni e strategie industriali dopo le dichiarazioni della multinazionale tedesca circa la non strategicità del sito di Terni mentre in merito alla proroga del piano industriale hanno sottolineato l'auspicio "che contenga non soltanto elementi di consolidamento dello stato attuale - dicono congiuntamente Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic e Usb - ma anche prospettive di sviluppo in merito a volumi, investimenti, occupazione missione delle ex società controllate e aspetti ambientali". 

Per discutere di questo e del piano industriale in maniera più approfondita azienda e sindacati si sono già dati appuntamento al prossimo 29 ottobre e i rappresentanti dei lavoratori hanno già messo sul tavolo la necessità di riaprire la discussione sul contratto integrativo come concordato nell'accordo del maggio scorso, "punto sul quale - dicono - l’azienda si è dichiarata disponibile".

Bentivogli (Fim): troppe incertezze da dazi ed energia, Governo mantenga impegni

Durante l’incontro sono emerse preoccupazioni delle segreterie nazionali rispetto alla politica dei dazi che stanno mettendo in campo gli Usa." In particolare sul settore siderurgico - ha rilevato il segretario della Fim Cisl, Fabrizio bentivogli - gli Stati Uniti hanno imposto un 25% in più sulle importazioni, mentre sull’alluminio il 10%. Una situazione questa che apre scenari incerti rispetto al futuro delle esportazioni e delle produzioni non solo primarie ma anche di tutto il sistema industriale nazionale ed europeo. Alla situazione di incertezza legata ai dazi si aggiunge, per quanto riguarda l’Italia, un costo dell’energia ancora troppo elevato rispetto ai paesi concorrenti. E’ necessario quindi, su questo fronte che il Governo mantenga e anzi rafforzi con ulteriori risorse il piano di strategia energetica nazionale, messo in campo dal precedente governo. Il rischio è che se dovesse venir meno questo sostegno si renderebbe difficile il mantenimento degli attuali livelli occupazionali dell’Ast di Terni".

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