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Cronaca

Così il virus è arrivato in Umbria: “Lavoro e studio, ma anche le settimane bianche si sono fatte sentire”

La task-force della Regione: “Ricostruita per ogni singolo caso la catena epidemiologica, questo ci ha consentito di frenare i contagi”. Il bollettino aggiornato della protezione civile

Ad oggi in Umbria i positivi al Covid19 sono 1.091, 39 in meno rispetto alla scorsa settimana. Le persone guarite sono 159 (25 in più rispetto al dato di ieri, 9 aprile) mentre i clinicamente guariti sono 339, 18 in più nelle ultime ventiquattro ore.

I pazienti positivi attualmente ricoverati sono 185 (-7). Di questi, 39 (+1) sono in terapia intensiva. Le persone in isolamento domiciliare sono 3.284 (-261). Sempre alla data di oggi, 10 aprile, risultano 7.357 (+360) persone uscite dall’isolamento. Nel complesso, entro le ore 8 del 10 aprile, sono stati eseguiti 16.325 tamponi (+1.155).

Dall’inizio dell’epidemia, le persone decedute sono 52. “La vita umana vale più di ogni altra cosa”, dice la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, nella conferenza stampa settimanale convocata per fare il punto sull’emergenza Coronavirus e illustrare le “mosse” della task-force regionale. Ma proprio su questo dato si gioca in parte il futuro dell’Umbria. Perché l’indice di mortalità rilevato nel cuore verde d’Italia (3,99%) è il più basso del resto del Paese (la media italiana è del 12,7%).

“Questo è un virus che nell’80% dei casi – ha spiegato il direttore regionale a salute e welfare, Claudio Dario – si risolve in casa. Solo nel 20% dei casi i sintomi sono più gravi e, per il 5 o 6% dei pazienti, c’è bisogno di una ospedalizzazione”. Tant’è vero che ad oggi in Umbria viene utilizzato il 39% dei posti letto di terapia intensiva disponibile.  

Merito anche del lavoro svolto dalla task-force regionale che sta gestendo l’emergenza. E che ha ricostruito la “strada” attraverso la quale il Covid19 è arrivato qui.

“Si tratta per lo più di casi di importazione – spiega ancora Dario – per cui il contagio è avvenuto fuori dal territorio regionale per motivi di lavoro o studio. Oppure per svago perché – sottolinea Dario - la settimana bianca si è fatta sentire”. Da qui, il virus si è diffuso attraverso i contatti che le persone hanno avuto.

“È stato ricostruito per ogni singolo caso la catena epidemiologica: questo ci ha consentito di frenare i contagi”. Che sono però molto veloci. Per questo, “situazioni apparentemente basse, se i comportamenti non sono estremamente attenti, possono portare in pochi giorni ad una esplosione di casi”.

Ed anche per questo, si tratta di una “ferita facile da riaprire se non c’è attenzione”.

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