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Cronaca

“Caccia” al fattore G, ecco come si può sconfiggere il Coronavirus: l’appello di Avis Umbria ai donatori

Il presidente Marchini: incrementare la raccolta di plasma fra le persone guarite e tra gli asintomatici, seguiamo l’esempio di Casalpusterlengo. Ma Terni è fanalino di coda della regione

L’arma che potrebbe risultare fondamentale nella lotta al Coronavirus si chiama fattore G. “Come avvenuto su esperimenti fatti a Castiglione D’Adda, dove su 60 donatori 40 sono risultati asintomatici e avevano già sviluppato gli anticorpi per il Coronavirus”. 

“La sperimentazione va avanti e le tecniche sanitarie per fronteggiare il virus si stanno sempre più affinando – spiega Andrea Marchini, presidente di Avis Umbria - La sperimentazione che sta avvenendo al San Matteo di Pavia denota con estrema precisione quanto sia importante ora più di prima la raccolta di plasma. Dai donatori di sangue di Casalpusterlengo, a 20 chilometri da Lodi, in Lombardia, il plasma per salvare le vite dei malati affetti da coronavirus. Il paese, situato a quattro chilometri da Codogno, prima zona a diventare ‘rossa’ in Italia, è ora potenzialmente un grande serbatoio di pazienti guariti che doneranno gli anticorpi come cura nella terapia contro il Covid-19”.

L’obiettivo è dunque quello di intercettare il maggior numero di persone guarite da Covid19, che possano garantire di essere in un buono stato di salute e verificare la presenza di anticorpi. Verifica che può essere effettuata anche sugli asintomatici.

“L’autorizzazione all’avvio della sperimentazione arrivata dal ministero della salute venerdì 27 marzo – spiega Marchini - ha dato il via all’applicazione del metodo, che in Cina e negli Stati Uniti è stato adottato come terapia d’urto contro la pandemia”.

“I donatori di sangue sono i protagonisti indiscussi in questo momento – rileva ancora il presidente di Avis Umbria - Di tutto ciò dobbiamo essere coscienti tutti e io, in qualità di presidente regionale, mi adopererò affinché questo possa avvenire anche nella nostra regione. L’importante è prelevare plasma dai guariti del Coronavirus o trovare gli asintomatici, che hanno sviluppato i relativi anticorpi e poi attraverso un prelievo di sangue vedere se hanno sviluppato gli anticorpi capaci di combattere il virus e per poter permettere all’organismo di rispondere con efficacia nei confronti dello stesso”.

Ma per fare questo vanno incrementate le raccolte di sacche di plasma e va verificata la presenza di questo “fattore G, come avvenuto su esperimenti fatti a Castiglione D’Adda, che su 60 donatori 40 sono risultati asintomatici e avevano già sviluppato gli anticorpi per il coronavirus”. 

“Noi donatori – è l’appello di Marchini - dobbiamo fare la nostra parte incrementando considerevolmente sul nostro territorio la donazione di plasma, sollecitiamo il Civis e il Centro nazionale sangue, affinché in tutto il territorio nazionale si possano fare i controlli previsti. I servizi sanitari devono avere la possibilità di conoscere la positività al virus dei donatori asintomatici, cosa che fino ad adesso in Umbria non si è fatto”.

“Tutto ciò potrebbe risultare di vitale importanza, ecco perché ci aspettiamo dai nostri centri di raccolta che inizino, anche in Umbria, a fare le dovute verifiche e che si aumentino le donazioni di plasma rispetto al sangue intero. L’Umbria è molto carente nel numero delle plasmaferisi, alla fine di marzo erano -26% rispetto all’anno precedente. La provincia di Terni in primis è il fanalino di coda nella donazione del plasma. Siamo in prima linea come volontari per combattere il virus e in questo momento chiediamo a tutti i donatori di andare a donare il plasma”.

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