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Cronaca

Legge contro l’omofobia, Terni spaccata a metà. Corso Tacito separa le piazze dei manifestanti pro e contro il "ddl Zan-Scalfarotto"

Stesso giorno, stesso orario, distanti solo 500 metri. I manifestanti pro (p.zza della Repubblica) e contro (p.zza Tacito) il disegno di legge anti omotransfobia dividono in due la città e le posizioni.

Due piazze parallele che non si incontreranno mai. Vicine fisicamente e profondamente distanti nei principi. Due manifestazioni in contemporanea a Terni, separate da corso Tacito che fa da naturale spartiacque fra i sostenitori del disegno di legge contro l’omofobia, fra i quali le associazioni LGBTI, studentesche e alcuni gruppi politici di sinistra riuniti in piazza della Repubblica. Le “sentinelle in piedi”, come di consueto in silenzio, hanno manifestato in piazza Tacito. 

Associazioni LGBTI: "L'approvazione della legge è un atto di buona politica"

Piazza della Repubblica si tinge di arcobaleno. Molte le associazioni LGBTI, insieme ad ARCI, Amnesty International, associazioni universitarie e qualche esponente della sinistra in consiglio comunale. Età media molto bassa, tanti giovani a manifestare a sotegno del disegno di legge "Zan-Scalfarotto" e a ribadire l'importanza della tutela dall'odio omotransfobico. Andrea Pastori, vice presidente dell'associazione "E se domani" di Terni, spiega il motivo della manifestazione: "Siamo qui per sostenere questa legge, perché crediamo che i tempi siano maturi. Non è una legge che mette bavagli alla libertà di espressione che resta tutelata per tutti dalla Costituzione. E' solo un raccordo con la legge Mancino che già contrasta le discriminazioni per etnia e credo religioso, ampliando il raggio del diritto alla tutela della propria "libertà di essere" anche a tutta la comunità LGBTI". E conclude: "Noi associazioni saremo i garanti dell'applicazione della legge sui territori. Una legge non "perfetta", assolutamente migliorabile, ma che è un primo passo. Soprattutto, è un atto di buona politica".

Le "sentinelle in piedi": "Manifestiamo in silenzio per la libertà di espressione"

Schierate in file ordinate, in silenzio e con cartelli in mano. Le "sentinelle in piedi" occupano piazza Tacito, e protestano attraverso una presenza muta e alcuni cartelli la loro contrarietà all ddl "Zan-Scalfarotto". Una schiera di uomini e donne guidati dalla voce di una degli organizzatori della manifestazione, ricorda come sia importante essere sentinelle di una società che sta sfuggendo di mano a tutti, verso la deriva di un pensiero totalitario. A sostegno di questa visione della realtà, vengono menzionati da un megafono numerosi casi internazionali di censura e condanna rispetto al pensiero alternativo a quello LGBTI. "Con questa legge, dire la verità sulla natura dell'uomo diventerà reato. L'isituzione del reato di opinione è il passo successivo verso la censura del dissenso, di qualsiasi dissenso". Poi, la richiesta di silenzio per tutte le "sentinelle" presenti, invitate a non cedere a eventuali provocazioni e non rilasciare dichiarazioni a nessuno durante l'ora di "veglia".

Lo stato di avanzamento della legge

Il disegno di legge che arriverà sui banchi di Montecitorio il 27 luglio è il risultato di una sintesi in un unico testo di cinque proposte di legge (Boldrini, Zan, Scalfarotto, Perantoni, Bartolozzi). L’obiettivo della legge è quello di estendere la normativa già esistente sui reati d’odio anche agli attacchi ai comportamenti dovuti all’orientamento sessuale, al genere e all’identità di genere.

Allo stato attuale, il codice penale italiano condanna i reati e i discorsi di odio relativi a specifiche caratteristiche come la nazionalità, l’etnia o la religione (legge Mancino). Col disegno di legge “Zan-Scalfarotto”, potranno essere puniti allo stesso modo i reati di discriminazione basati sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.

In Italia, a differenza di altri paesi europei, non esiste una legge specifica che punisca le discriminazioni e i discorsi di odio contro persone LGBTI. Il primo tentativo di proporre una legge contro i reati di odio per l’orientamento sessuale e di genere fu proposta nel 1996 da Nichi Vendola e Rifondazione Comunista, ma fu respinta.

L’ultimo emendamento “anti bavaglio” che scontenta tutti

Proprio in questi ultimi giorni, Laura Boldrini (fra le promotrici della legge) ha annunciato con un post su Facebook che in Commissione giustizia è stato approvato uno specifico emendamento finalizzato a ridimensionare il rischio di compressione della libertà di espressione. L’emendamento recita: “Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte». Un passaggio critico per entrambe gli schieramenti e che ha esacerbato gli animi ulteriormente. Da una parte le associazioni e i comitati che avversano la legge riferiscono che l’emendamento è una sostanziale ammissione di colpa da parte dei proponenti. Se non fosse stata liberticida, infatti, non ci sarebbe stato bisogno di ribadire la libertà di opinione. Dall’altra anche le associazioni LGBTI sono sul piede di guerra, perché l’introduzione dell’emendamento rappresenterebbe un vizio di forma al quale gli omofobi potrebbero agganciarsi per giustificare eventuali affermazioni di odio.

Insomma, la questione è di lana caprina ma molto delicata, perché legge non introduce specifici parametri di giudizio che segnino il limite di una legittima opinione (non abbia evidentemente un carattere di insulto o minaccia) prima che sconfini in un discorso di odio omotransfobico. Ed è forse questo il nodo che resterà sempre più difficile da sciogliere.

IL FOTOSERVIZIO DI GIACOMO SIRCHIA: LE DUE PIAZZE A TERNI

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