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Economia

I conti in tasca agli umbri: i più ricchi della regione vivono a Polino

L’analisi del Caf Uil dell’Umbria: nel piccolo comune, il redito medio è di 24.330 euro, superiore a quelli di Terni e Perugia. Nel cuore verde d’Italia vivono solo poco più di tremila persone che dichiarano più di 120mila euro l’anno

Il comune più ricco dell’Umbria a livello di singolo contribuente è il piccolo Polino che dichiara un reddito di ben 24.330 euro pro capite, perfino superiore a quello di Perugia che ha un reddito pro capite di 21.387, tallonato a stretto giro da Corciano con i suoi 21.128 e seguito da San Gemini che dichiara 20.245 euro a contribuente. Gli umbri più poveri, almeno secondo le dichiarazioni vivono invece a Monteleone di Spoleto che si colloca all’ultimo posto in graduatoria con appena 12.373 euro.

Il Caf Uil dell’Umbria ha analizzato le dichiarazioni dei redditi dei contribuenti umbri, relative al periodo d’imposta 2019, quello immediatamente precedente alla pandemia, in base ad una rielaborazione delle tabelle del ministero delle finanze, evidenziando dati di una regione che presenta notevoli differenze da comune a comune.

Il numero dei contribuenti censiti dal ministero nella regione ammonta a 631.669 soggetti su circa 880mila abitanti, distribuiti nei 92 comuni del territorio regionale. Ai primi 5 posti ci sono Perugia con 119.029 contribuenti, seguita da Terni con 77.199, Foligno con 40.024, Città di Castello con 29.785 e Spoleto con 27.311. Agli ultimi posti troviamo alcuni fra i comuni più piccoli della regione e cioè Parrano (378 contribuenti), Scheggino (339), Vallo di Nera (262), Polino (156) e a chiudere Poggiodomo con soli 84 soggetti contribuenti.

“Chiaramente – spiegano dal Caf Uil - la distribuzione del numero dei contribuenti ha delle conseguenze in termini di reddito imponibile dichiarato con in testa sempre Perugia con i suoi 2,5 miliardi di euro, seguita da Terni con 1,5 miliardi, Foligno con 780 milioni, Città di Castello con 561 milioni e Spoleto con 494 milioni. Nel complesso, dalle dichiarazioni dei redditi presentate, emerge a livello regionale un reddito imponibile complessivo di poco superiore ai 12 miliardi di euro”.

Il reddito medio delle dichiarazioni dei redditi degli umbri si attesta a 19.026 euro per ciascun soggetto contribuente, un dato comunque inferiore a quello medio nazionale che equivale a 21.800 euro medi. In termini di imposta netta sui redditi versati tornano a farla da padrone i numeri della popolazione residente e quindi dei contribuenti attivi. Infatti, se l’imposta dovuta al netto delle detrazioni fiscali spettanti vale 2,2 miliardi di euro come dato complessivo della regione, nella top five ritroviamo il solito elenco con Perugia (526.077.133 euro di imposta netta), Terni (297.524.247 euro), Foligno (145.579.064), Città di Castello (103.147.936) e Spoleto (88.173.849).

“Se consideriamo il peso dell’imposizione al netto delle detrazioni spettanti, il comune dove si paga di più in termini di imposta netta per contribuente risulta essere sempre Polino con 5.814 euro, seguita da Perugia con 4.419 euro, Corciano con 4.238 euro, Orvieto 3.886 euro e Terni 3.853 euro, con il dato medio regionale che si pone a 3.554 euro”.

Dal punto di vista delle tipologie reddituali che maggiormente incidono nella determinazione dei redditi dichiarati, troviamo i redditi da lavoro dipendente che valgono quasi 6,5 miliardi di euro e quelli da pensione con 4,3 miliardi, seguiti dai 332 milioni dai percettori di reddito da lavoro autonomo, dai 73 milioni riferiti ai redditi di spettanza degli imprenditori in contabilità ordinaria, per risalire a 303 milioni degli imprenditori in regime di contabilità semplificata. Da questi numeri emerge come il reddito medio dei lavoratori dipendenti umbri è pari a 19.748 sensibilmente inferiore a quello italiano che è pari a 21.060, differenza simile che riguarda anche i pensionati umbri fermi a 17.859 contro i 18.290 dell’Italia.

Il reddito medio più elevato è quello derivante dal lavoro autonomo che si attesta a 46.233 euro per soggetto contro comunque una media molto più elevata del dato medio nazionale (57.970 euro), invece per quanto riguarda gli imprenditori, titolari di ditte individuali, sommando il dato dei soggetti in regime di contabilità ordinaria a quelli in semplificata, si ottiene un reddito dichiarato medio di 19.205. anche in questo caso inferiore ai 22.373 euro delle medie nazionali.

Passando all’impatto delle addizionali, sia regionali che comunali, la rielaborazione delle tabelle del ministero delle finanze fa emergere che, per le addizionali regionali il dato complessivo equivale a 159.616.822 euro, mentre per le comunali il valore si attesta a 79.545.591 euro. Questo significa quindi che in media i contribuenti umbri versano 339 euro a titolo di addizionale regionale, decisamente inferiore ai 420 euro medi italiani, mentre con un importo medio di 201 euro di addizionale comunale gli umbri si collocano quasi nella media perfetta calcolata a livello nazionale, attestata appunto a euro 200.

La ripartizione dei contribuenti per classi di reddito fa emergere come la fascia di contribuenti maggiormente popolata sia quella compresa fra 15mila e 26mila euro con 205.425 contribuenti, seguita dalla fascia da 26mila a 55mila euro dove troviamo 132.372 contribuenti.
Significativo è anche il numero di quanti si trovano fra i 10mila e i 15mila euro, che ammontano a 90.625 contribuenti. Per le fasce superiori il numero di soggetti crolla nettamente passando dagli 11.253 contribuenti in zona 55-75mila euro, 8.414 contribuenti in quella 75-120mila euro, mentre oltre i 120mila ci sono “appena” 3.013 soggetti.
I rimanenti, quelli necessari per arrivare ai 631.669 contribuenti complessivi, sono rappresentati da soggetti con reddito negativo o nullo, da quelli in possesso di soli redditi di capitale o fondiari, con l’aggiunta di quelli che dichiarano redditi inferiori alla soglia di 10mila euro, buona parte dei quali, rientrando nella no tax area, danno un contributo trascurabile se non addirittura nullo al gettito erariale delle imposte sui redditi.

L’analisi del Caf Uil permette dunque di rilevare che “i redditi dichiarati dagli umbri sono costantemente più bassi del dato medio nazionale e questo si verifica per tutte le tipologie di reddito più importanti. Interessante il dato che riguarda lavoratori dipendenti e pensionati, i cui redditi sommati ammontano a 10,7 miliardi di euro e quindi un valore superiore all’89% del totale complessivamente dichiarato (oltre 6% rispetto all’83% della media Italia), quello dei soli pensionati sfiora il 36%, mentre i dipendenti contribuiscono da soli ad oltre la metà del totale dichiarato (53%). Rilevante infine è il forte appiattimento reddituale risultante dalle dichiarazioni presentate da lavoratoti dipendenti, pensionati ed imprenditori. Se la media dei redditi dei dipendenti è di 19.748 euro lordi, gli imprenditori (facendo la media ponderata per il numero di contribuenti fra soggetti in contabilità ordinaria e semplificata) dichiarano 19.205 euro, cifre non di molto superiori ai 17.859 euro dei pensionati umbri”.

“Dall’interessante elaborazione del Caf Uil Umbria - sottolinea Gino Venturi, segretario UIL Umbria - emergono conferme che tuttavia non evitano di suscitare ancora stupore. La prima è che il reddito medio delle dichiarazioni dei redditi degli umbri è significativamente più basso a quello medio nazionale sia per i lavoratori dipendenti, che per i pensionati, gli imprenditori e i lavoratori autonomi. L’altra conferma è che i lavoratori dipendenti in media guadagnano più degli imprenditori. Infatti, se la media dei redditi dei dipendenti è di 19.748 euro lordi, gli imprenditori (facendo la media ponderata per il numero di contribuenti fra soggetti in contabilità ordinaria e semplificata) dichiarano 19.205 euro, cifre non di molto superiori ai 17.859 euro dei pensionati umbri. È evidente che è giunta l’ora di una seria riforma fiscale”.

Secondo Luciano Marini, presidente del Caf Uil Umbria, “il quadro delineato dalla ricerca, conferma gli squilibri di un sistema fiscale che necessita una revisione integrale, in direzione di una maggiore semplificazione delle norme e di un abbassamento del prelievo fiscale a partire dal popolo della ritenuta alla fonte. Un prelievo tributario che dovrà essere ulteriormente armonizzato fra fiscalità nazionale e locale”.

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