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Domenica, 28 Aprile 2024
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La "casa del pane insanguinato", al Terni Film Festival focus su Betlemme

Appuntamento domani sera al Politeama con Moni Ovadia, Ibrahim Faltas e Iris Zaki e la proiezione del film israeliano The Good Person di Einat Anner

È dedicato a Betlemme il focus della diciannovesima edizione del Terni Film Festival. La città di Davide e di Gesù - che in ebraico significa “casa del pane” - è il filo rosso che collega il tema di quest’edizione - Breaking Bread - agli ottocento anni della nascita del presepe a Greccio.

Interamente a Betlemme e alla guerra feroce che si sta consumando tra Israele e Palestina in questi giorni sarà dedicata la serata di domani, mercoledì 15 novembre, al cinema Politeama, che vedrà tre protagonisti d’eccezione: Moni Ovadia, direttore artistico del Terni Film Festival, che è al tempo stesso il più celebre artista ebreo italiano e il più strenuo difensore della causa palestinese, Ibrahim Faltas, francescano egiziano, che 21 anni fa è stato protagonista del drammatico assedio della basilica della Natività a Betlemme e che oggi è vicario della Custodia di Terrasanta a Gerusalemme e Iris Zaki, regista israeliana già premiata in passato al Terni Film Festival e che torna quest’anno in concorso.

La quinta giornata del festival si aprirà - come ormai tradizione - con i partecipatissimi cineforum per gli studenti al cinema Politeama, per proseguire alle 16 con il documentario Il terremoto di Norcia di Andrea Sbarretti, cui seguiranno i corti Delicatamente decisa di Sofia Bassan già vincitrice del Campi Film Festival, Il soggetto assente di Riccardo Pittaluga, e il danese My Toydi di Mazen Haj Kassem. Alle 18 sarà la volta del documentario Tornare a casa di Bruno Di Marcello, seguito dal film ungherese Rescuer di Gergely Hajnal.

Alle 21 sarà dunque la volta del primo focus su Israele e Palestina, con gli interventi di Moni Ovadia, Ibrahim Faltas e Iris Zaki e la proiezione del film israeliano The Good Person di Einat Anner.

Girato in 11 giornate invernali durante la pandemia, il film mette in scena “l’impossibile” collaborazione tra una produttrice laica e femminista, sull’orlo della bancarotta, e un rabbino ultraortodosso che intende dirigere un film basato sulla storia biblica di Re Saul. Sullo sfondo, le profonde tensioni tra religiosi e secolari che lacerano internamente la società ebraica israeliana: una questione vitale e urgente che per l’autrice chiama tutti a “ripensare, riconsiderare e reimmaginare la nostra vita condivisa”.

Il focus su Israele e Palestina tornerà sabato 18 novembre alle 17.30 con il film Egypt. La Love Song di Iris Zaki (che racconta la storia della sua famiglia arabo-ebrea) e il corto An Orange from Jaffa di Mohammed Almughanni, regista di Gaza che torna per il terzo anno consecutivo al festival dopo aver vinto due edizioni ed essere stato membro della giuria.

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