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Venerdì, 26 Aprile 2024
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"Ci violentava": 50enne assolto dopo dieci anni "perché il fatto non sussiste"

Ad accusarlo era stata una delle due figlie, che il tribunale dei minori aveva tolto ad un padre di Arcevia affidando le bambine, ancora nemmeno adolescenti, ad una famiglia affidatarie

Ad accusarlo era stata una delle due figlie, che il tribunale dei minori aveva tolto ad un padre di Arcevia affidando le bambine, ancora nemmeno adolescenti, ad una famiglia affidatarie. "Ci violentava". Una confessione choc che aveva innescato ripercussioni giudiziarie sull’uomo che per dieci anni ha subito processi e una condanna di nove anni per violenza sessuale aggravata. Questo fino al 16 settembre scorso, quando la Corte di Appello di Perugia, lo ha invece assolto "perché il fatto non sussiste". Una liberazione per l’operaio, difeso dall’avvocato Domenico Liso.

Il processo è migrato in Umbria dopo che la Corte di Cassazione, nel 2020, ha annullato la sentenza di secondo grado della Corte di Appello di Ancona, rinviando gli atti a quella di Perugia. Il tribunale umbro ha assolto l’imputato. I fatti di cui era accusato, stando al capo di imputazione, risalivano a prima del 2007. Le figlie avevano meno di dieci anni. Solo nel 2013 però erano arrivate le denunce, dopo che una delle due presunte vittime aveva raccontato i fatti alla nuova famiglia. Le due sorelline era state dato in affido ad un’altro nucleo familiare perché i genitori attuali non erano stati ritenuti idonei a farle crescere.

A processo iniziato una delle due figlie aveva ritrattato tutto dicendo che non era vero nulla delle violenze, cercando anche di riavvicinarsi al padre. Ad Ancona la sua testimonianza da pentita non era stata creduta. La Corte di Appello di Ancona, a novembre del 2018, aveva confermato la sentenza di primo grado: nove anni di condanna. Tramite il proprio legale, l’avvocato Domenico Liso, il 50enne ha fatto ricorso in Cassazione vedendosi ribaltare poi il giudizio a Perugia.

"Non posso non esprimere la mia soddisfazione non solo per il risultato raggiunto – dice l’avvocato Liso - ma prima di tutto perché con quella pronuncia della Corte di Appello di Perugia si è potuta aver la conferma che, specie per fatti di estrema delicatezza e di assoluta e irrimediabile incertezza come quello sottoposto a un quarto giudizio avanti la Corte umbra, vi sia sempre la possibilità di poter contare su espressioni decisionali sempre e comunque frutto dell’autonomia di un giudizio da una magistratura libera e capace anche di radicali dissonanze con le pronunce rese in un precedente grado dello stesso processo".

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