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Cronaca

Telecamere fuori legge e luoghi di lavoro insicuri: licenza sospesa e 10mila euro di multa al barbiere

I controlli del nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri a Terni: altri 5mila euro di sanzione per un ristorante etnico che aveva installato la videosorveglianza senza autorizzazione. Nei guai anche un’azienda agricola dell’Orvietano

Multe per ventimila euro, una licenza sospesa e tre denunce: è il bilancio dell’attività di controllo messa in campo negli ultimi giorni dal nucleo ispettorato del lavoro di Terni per prevenire fenomeni legati al lavoro nero e verificare le condizioni di sicurezza nelle attività.

Il titolare di un negozio di acconciature e barber shop, un uomo di nazionalità africana è stato denunciato a piede libero alla procura della Repubblica per “gravi mancanze relative alla sicurezza sui luoghi di lavoro e per lo scorretto utilizzo di impianto di videosorveglianza – spiega una nota del comando provinciale dei carabinieri di Terni - poiché (installato) senza la prescritta autorizzazione, disponendo contemporaneamente il provvedimento amministrativo della sospensione dell’attività imprenditoriale per le gravi violazioni contestate in materia di sicurezza sul lavoro”. Oltre alla denuncia, sono state elevate sanzioni amministrative ed ammende per 10mila euro.

I controlli hanno riguardato poi le attività di ristorazione etnica\asiatica. Anche in questo caso, il titolare di uno dei ristoranti è stato denunciato “per gravi mancanze relative alla sicurezza sui luoghi di lavoro, per la presenza di un lavoratore in nero e per l’utilizzo scorretto di impianto di videosorveglianza poiché privo della prescritta autorizzazione”. Alla denuncia sono seguite anche sanzioni amministrative e ammende per 5mila euro.

Sono infine stati effettuati controlli presso una ditta agricola dell’Orvietano, gestita da italiani, che hanno permesso di scoprire la presenza di un lavoratore extracomunitario, irregolare sul territorio italiano, quindi in nero: il titolare dell’impresa è stato denunciato a piede libero alla procura della Repubblica e sanzionato per un importo pari a 5mila euro.

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