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Cronaca

Coronavirus, la “galoppata” delle varianti: mutazione per un caso di contagio ogni venti

Il monitoraggio del comitato tecnico scientifico fotografa la situazione in Umbria: “brasiliana” prevalente, ma preoccupa anche quella inglese. Il suggerimento: “Immediato rafforzamento e innalzamento delle misure”

Il contagio da Coronavirus sta continuando a correre veloce. Così come “galoppano” le varianti: in Umbria un caso di contagio ogni 20 è “mutato” e la situazione potrebbe essere destinata a peggiorare non solo perché il trend mostra una diffusione costante dei contagi, ma anche perché esistono altre variazioni che nel territorio regionale non sono ancora arrivate. Ma che rischiano di compromettere una situazione già molto delicata.

A fotografare lo stato dell’emergenza sanitaria in Italia, e in Umbria, è il comitato tecnico scientifico che lo scorso 9 marzo ha messo assieme dati epidemiologici e suggerimenti tecnici che, nelle prossime ore, dovrebbero confluire in un nuovo provvedimento del governo che potrebbe prevedere ulteriori restrizioni anti contagio.   

Il Cts rileva infatti che il “sistema di monitoraggio mette in evidenza il peggioramento della contingenza epidemica con un’accelerazione dell’incidenza nazionale” e una “rapida diffusione sull’intero territorio nazionale di varianti virali a maggiore trasmissibilità. Questo richiede, analogamente a quanto avviene in altri Paesi europei – spiega il comitato tecnico scientifico - un immediato rafforzamento e innalzamento delle misure di mitigazione e di contenimento”.

Il sistema di sorveglianza integrata Covid19 rileva che dall’1 al 7 marzo l’incidenza è pari a 149 casi ogni 100mila abitanti (1.297) e un indice Rt prossimo a 0,8. Sempre attraverso i dati del sistema di sorveglianza integrata si può verificare che i casi di variante accertata sono (alla data dell’8 marzo) 293. Di questi, 168 sono riconducibili alla variante brasiliana, e 125 a quella inglese. Di fatto, in Umbria il virus ha subito mutazioni in un caso ogni venti rispetto al numero degli attuali positivi. Il database del comitato tecnico scientifico non rileva presenza di casi di variante sudafricana. Al momento non si rileva neanche nessun caso di variante nigeriana, individuata per la prima volta in Italia lo scorso 16 febbraio dall’Istituto Pascale e dall’Università Federico II di Napoli. Ad oggi sono stati segnalati 9 casi in Campania, Lombardia ed Emilia Romagna.

Da qui, la considerazione del Cts che suggerisce “una modulazione in senso maggiormente restrittivo, in analogia al modello applicato nel periodo natalizio relativamente alle misure di contenimento nei giorni festivi e prefestivi, anche in considerazione delle potenziali limitate capacità di mitigazione della cosiddetta zona gialla nell’attuale contesto epidemiologico”.

Pur valutando positivamente l’attuale “impianto con i diversi livelli di rischio regionali”, il comitato tecnico scientifico rileva dunque “l’opportunità di un immediato rafforzamento e innalzamento delle misure associate a ciascun livello di rischio delle Regioni e, in particolare, delle misure associate alle cosiddette zone gialle a livello nazionale, in considerazione della necessità di contrastare la maggior trasmissibilità̀ mantenendo costantemente e sensibilmente il valore di Rt sotto la soglia di 1 al fine di ridurre la circolazione virale. Accanto all’inasprimento delle misure di mitigazione, lo scenario potrebbe, in una logica di massima cautela, giustificare l’attivazione immediata di massime misure di contenimento nelle Regioni in cui vi sia evidenza della circolazione di varianti rispetto alle quali la protezione conferita dal vaccino non è ancora completamente nota al fine di bloccarne la diffusione”.

Secondo il Cts, dunque, lo scenario attuale necessita “l’immediato rafforzamento e innalzamento delle misure associate a ciascun colore in considerazione della necessità di contrastare la maggior trasmissibilità̀ e l’attivazione immediata di massime misure di contenimento nelle Regioni in cui vi sia evidenza della circolazione di varianti al fine di bloccarne la diffusione” con lo scopo di “mantenere costantemente e sensibilmente il valore di Rt sotto la soglia di 1 contrastando l’aumento nel numero di nuove infezioni” e contrastare la diffusione di varianti del virus con mutazioni ovvero che impattino sulla risposta immunitaria al virus con potenziale riduzione dell’efficacia di alcuni farmaci ed aumento del rischio di reinfezioni e fallimenti vaccinali”.

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