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Cronaca

Dopo i camici, tocca ai buoni pasto: vertenza da migliaia di euro contro l’ospedale di Terni

Ogni operatore della sanità che ha un turno giornaliero di oltre sei ore ha diritto alla mensa, la Uil Fpl prepara le carte bollate: “Ricaduta economica significativa per i lavoratori”

“Abbiamo già preparato diverse centinaia di cause raccolte dai nostri iscritti e ne abbiamo già incardinate alcune al tribunale di Terni - precisano Armando Campopiano e Orietta Corradini della Uil dell’ospedale - È anche questa una vertenza che richiederà tempi lunghi, ma la ricaduta economica per i lavoratori sarà certo sulla stessa lunghezza d’onda di quella della vestizione”.

Dopo la vertenza sulla vestizione che grazie alla Uil Fpl di Terni ha portato 1,6 milioni di euro in più nelle tasche degli operatori dell’ospedale di Terni attraverso un percorso giudiziario durato 14 anni e arrivato sino alla Cassazione, ora il sindacato ha avviato una nuova vertenza partendo proprio dagli attivissimi sindacalisti Uil del Santa Maria di Colle Obito.

Il tema questa volta è il diritto alla mensa o il buono sostitutivo della stessa. Mettendo insieme la normativa in proposito scaturita da più fonti di diritto, i sindacalisti Uil dell’ospedale di Terni - supportati dall’avvocato Mirko Minuti – sono pronti a sostenere che “il diritto alla mensa debba essere esteso a tutti gli operatori della sanità che hanno un turno di lavoro eccedente le sei ore giornaliere facendo coincidere i 30 minuti del recupero delle energie psicofisiche con la consumazione del pasto”.

“Naturalmente – precisa Matteo Franceschini - con le vertenze approntate non si vuole solo far riconoscere il diritto da oggi in poi ma anche chiedere il risarcimento per il passato e si parla di cifre complessivamente molto alte. Quindi è interesse di ciascun lavoratore avviare subito la vertenza per bloccare la prescrizione dei risarcimenti”.

“La Uil Fpl, sia nel comparto degli enti locali sia in quello della sanità – precisa il segretario organizzativo Mauro Candelori – non solo ogni giorno garantisce tutela e supporto ai lavoratori ma non si lascia sfuggire neanche quelle opportunità in grado di portare risorse aggiuntive ai lavoratori. Lo può fare perché è un sindacato libero, non condizionato da legami politici o appiattito sulle amministrazioni”.

“Certo, avremmo preferito percorrere il percorso negoziale con le controparti per ottenere il diritto alla mensa, ma queste neanche hanno avuto la sensibilità di risponderci. E allora – continua Candelori – noi che vogliamo comunque portare avanti gli interessi dei lavoratori anche in questo caso, come per la vestizione, siamo pronti ad arrivare fino alla Cassazione”.

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