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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Virus e crisi, le aziende umbre risparmiano: 390 milioni di euro in più in sei mesi nei conti in banca

L’analisi di Mediacom043 sui dati di Bankitalia: si tratta di ‘denaro ozioso’ perché una parte molto consistente dell’aumento dei depositi deriva da prestiti che le imprese hanno ottenuto ma non speso

“Boom dei depositi bancari e postali delle imprese in Italia, ossia della forma più liquida del risparmio, dal denaro sul conto corrente ad altre allocazioni comunque di breve periodo. Una notizia che è allo stesso tempo cattiva, per quanto scontata, ma anche buona, per quanto non ancora realizzata”.

Il report è curato dall’agenzia di stampa Mediacom043, diretta da Giuseppe Castellini, che ha elaborato i dati messi a disposizione dalla Banca d’Italia, analizzando la situazione in tutte le regioni del Paese e poi sviluppando un focus sull’Umbria.

Mediacom rileva dunque che, a livello nazionale, “in soli sei mesi (dal 31 dicembre al 30 giugno 2020) i depositi complessivi delle imprese (prevalentemente le società non finanziarie ma anche le famiglie produttrici, con queste ultime che rappresentano in generale le imprese familiari e quelle piccolissime) in Italia sono cresciuti di ben 40,8 miliardi di euro, con un incremento dell’11,2%: ammontavano a 363,12 miliardi di euro il 31 dicembre 2019, ammontano a 403,92 miliardi il 30 giugno 2020”.

L’analisi non si ferma però al volume dei depositi. Perché Mediacom ha stretto la lente anche su “l’incremento dei prestiti di banche e Cassa depositi e prestiti (Cdp) alle imprese (sia società non finanziarie che imprese produttrici)” andando così a verificare che questi “nel semestre in Italia sono cresciuti di 33,918 miliardi di euro, cifra che non è di molto inferiore ai 40,8 miliardi di incremento dei depositi. Secondo gli esperti (un tema che di recente ha trattato molto bene Carlo Messina, ad del Gruppo Banca Intesa – il primo gruppo bancario italiano) una parte molto consistente dell’aumento dei depositi deriva da prestiti che le imprese hanno ottenuto, ma che – nel clima di incertezza ingigantita dalla pandemia da Covid19 – tengono inoperoso. In altre parole – sottolinea Mediacom - si tratta di ‘denaro ozioso’, che al momento non si trasforma in investimenti e quindi in crescita economica e occupazionale. Un denaro parcheggiato”.

Secondo Mediacom, alla parte “cattiva” della notizia, se ne aggiunge una “buona”. “Passato l’impatto della pandemia e con uno scenario meno incerto, una parte importante di questi soldi inoperosi delle imprese italiane potrebbe trasformarsi in investimenti, dando una forte spinta alla crescita. Non solo i 40,8 miliardi di depositi bancari e postali cresciuti in questi mesi, ma più in generale uno ‘scongelamento’ di parte dei 403,92 miliardi di depositi complessivi delle aziende italiane. Insomma, la benzina è tanta, ma manca l’auto”.

Focus sull’Umbria

I dati umbri ricalcano, con qualche differenza significativa, il trend nazionale. Nella regione, in sei mesi l’incremento dei depositi bancari e postali delle imprese è di 390 milioni di euro (dai 3,911 miliardi di dicembre 2019 a 4,301 miliardi di giugno 2020) con un incremento percentuale del 10%, rispetto a +11,2% della media italiana e a +11,6% di quella del Centro.

“Tuttavia – riflette Mediacom - visto che i prestiti complessivi di banche e Cdp alle imprese umbre sono aumentati nel semestre di 229 milioni, rispetto alla media nazionale l’incremento è meno riconducibile all’aumento dei prestiti ottenuti. Questi, infatti, nella media italiana rappresentano, nel semestre, l’83,2% della crescita dei depositi, mentre in Umbria tale percentuale si ferma al 58,7%. Ciò potrebbe spiegare, almeno in parte, perché l’incremento dei depositi delle imprese in Umbria è meno forte che nella media nazionale. Appunto perché la crescita dei loro depositi è stata meno marcata”.

“E potrebbe essere la spia o di una maggiore difficoltà delle imprese umbre a ottenere prestiti, oppure il fatto che ne chiedono meno, visto che la regione è avvolta dal 2009 in una grave situazione economica avendo subito un arretramento percentuale del Pil peggiore d’Italia dopo quello del Molise. Dati che potrebbero anche essere la spia di una minore fiducia delle imprese umbre sulla forza della ripartenza nel 2021 e, quindi, di un minor accumulo di benzina”.

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