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Economia

Sorpresa: umbri soddisfatti della loro situazione economica. Nonostante il Covid

Cresce la percentuale dei residenti che guardano con fiducia alla loro condizione, sono 40mila in più. Castellini (Mediacom043): una situazione che spiega in parte anche i cicli politici

Sorpresa, ma fino a un certo punto: nel 2020, l’anno della pandemia, crescono gli umbri che si dicono soddisfatti della propria situazione economica. E, dato nel dato, la crescita delle persone da 14 anni e oltre che nel 2020 si dicono soddisfatti è maggiore rispetto a quella registrata sia nella media nazionale che in quella del Centro.

La fotografia emerge da una “nota” di Mediacom043, agenzia di big data diretta da Giuseppe Castellini, che ha elaborato una serie di dati forniti dall’Istat, che ogni anno monitora un ampio campione rappresentativo della popolazione circa il proprio livello di soddisfazione economica. Ci sono quattro categorie: l’area della soddisfazione (divisa in “molto soddisfatti” e “abbastanza soddisfatti”) e quella dell’insoddisfazione (“poco soddisfatti” e “per niente soddisfatti”).

Nel 2020 in Italia l’aumento delle persone da 14 anni in su che si dichiarano “soddisfatte” è del 58%, contro il 40,3% di insoddisfatti (la somma non fa esattamente 100 perché tra le persone intervistate c’è chi non risponde). Nel Centro la quota di cittadini soddisfatti della propria situazione economica (57,8%) è in linea con il dato nazionale, come pure la percentuale di insoddisfatti (40,7%). In Umbria la percentuale di soddisfatti è assai più alta (63%) e più bassa quella degli insoddisfatti (36%). Da rilevare che la percentuale dei “soddisfatti” in Umbra è la più elevata dal 2003.

Ma il dato non è solo questo visto che l’Umbria, a parte alcuni anni, ha avuto molto spesso percentuali di soddisfazione maggiore e di insoddisfazione minore rispetto alle medie dell’Italia e del Centro. Quello che emerge è che, se nel 2020 la percentuale dei soddisfatti è cresciuta rispetto al 2019 del 2,7% in Italia e del 3% nel Centro, in Umbria è salita di ben il 9%. Quanto all’area degli insoddisfatti della propria situazione economica, in Italia nel 2020 - rispetto al 2019 – calano del 4% in Italia, nel Centro del 4,5% e in Umbria addirittura del 12,8%.

Non si tratta, per l’Umbria, di poche persone. Nel 2020 nella regione rispetto al 2019 ci sono 40mila residenti – sempre da 14 anni in su - soddisfatti in più e 40mila persone insoddisfatte in meno.

In Umbria all’interno dell’area dei soddisfatti la crescita nel 2020 ha riguardato quasi esclusivamente gli “abbastanza soddisfatti” (passati dal 52,8% al 57,8%), piuttosto che i “molto soddisfatti” (passati dal 5% al 5,2%). Quanto all’area degli insoddisfatti, il calo in Umbria (ma anche in Italia e Centro) riguarda in misura maggiore i “per niente soddisfatti” (scesi dall’11,4% all’8,3%) rispetto ai “poco soddisfatti”, che pure scendono dal 29,9% al 27,7%.

Qualche valutazione

“Si tratta di dati che, come detto, si basano sull’autovalutazone, o auto percezione dei cittadini e non su variabili economiche oggettive. E che quindi sono soggetti a tutte le variabili dell’autovalutazione. Ad esempio – spiega Castellini - una persona che non lavora, ma che ha un contratto di lavoro in arrivo, può proiettare sul presente tale maggiore stato di benessere previsto in futuro, percependolo meglio di quello che è in realtà. Oppure, una persona che temeva di perdere il lavoro e non l’ha perso può percepire la propria situazione economica migliore di quella che si attendeva: nella realtà la sua situazione economica non è cambiata, ma lo scampato pericolo illumina di rosa il tutto”.

“Detto questo, ci sono anche vari elementi oggettivi che possono contribuire a spiegare questo incremento della soddisfazione e del calo dell’insoddisfazione in Umbria (ma anche in Italia e nel Centro, seppure in misura minore). Il fatto che lo Stato – in tutte le sue articolazioni – nella pandemia abbia speso molto per sostenere l’economia, le famiglie e le imprese (dai ristori alla possibilità di sospendere il pagamento delle rate dei mutui, alla garanzia statale sui crediti bancari alle imprese e così via) e ha dato prova di esserci, costituendo un punto di riferimento e dando la sensazione a imprese e famiglie di non essere lasciate sole. E i cordoni più larghi della borsa pubblica, attraverso queste e altre provvidenze, si sono fatti positivamente sentire (in aggiunta al già esistente reddito di cittadinanza) in modo particolare nelle fasce meno abbienti, dato che come detto il calo degli insoddisfatti è più marcato nell’area dei per niente soddisfatti”.

“Questi dati spiegano anche, almeno in parte, i cicli politici?”, si chiede Castellini. “Difficile dirlo con certezza, ma la riduzione della percentuale delle persone soddisfatte e la crescita di quelle insoddisfatte, qualche parallelo con i cicli lo fa sospettare. Non nei tempi precisi, ma nella maturazione di condizioni crescenti di insoddisfazione e malessere che poi a un certo condensano in un cambio del ciclo politico. Ad esempio, nel 2001 gli umbri soddisfatti della propria situazione economica erano ben il 71,4%, oltre 13 punti percentuali in più della media nazionale e circa 14 punti in più di quella del Centro. Già nel 2002, persa forza la spinta sull’economia della ricostruzione post-terremoto, il dato si abbassa vistosamente al 65,6%, per poi precipitare nel 2003 al 54,6%. Iniziano insomma a maturare quelle condizioni che riducono la fiducia nell’efficacia del sistema esistente e che troveranno la prima condensazione nel 2014 (guarda caso l’anno in cui, nella serie 2001-2020, il dato dei ‘soddisfatti’ è il più basso) quando si assiste al cambio del ciclo politico nelle comunali di Perugia”.

“Il reddito di cittadinanza ha aiutato davvero le fasce meno abbienti?”, è l’ultima riflessione del direttore di Mediacom043. “Certamente sì, ma soprattutto nel Mezzogiorno. Se si guarda in particolare all’effetto sulla fascia dei ‘per niente soddisfatti’, la discesa è importante nel 2019 rispetto al 2018 in Italia (dal 46% al 42%), con la discesa concentrata nel Mezzogiorno, mentre la flessione è più piccola nel Centro (dall’11,5% al 10,4%) e ancora più piccola in Umbria (dall’11,8% all’11,4%)”.

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