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Economia

Treofan Terni, dalla fumata nera all’occupazione: “Impediremo che ogni singolo grammo di prodotto sia portato fuori”

La rabbia dei lavoratori, la testimonia di un dipendete alla nostra redazione e la fotogallery di Giacomo Sirchia all’interno del sito produttivo

Sconforto, rabbia, delusione. Sono sensazioni che ogni singolo lavoratore di Treofan ha provato in queste durissime settimane di vertenza. Alla resa dei conti, anche l’ultimo tentativo di mediazione è fallito. A seguito dell’ennesima fumata nera, una delegazione di lavoratori si è recata fuori dai cancelli del Libero Liberati, in concomitanza della gara Ternana-Casertana, per sollecitare ulteriormente l’opinione pubblica su una vicenda che rischia di compromettere il futuro di 142 famiglie. Nel contempo da martedì 9 febbraio è scattata l’occupazione del polo chimico ternano, come annunciato dai sindacati di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil.

“Ennesima fumata nera da parte del board di Jindal, che ha ancora una volta rigettato le mediazioni elaborate con il liquidatore della Treofan. Un punto di mediazione sofferto che avrebbe agevolato il processo di reindustrializzazione del sito produttivo” affermano le sigle sindacali. “Un punto di mediazione equilibrato ancora una volta reso vano dall'arroganza del management della multinazionale indiana di cui l'unico obbiettivo è quello di distruggere definitivamente lo stabilimento di Terni, trascinando in una complessiva agonia l'intero polo chimico e la comunità ternana”.

LA GALLERIA FOTOGRAFICA 

Ed ancora: “I lavoratori e le organizzazioni sindacali hanno da sempre ricercato un accordo che prevedesse la continuità produttiva, pur in presenza di molteplici opportunità legali da fare valere nelle sedi opportune dopo le tante malefatte degli amministratori dell'azienda. Ieri sera Jindal rigettando l'accordo ha decretato la indisponibilità a trovare una soluzione pacifica alla vertenza, motivo per cui ora, si prepara la durissima battaglia legale che porterà la multinazionale di fronte ai giudici italiani e saranno chiamati a rispondere.

La decisione: “Nel frattempo la fabbrica torna nelle mani dei lavoratori che occupano lo stabilimento impedendo che un solo macchinario ed un solo grammo di prodotto sia portato fuori”. Nella video intervista la testimonianza di un dipendete e la galleria fotografica a cura di Giacomo Sirchia.

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