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Umbria, pugni calci e spintoni, telefoni sotto controllo e maltrattamenti contro la moglie e i figli di lei: marito violento sotto processo

L'uomo avrebbe preteso che la donna "fosse sempre sorridente mentre era in pubblico con lui nel paese". Con i suoi comportamenti avrebbe provocato il licenziamento del figlio della donna. La ricostruzione della Procura di Perugia

Un uomo, difeso dagli avvocati Roberta Grasselli e Francesco Falcinelli, è finito davanti al giudice per l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni nei confronti della ex compagna e dei figli di lei.

Secondo la Procura di Perugia l’uomo avrebbe “in modo abituale e continuativo” maltrattato “la coniuge e i figli di lei, attraverso continue aggressioni verbali e fisiche, ingiuriandoli, minacciandoli, procurando loro, attesa la ripetitività, quotidianità e violenza delle azioni, una condizione psicologica di soggezione e paura”. Una condizione di violenza continua che costringeva la donna a trasferirsi “in altra abitazione”, mentre il figlio minorenne “veniva affidato ad un congiunto della madre”.

La donna, costituita parte civile tramite gli avvocati Giuliana Astarita e Cesare Carini, “unitamente al figlio di anni 4 che aveva più volte assistito alle violenza fisiche e morali si trovava costretta a riparare in una struttura protetta” a causa dei comportamenti violenti dell’uomo che aveva reso “la vita familiare dei predetti penosa e insopportabile”.

In base alla denuncia della vittima, l’uomo “di ritorno dal lavoro trovava ogni pretesto per aggredire verbalmente i familiari e con parole ‘deficiente… mongoloide … stupido’ per poi picchiarli”.

Mentre tutta la famiglia era riunita per festeggiare il compleanno del cognato, “colpiva con due forti schiaffi al volto la donna e dopo essere andato via di casa iniziava a prendere di mira il minore chiamandolo ‘deficiente, mongoloide, cretino, femminuccia’”.

In una occasione avrebbe impedito “al minore di utilizzare le stampelle dopo un infortunio, dicendogli di camminare senza”.

Pretendeva “che la compagna gli chiedesse il permesso di uscire di casa, le controllava il telefono mentre era fuori casa e qualora ritardava l’aggrediva con frasi del tipo ‘tu fai il c… che ti pare, ma mio figlio lo devi lasciare stare … se te ne vuoi andare, vattene via con i tuoi figli’; la chiamava con reiterate telefonate di controllo, controllava ripetutamente il suo telefono, qualora il dispositivo era protetto da password, la obbligava a sbloccarlo e la tempestava di domande sulle persone con cui aveva avuto contatti”. La compagna era costretta “ad uscire di casa anche se non si sentiva bene” e pretendeva che “fosse sempre sorridente mentre era in pubblico con lui nel paese”.

L’uomo avrebbe costretto “il figlio minore a verniciare le finestre dell’abitazione di residenza, ben conscio che le stesse dovevano essere sostituite di lì a poco”. Le violenze fisiche sarebbero avvenute “in presenza e in danno di minori” con spintoni che provocavano cadute dalle scale, pugni al volto con lesioni al naso e alla bocca, con “copiosa fuoriuscita di sangue”.

A volte bastava un niente per far scattare la violenza, come l’episodio in cui il figlio era “ritenuto colpevole di avere svegliato il fratellino”. Sempre per futili motivi “inveiva contro lanciandogli addosso una cassa musicale e lo colpiva con schiaffi, pugni e calci su tutto il corpo”.

Più volte avrebbe minacciato la compagna che “qualora avesse smesso di lavorare per rimanere a casa, le avrebbe portato via i figli”. In una occasione portava i figli dai vicini e non diceva alla donna dove si trovassero. Per poi colpire “con schiaffi e pugni in modo di non farlo entrare nell’abitazione dei vicini di casa dove l’indagato aveva arbitrariamente portato il piccolo” il figlio più grande della donna.

In più occasioni “picchiava i figli della compagna con pugni in testa e in faccia e calci, talvolta trascinandoli in un piano interrato dell’abitazione e chiudendoli in bagno, lasciando spesso segni sul loro corpo”. Per la Procura “picchiava da quando aveva 14 anni con la frequenza di una volta ogni due settimane” e in un’occasione si spogliava nudo e pretendeva dalla donna un rapporto sessuale di fronte al figlio.

In un’altra occasione “prendeva tra le mani la testa del ragazzo e lo colpiva al volto e al petto con ginocchiate” e rifiutava “l’invito dei parenti della donna che intendevano ospitare i nipoti per alcuni giorni di ferie”.

Nel periodo del lockdown “picchiava e costringeva” il ragazzo “ad occuparsi di tutte le incombenze domestiche e in una occasione lo prendeva per il collo stringendo con forza e successivamente apriva la finestra, invitandolo a buttarsi di sotto così poteva risolvere i problemi di tutti perché nessuno gli voleva bene”.

Violenze perpetrate anche nei confronti della donna, accusata “di aver bevuto durante una cena con amici” e poi spinta con violenza e gettata a terra. Il figlio interveniva per difendere la madre e veniva colpito con una testata al volto e poi sbattuto contro una parete di cartongesso.

Il figlio più grande della donna sarebbe stato il suo bersaglio preferito, tanto da interferire “nell’attività lavorativa del ragazzo andando a parlare con i suoi datori di lavoro” e fargli perdere il lavoro. L’uomo sarebbe arrivato a sputare “sul cibo della colazione” del giovane per poi colpirlo “con pugni al volto e spintoni”.

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