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Bocciature e polemiche, al consiglio comunale di Terni è giunta l’ora della “dittatura democratica”

La maggioranza di Alternativa popolare respinge tutti gli atti di indirizzo delle opposizioni. Bagarre sulle indennità della giunta da devolvere per la cura del verde pubblico, il sindaco Stefano Bandecchi ai consiglieri: presenteremo noi una mozione per destinare i vostri stipendi alla città

Da Alternativa popolare a dittatura democratica, il passo è breve. Giusto il tempo di avere a portata di mano la prima occasione per mettere in atto la “vendetta” sul mancato accordo per la nomina del presidente del Servizio idrico integrato di Terni.

D’altronde, con la ferita ancora calda, il sindaco Stefano Bandecchi lo aveva annunciato: presentate pure i vostri atti – aveva detto in un video social, rivolgendosi a Pd, Fratelli d’Italia, Forza Italia e così via – tanto noi li bocceremo tutti. E così è stato.

Sembrava di vedere lo stesso frame dello stesso film: al momento della votazione, il blocco della maggioranza pigia sul tasto rosso e rispedisce al mittente gli atti di indirizzo. Tutti. Sicurezza, Ast, verde pubblico. Non passa lo straniero. Senza neanche tante polemiche, o quasi.

Perché su una questione, un po’ gli animi si scaldano. Il prolifico gruppo consiliare di Fratelli d’Italia porta all’attenzione dell’assemblea di Palazzo Spada un documento col quale, in buona sostanza, si chiede a sindaco e giunta di tagliarsi l’indennità (ma l’aveva già fatto l’esecutivo Di Girolamo, ricorda Filipponi, anche se solo nell’anno precedente alla dichiarazione di dissesto e l’aveva anche fatto la giunta Latini, ma solo per quattro mesi all’inizio dell’emergenza Covid, dirà più avanti il vicesindaco Corridore) per destinare quel che avanza alla manutenzione del verde pubblico. Stiamo parlando, con le nuove norme, di circa diecimila euro al mese per il sindaco e sei o sette per vice e assessori. Invece, per tagliare l’erba e tenere sotto controllo gli alberi in città (“e le foglie che, irrispettose verso l’amministrazione, continuano a cadere”, dice la consigliera Fabrizi) in bilancio ci sono sono 460mila euro, che non bastano, visto che per una Terni verde come si deve, ci vorrebbero due milioni. Si parla insomma di sforbiciare i costi della politica e rimpolpare la voce di bilancio che serve a mantenere il decoro e mettere a dimora le piante in una città che ha, comunque, il fiato corto (purtroppo, sotto tanti punti di vista).

Bagarre. Filipponi (Pd) ricorda che la virtuosa giunta di centrodestra ha fatto soltanto in parte quello che già avevano cominciato i “parchi” colleghi e predecessori di centrosinistra e poi Verdecchia (capogruppo di Alternativa popolare) accusa i colleghi di ipocrisia. Lasciando intendere che, alla fine dei conti, l’esito sarà lo stesso: atto respinto.

Solo che nel frattempo, oltre al vicesindaco, prende la parola anche Bandecchi. Che ribadisce il concetto della “dittatura democratica”. Ossia: noi in consiglio abbiamo ventuno voti e voi no. Quindi, facciamo come ci pare. E ci mancherebbe: praticamente, succede quasi in tutti i consigli comunali, magari senza che questo venga sbandierato. Dice ancora il primo cittadino che la discussione è “disgustosa” e, rivolto al centrodestra, che “il vostro verde fino ad ora ha fatto schifo”. Sottolineando: non prendiamo lezioni da voi, ve la stiamo dando noi una lezione. E infatti: “La prossima volta presenteremo noi una mozione per destinare il vostro stipendio alla città”.

Come si dice? Cornuti e mazziati. Tranne i consiglieri Filipponi e Proietti. Che, hanno detto, già destinano una parte del loro gettone di presenza in favore di associazioni del territorio. Gli altri, così sembra, lo faranno – forse – dal prossimo mese.

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